Calcio

Ora parla Pablo Bentancur: «Il mio ruolo? Sono il cattivo dei film»

L'uomo forte dell'AC Bellinzona parla a ruota libera a poche ore dall'esordio in Challenge League contro il Wil - Dalla funzione di «consulente sportivo» al servizio del figlio e CEO Pablito all'attacco alla Città: «Nella capitale conta di più l'atletica»
©CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
22.07.2023 06:00

Non ama esporsi. Men che meno dopo il cortocircuito venuto a crearsi al momento del rilascio della licenza. Ora che l’allarme è rientrato, e a ridosso del debutto in Challenge League - domani al Comunale contro il Wil -, Pablo Bentancur accetta però di raccontarsi e raccontare del nuovo Bellinzona.

Le ultime dal mercato sono d’obbligo. «Abbiamo chiuso con il difensore centrale dell’Yverdon Miguel Rodrigues e con l’attaccante senegalese Matar Ndiaye». Ma quindi Pablo Bentancur rimane un agente? «Eh no, io sono un intermediario, che si occupa anche dei diritti d’immagine dei giocatori» precisa, prendendo le distanze dall’agenzia gestita in Uruguay dal cugino Oscar. «E poi, una volta per tutte, ricordiamo i casi di Basilea, Grasshopper, Thun, ai cui vertici agiscono indirettamente figure che potrei definire “colleghi”. O ancora il Winterthur per cui opera quasi esclusivamente un’agenzia di calciatori».

La funzione di Bentancur nell’organigramma dell’ACB, suggerivamo, era stata messa in dubbio dalla commissione licenze. «La verità è che al Comunale, di questi tempi, mi si vede molto poco. La società cammina da sola. E, semmai, io sono presente per consigliare mio figlio Pablito a livello sportivo. Le trattative in Svizzera non sono complicate e a gestirle, dalla A (il contatto) alla Z (il budget) è lui. Io entro in gioco quando il trasferimento ha una connotazione internazionale e richiede magari più agganci. D’altronde vivo di calcio da trent’anni e staccarmene completamente non è immaginabile».

Se Pablo Bentancur dovesse darsi un ruolo, quindi, quale sarebbe? Consulente? «No, io sono il cattivo del film» ci dice sornione. «Quando i giocatori si mettono a fare i fenomeni, serve qualcuno che sappia tenerli a bada. Con me non si scherza. E i diretti interessati devono saperlo».

Nella scorsa stagione abbiamo preso tanti schiaffi e commesso diversi errori: scegliere allenatori per la piazza o puntare su giocatori ingombranti che hanno spaccato lo spogliatoio

«Non mi piace scusarmi, ma...»

Per Bentancur «il Bellinzona ha un potenziale inespresso enorme. È un leone dormiente». Eppure, nell’ultima, burrascosa stagione, la dirigenza ha fatto di tutto per vanificare ogni margine di sviluppo. «Non sono una persona a cui piace chiedere scusa» afferma Pablo, per poi farlo a modo suo: «Abbiamo preso tanti schiaffi e pagato il cambio di categoria. E, al netto del poco tempo a disposizione e delle infrastrutture inadeguate, abbiamo commesso diversi errori. Scegliere allenatori per la piazza, per esempio. O giocatori troppo ingombranti, che hanno finito per spaccare lo spogliatoio o mangiarsi il tecnico di turno. Me ne assumo la responsabilità. Anche per mio figlio Pablito, che aveva bisogno di conoscere l’ambiente e prendere le misure con il ruolo di CEO. Oggi, però, è lui a dirigere completamente le operazioni; 12-15 ore di lavoro quotidiano. Dal lato sportivo a quello commerciale».

Secondo Bentancur senior, dunque, le basi sulle quali costruire la nuova stagione sono meno fragili. «Sì, mi aspetto un campionato molto più sereno e organizzato. Con Chieffo abbiamo scelto un tecnico funzionale a un progetto, non alle aspettative dell’opinione pubblica. Idem per i calciatori. Abbiamo aperto maggiormente la porta al mercato svizzerotedesco. Il gruppo è più giovane. Più sano, anche». Bentancur menziona un altro aspetto non secondario. «Sono diminuiti anche gli elementi che orbitano nella mia azienda». Siamo a quota 5-6 giocatori, se così si può dire, sponsorizzati da Pablo. «E non sono così tanti» sostiene. Interrogarsi su questi legami, o persino conflitti d’interesse, viene tuttavia spontaneo. Ed è pure lecito. Bentancur ne è consapevole? «La scarsa preparazione dell’ultimo campionato ha inciso anche in questo senso. Chi voleva venire a Bellinzona? Quasi nessuno nelle instabili condizioni menzionate poc’anzi. Ma avere in rosa troppi giocatori che sono pure tuoi assistiti conferisce loro eccessivo potere. Un altro sbaglio che abbiamo pagato caro e che si è cercato di evitare in questo mercato estivo».

