Calcio

Non solo ha conquistato 6 punti, questa Svizzera ha le idee chiare

La campagna europea dei rossocrociati si è aperta con rinnovate certezze e pure nuovi, interessanti spunti in vista del torneo del 2024 - Amdouni potrebbe aver già raccolto il testimone di Shaqiri - Pierluigi Tami: «Presupposti confortanti»
© KEYSTONE / SALVATORE DI NOLFI
Massimo Solari
29.03.2023 14:02

In fondo sarebbe bastato poco. Uno o due gol di troppo subiti, magari un pareggio - truffaldino - ma pur sempre un pareggio. O ancora un gesto infelice, perché no, nell’incertezza regnante a Novi Sad. E invece la Svizzera non ha sbagliato un colpo. Spezzando quel filo sottile di diffidenza che legava i Mondiali in Qatar e l’avvio delle qualificazioni a Euro 2024. I match contro Bielorussia e Israele hanno regalato certezze e pure nuovi, interessanti spunti per il futuro. Gli otto gol rifilati agli avversari - senza incassarne alcuno - e i 6 punti contabilizzati hanno sintetizzato alla perfezione l’operato svolto. Da giocatori e staff tecnico. «Ma a colpirmi è stato anche il formidabile spirito di squadra respirato in questi dieci giorni assieme» ha sottolineato l’allenatore Murat Yakin. Non era scontato, suggerivamo. «In effetti c’era una certa curiosità» conferma il direttore delle squadre nazionali Pierluigi Tami. «Non dubitavo circa la capacità dei giocatori di voltare per davvero la pagina mondiale. Allo stesso tempo, però, la pausa di tre mesi dal torneo disputato a Doha andava in qualche modo metabolizzata, verificando sul campo la consistenza delle nostre buone intenzioni. E in questo senso devo riconoscere come l’intensità e l’entusiasmo osservato durante gli allenamenti si è tradotto in prestazioni molto convincenti in partita. Ci siamo divertiti e la compagine ha fatto lo stesso sul rettangolo verde. Ho visto un’idea chiara e coerente». Ed è così.

«Contento anche per Zakaria»

Sorride, eccome, Tami, citando anche alcuni casi individuali. «Sono molto contento per Denis Zakaria, in difficoltà a livello di club e - al contrario - protagonista di due splendide prove in Nazionale. E c’è grande soddisfazione pure per quanto mostrato da Zeki Amdouni». Sì, l’attaccante del Basilea ha fornito importanti risposte a ct e dirigenza, sia da rincalzo (con la Bielorussia), sia da titolare e beniamino di casa (a Ginevra, con Israele). «È un profilo interessante, che racchiude in sé un non so che di calcio di strada, fatto di imprevedibilità e fantasia» ha detto di lui Yakin. Una considerazione tutto fuorché banale. Simili qualità, sin qui, sembravano appartenere di diritto al solo Xherdan Shaqiri, assente poiché infortunato. L’alba della campagna europea potrebbe dunque aver fatto luce su due elementi. Da un lato la leadership elvetica - certificata e non solo sulla carta - nel quadro del gruppo I. Dall’altro il potenziale sostituto di «XS» in vista proprio dell’Europeo in Germania. Un passaggio di testimone, insomma, avvenuto in modo quasi naturale. E, va da sé, da confermare in occasione dei prossimi impegni. «Da marzo a giugno le cose possono cambiare in fretta» avverte Tami, cercando di mantenere alta la guardia. «I presupposti - riconosce comunque - sono confortanti. Siamo ripartiti come volevamo». Già, una missione che - guardando qua e là negli altri gironi - non è riuscita a tutti. Al ruolo di favorita, la Svizzera è da parte sua riuscita a dare un senso concreto. «Per altro facendo capo a diversi nuovi volti, la cui integrazione nello spogliatoio e nel sistema di Yakin è stata riuscita» rileva sempre il direttore delle squadre nazionali. Una buona notizia, questa, anche per l’allenatore della U21 Patrick Rahmen, atteso dagli Europei di categoria in Romania (fine giugno-inizio luglio) e al quale la selezione maggiore consegnerà i profili più in vista (Amdouni e Rieder).

I ruoli di Steffen e Xhaka

E a proposito di commissari tecnici. «Muri», al solito, ha trovato il modo per distinguersi. Per lasciare il segno. Delle convocazioni molto attente alla Super League, avevamo già scritto. Il doppio confronto alle spalle, poi, si è articolato attorno a due argomenti principali: l’utilizzo di Renato Steffen e il ruolo di Granit Xhaka. Come aveva sorpreso la titolarizzazione del bianconero a Novi Sad, martedì sera ha colpito la sua esclusione. «Quando Murat mi ha comunicato la sua scelta, gli ho fatto presente che ero d’accordo al 100%» tiene a precisare Tami. Per poi aggiungere: «La sostituzione operata con Amdouni - vero, in parte coraggiosa - è da ricondurre allo studio dell’avversario. Al corretto studio dell’avversario. Contro Israele servivano determinate qualità e caratteristiche». Il capitano, lui, è invece stato schierato nuovamente più avanzato. Medesimo discorso per Freuler. Ebbene, il primo è emerso con la Bielorussia, il secondo si è esaltato a Ginevra. Certo, è lecito chiedersi se Xhaka - che quando è in Nazionale non deve fare i conti con la concorrenza vissuta all’Arsenal - apprezzi sinceramente il differente mansionario. Non ne siamo così sicuri. La maturità delle sue due prestazioni, tuttavia, è il dato più significativo. Non solo. Non escluderemmo a priori che il ritorno del citato Shaqiri potrebbe spingere Yakin a optare di nuovo per il 4-2-3-1, foriero di tante gioie nelle qualificazioni ai Mondiali del 2022. Il modulo in questione permetterebbe di far convivere il giocatore dei Chicago Fire e Amdouni, riabbassando Xhaka al fianco di uno fra Zakaria e Freuler.

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