Tennis

Quando al torneo dei maestri fu servita la lezione più severa

Esattamente 20 anni or sono, uno spietato Roger Federer annichiliva con un doppio 6-0 il malcapitato Gaston Gaudio durante la Tennis Masters Cup di Shanghai - Il basilese nel 2005 si rese protagonista di una stagione straordinaria, chiusa con 81 successi e appena 4 battute d'arresto
©Ap/Ng Han Guan)
Alex Isenburg
19.11.2025 06:00

Corre l’anno 2000, una nuova edizione degli Internazionali d’Italia ha appena preso il via e sugli spalti - ad assistere a un match di primo turno - c’è anche Gaston Gaudio. Il tennista argentino - pure inserito nel tabellone principale, grazie ai due successi ottenuti nelle qualificazioni - fa parte di una nutrita schiera di persone incuriosite dalle gesta di un giovane alla ribalta. Gaudio - che si trova al fianco di Benito Perez-Barbadillo, ai tempi collaboratore dell’ATP e divenuto negli anni l’addetto stampa di Rafael Nadal - lo osserva attentamente. Conscio delle aspettative non indifferenti che gravano sulle spalle di quel collega - non ancora 19.enne - si rivolge all’amico, lanciandosi in un pronostico: «Ti dico la verità - gli confida - per me è scarsissimo, non sarà mai il numero 1 del mondo. Come potrebbe riuscirci? Non sa colpire il rovescio». Il ragazzo in questione? Roger Federer.

Un dominio schiacciante

Si tratta forse della peggior previsione della storia del tennis. Tanto che, appena cinque anni dopo - nel 2005, ci troviamo a Shanghai - Federer si presenta alla Tennis Masters Cup (le attuali Nitto ATP Finals) da favorito indiscusso. Forte di sei titoli dello Slam, due dei quali conquistati da pochi mesi, il basilese capeggia con ampio margine il ranking ATP. La stagione dell’elvetico è straordinaria: il suo bilancio recita addirittura 77 vittorie al fronte di 3 sole sconfitte. E di queste, 2 sono perfino giunte - al cospetto di Marat Safin, all’Australian Open, e di Richard Gasquet, a Montecarlo - dopo non aver sfruttato dei match-point. L’altra, invece, è arrivata a Parigi contro Rafael Nadal. Una sfida, questa, che - purtroppo per lui - perderà più e più volte anche in futuro.

L’iberico, però - a causa di un infortunio al piede, che lo tormenterà per tutta la carriera - al torneo dei maestri non prende parte. E assieme a lui nemmeno Andy Roddick, Marat Safin e Lleyton Hewitt. Mentre Andre Agassi abbandona la competizione dopo solamente una partita del Round Robin, persa al cospetto di Nikolay Davydenko. E così, dei primi 5 giocatori del mondo resta in corsa solo l’inarrestabile Federer. Insomma, l’esito sembra già scritto. E questo malgrado il rossocrociato - che tre settimane prima era costretto in stampelle, in seguito a un infortunio patito in Thailandia - debba indossare un ingombrante tutore alla caviglia destra.

Il sogno che diventa un incubo

Nulla, tuttavia, pare poter scalfire Federer, che - pur perdendo un set in ogni sfida del suo Gruppo, quello Rosso - termina il girone in prima posizione e si qualifica di diritto per le semifinali. Nel Gruppo Oro l’en plein riesce a Davydenko, mentre il secondo posto è un affare tra Fernando Gonzalez e ... Gaston Gaudio. A spuntarla - al termine di una rimonta in extremis - è proprio quest’ultimo. Un traguardo considerevole per il tennis argentino, considerando che un loro rappresentante non centrava il penultimo atto di questo torneo dal lontano 1983.

Il «Gato» - come è soprannominato Gaudio - d’altronde non è affatto uno sprovveduto e nella stagione precedente - in un’incredibile finale con il connazionale Guillermo Coria - ha perfino vinto il Roland Garros. La sua specialità, tuttavia, è proprio la terra battuta e non il cemento, tanto meno quello indoor. Le condizioni di gioco che, tanto per intenderci, sono presenti all’interno dello spettacolare Qizhong Stadium. Pare l’ambiente ideale, invece, per Roger Federer. Il numero uno del mondo, inoltre, ha vinto tutti e quattro i precedenti con colui che qualche anno prima lo aveva follemente sottovalutato. Un atto sconsiderato e il destino - a distanza di un lustro - è pronto a bussare alla porta. Il conto da saldare, per Gaudio, è salatissimo. E il suo sogno, in un breve volgere di tempo, si trasforma in un incubo.