«Il budget? 2-3 milioni»

Le operazioni in entrata e in uscita, in effetti, non sono mancate. Ma con quale budget opera l’ACB? Sentite Bentancur: «Soppesati gli sponsor e considerato il positivo andamento della campagna abbonamenti - coordinata interamente da Pablito - servono tra i 2 e i 3 milioni di franchi. Parlo di una stagione tranquilla, senza pretese di promozione». L’anno scorso, ribadisce il nostro interlocutore, si è speso male anche in questo senso. «Però, nel calcio, dove a parlare è il campo, non esiste una regola. Il Wil ha sfiorato la Super League con un budget addirittura inferiore al nostro». Bentancur non vuole dunque porsi freni troppo in fretta. «Abbiamo ridimensionato il budget ma non le ambizioni sportive. Altri club, per esempio, volevano Chieffo. Detto ciò, a questo giro preferisco rimanere prudente. Non dirò che puntiamo alla Super. Anche perché Bellinzona, a oggi, non è pronta al salto di categoria. Non lo è in tutte le sue componenti. Noi, le infrastrutture, la Città».

Vi sono due trattative con possibili acquirenti: un americano residente in Svizzera e un gruppo spagnolo

Quelle differenze con Lugano

Bentancur, insomma, si è scottato con la fuga in avanti di dodici mesi fa. Avendo centrato il massimo campionato con il Lugano - nel 2015, quale socio di Angelo Renzetti - sa tuttavia di cosa parla. «Pochi intermediari hanno avuto la fortuna di dirigere, direttamente o meno, più di un club. A me è successo in Ticino, con Lugano e Bellinzona. Da fuori potrebbero sembrare realtà simili. Non lo sono. E a qualcuno non piacerà quello che sto per dire. A Cornaredo si è stati in grado di crescere in modo pratico, ordinato e progressivo. E lo stesso è avvenuto a livello di pubblico, di tifosi. Non tantissimi, ma fedeli. Costanti nel loro sostegno. A Bellinzona, quando sono arrivato tre anni fa, ho trovato solo una storia di calcio: “Il Comunale con 17 mila persone”, “l’attaccamento della gente”, “la piazza calda”... Devo essere sincero: sinora la piazza calda l’ho osservata solo al termine della scorsa stagione, quando i Boys hanno creato il caos a Losanna. Oddio, parliamo di 30-40 persone alle quali dico: non cederemo. All’opposto, apprezzo i tanti tifosi maturi che - rispetto a Lugano - mi fermano lungo la strada per ringraziarmi del lavoro svolto a favore dell’ACB. Qui, forse, l’amore per i colori si percepisce di più».

Bentancur non è deluso solo da una parte del pubblico granata. «La Città, ammettiamolo, ci ha fatto tante promesse. La realtà però racconta altro. E cioè che l’atletica, nella capitale, è più importante del calcio». Pablo auspicherebbe un segnale concreto. «Non una nuova cedola di 50.000 franchi per l’affitto... D’accordo, c’è stata la visita del Municipio a Winterthur, per studiare la riconversione della Schützenwiese. Peccato che in un anno, e nonostante i nostri appelli e le necessità oggettive della squadra, non siano riusciti a posare un container vuoto per allestire una palestra». Nel frattempo il club si è mosso da solo. «Mentre per quanto concerne lo stadio, credo che le autorità si sveglieranno di colpo quando il Lugano avrà il suo nuovo impianto. La famiglia Bentancur, ad ogni modo, se ne sarà già probabilmente andata. Perché lavorare in queste condizioni è molto stancante».

«Non cediamo a chiunque»

Quanto accaduto in maggio, con la licenza prima negata con tanto di j’accuse e poi concessa quasi chiedendo scusa, «fa venire voglia di lasciare» ammette Pablo. «Perché non lo abbiamo fatto? Per il senso di responsabilità. Siamo disposti a cedere la maggioranza delle quote societarie. E qui lo confermo una volta di più. Ma solo a chi vuole far progredire veramente l’ACB. Nelle scorse settimane si è per esempio fatto avanti un sedicente miliardario. Era tutto finto. Ecco, non è così che vogliamo fare un passo indietro. Ciò non significa che non continuano le trattative. Al momento stiamo discutendo con due possibili acquirenti: un americano che risiede in Svizzera e una cordata spagnola».

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