Più saggia e ambiziosa, l’ASF cambia ancora passo
Innovativa, trasparente, proattiva. E visionaria. L’Associazione svizzera di calcio (ASF) s'immagina così, da qui al 2025. O meglio, è già al lavoro per dimostrarsi tale. Nei fatti, insomma. A ribadirlo, ieri nel quartier generale di Muri bei Bern, sono stati i vertici della federazione. Riuniti per illustrare al pubblico la strategia dei prossimi tre anni. «Una tabella di marcia chiara» per dirla con il presidente Dominique Blanc. Il 2022 è importante. Importantissimo. A fine anno sono in programma i Mondiali in Qatar, mentre quest’estate sarà la selezione femminile a mettersi in mostra agli Europei. Vetrine, soldi, ispirazioni. Per il bene dell’ASF stessa, ma soprattutto agli occhi dei giovani calciatori e delle giovani calciatrici. Formazione, visibilità e competizione che si fondono, in un percorso che non si vuole accidentato. Coeso, quello sì, guardando alla salute, ai benefici sociali e - va da sé - al risultato sportivo. Bravi e meno bravi. Con la selezione maggiore «nel ruolo di locomotiva» ha ricordato il direttore delle squadre nazionali Pierluigi Tami. L’80% delle risorse finanziare dell’associazione, dopo tutto, arrivano da lì. E a beneficiarne, a cascata, sono i talenti delle Under rossocrociate, ma anche le migliaia di ragazzi che ogni giorno inseguono un pallone nel club del proprio villaggio. Sì, il calcio - a livello maschile - rimane lo sport più praticato in Svizzera. Probabilmente anche il più amato. In grado di smuoverti dentro. Di alimentare i sogni, anche.
In contatto con i colleghi serbi
Rispetto all’ultimo Mondiale, è stato fatto notare in apertura, è cambiato molto. Quasi tutto. Nell’organigramma come pure nella filosofia. Un esempio? Lo ha fornito il responsabile della comunicazione Adrian Arnold, a sua volta subentrato dopo il torneo disputato quattro anni fa in Russia. Quello delle controverse esultanze dell’aquila di Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri, già. Della comunicazione, proprio lei, imbarazzante. Riassunendo: del polverone sollevato dalla sfida esplosiva con la Serbia, durante la fase a gironi. «Guardando al futuro, e dunque alla partita che si ripresenterà anche in Qatar, vogliamo cambiare il nostro approccio» ha spiegato in merito Arnold. «Proprio mercoledì ne abbiamo discusso a lungo, con i vertici della selezione maggiore e dell’ASF. Cercheremo di essere proattivi, affrontando per tempo il tema sia con la squadra, sia con la federazione serba. A Doha, nell’ambito dei sorteggi, se ne è iniziato a parlare. Siamo in contatto e al prossimo congresso UEFA a Vienna intendiamo approfondire ulteriormente la questione. Credo che i diretti interessati abbiano imparato la lezione. Noi tutti lo abbiamo fatto. E perciò vogliamo farci trovare pronti. Anticipando gli eventuali scenari e facendo il possibile affinché la gara di inizio dicembre non si trasformi in una nuova battaglia politica. No, il protagonista dovrà essere solo e soltanto lo sport». Il motto dell’ASF, d'altronde, è chiaro. «Vogliamo entrare nel cuore dei tifosi svizzeri». Ecco perché alcuni errori non andranno ripetuti. Ecco perché la strategia 2021-2025 cercherà di essere innovativa, trasparente e, per l’appunto, proattiva.
In arrivo un centro nazionale?
La concretezza, dunque. Oltre alle parole e ai proclami che inevitabilmente hanno ammantato i piani presentati dai senatori dell’ASF. Alcuni ancora su carta, come il progetto «quality club», lanciato dal segretario generale Robert Breiter e teso a fornire agli oltre 1.300 club del Paese la migliore cassetta degli attrezzi possibile. E, di riflesso, un label del quale potersi fregiare di fronte a Comuni e Cantone, in caso di investimenti urgenti - per esempio - nelle infrastrutture. E a proposito di condizioni di lavoro ottimali. Blanc ha svelato di credere fortemente in un’iniziativa che la pandemia aveva messo all’angolo, a inizio 2020. «Sì, verrà svolto uno studio di fattibilità per un possibile centro tecnico nazionale. Sul modello di quello portoghese, a Lisbona, o di esempi analoghi in Belgio, Paesi Bassi e Serbia». L’obiettivo, suggerivamo, è quello di parlare una solo lingua. Condividendo i valori cardine dell’ASF - passione, solidarietà, rispetto e performance sportiva - e mettendoli a disposizione della popolazione. Su larga scala. «Di seguito è nostra intenzione perfezionare e rafforzare l’accompagnamento dei migliori talenti, consolidando piani di carriera, alimentando una filosofia calcistica comune» ha osservato Patrick Bruggmann, direttore dello sviluppo del calcio. «Puntiamo a costruire selezioni nazionali forti, investendo nel fondamentale ruolo degli allenatori, così da portare in campo la stessa idea di gioco» ha aggiunto Tami. «L’obiettivo, per ora raggiunto solo dalla prima squadra, è quello di posizionarsi nella top 16 del ranking. Per dare credibilità a tutto il movimento».