«È il migliore di sempre»

Federer si porta in fretta e furia sul 2-0, salvo poi concedere una palla del possibile controbreak. La gioca con calma e senza prendersi rischi, il basilese, che dopo essersi salvato consolida il vantaggio. Da quel momento in poi, di fatto, non c’è più storia. Federer sfrutta la sua incomparabile varietà dei colpi per disegnare angoli strettissimi e inventarsi discese a rete funamboliche. Ogni tanto, non pago, sfodera dei missili di dritto che lasciano il suo avversario impietrito. Gaudio si procura esclusivamente un’altra chance - sotto 5-0 nel primo parziale e con il turno di battuta a proprio favore - ma non la sfrutta. Successivamente, in ciò che resta di una (non) partita surreale, non si avvicina nemmeno più a vincere un singolo game. Dopo soli 50’ arriva l’inevitabile stretta di mano conclusiva: Federer trionfa con uno storico, e umiliante, 6-0 6-0.

Gaudio si deve inchinare alla schiacciante superiorità di «Re Roger», capace di vincere 55 punti (sugli 80 totali) e di mettere a segno la bellezza di 22 vincenti (contro i 3 del suo avversario). «Non ero infortunato - dice onorevolmente il «Gato» in conferenza stampa - non ho nessuna scusa. Credo semplicemente di aver affrontato il miglior giocatore della storia». Poi gli viene chiesto se il suo atteggiamento non sia stato troppo arrendevole. «La maggior parte del circuito - afferma con sincerità - parte già battuta prima ancora di scendere in campo, quando si trova di fronte Federer».

L’epilogo a sorpresa

Nessuno, prima di quel 19 novembre 2005, era riuscito a rifilare un doppio «bagel» nel contesto del Masters di fine anno. Uno solo, da quel momento in poi, è andato molto vicino a replicare quell’impresa. Chi? Sempre Roger Federer, ovviamente. Mancarono appena due punti, al basilese, per lasciare in bianco anche Andy Murray nel Round Robin delle ATP Finals del 2014. Tuttavia, «RF» non riuscì ad accaparrarsi quell’edizione del torneo, allora in versione londinese. E nel 2005, invece, come andò?

L’epilogo di Shanghai fu clamoroso, poiché a imporsi fu la sua bestia nera dei tempi, David Nalbandian. L’argentino - entrato in corsa da numero 12 del ranking - quell’evento non lo avrebbe nemmeno dovuto giocare. I diversi ritiri, però, gli permisero di giocarsi le sue carte e mettere infine in bacheca il trofeo più importante della carriera. Già, perché dopo aver perso la partita inaugurale del girone contro Federer, Nalbandian riuscì comunque a qualificarsi per le semifinali, dove sconfisse Davydenko. All’ultimo atto, poi, battagliò in maniera feroce con Federer, che aveva vinto tutte le ultime 24 finali da lui disputate. L’elvetico - reduce da 4 successi filati negli scontri diretti, dopo ben 5 k.o. iniziali - si aggiudicò i primi due set, salvo poi subire la rimonta del rivale. Al quinto, sotto 4-0, il rossocrociato riuscì a rimontare portandosi pure, sul suo servizio, sul 6-5 30-0. Ma non bastò. Servirono 4 ore e 33’ di gioco per piegare la resistenza di Federer. Una sconfitta, questa, che non macchiò una stagione leggendaria chiusa dall’elvetico con il 95,3% di vittorie (meglio fecero solo McEnroe nel 1984 e Connors nel 1974). Né, in alcun modo, rese meno storica la clamorosa semifinale al cospetto di Gaston Gaudio, colui che dubitò del suo talento. La lezione più severa possibile, al torneo dei maestri, non poteva che essere impartita per mano dello «Swiss Maestro».