Reazioni

Saipi: «Ho provato a prendere il pallone, ma quel contatto con Nsame...»

Il maledetto 2-0 incassato sui titoli di coda del primo tempo, la reazione e la rimonta mancata per un pelo: le voci dello spogliatoio bianconero e di quello bernese
© KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE
Nicola Martinetti
04.06.2023 20:30

Il primo ad emergere, nella pancia del Wankdorf, è lui. L’uomo delle finali di Coppa, Mattia Bottani. Mentre in lontananza i festeggiamenti gialloneri si fanno sempre più intensi, al numero dieci - medaglia d’argento al collo - tocca l’ingrato compito di dare un senso a quanto accaduto sul sintetico di Berna. Una parola sovrasta tutte le altre: «È un peccato. Un enorme peccato». Già. I rammarichi in casa Lugano non mancano. E, va da sé, per un po’ alcuni episodi albergheranno nella mente dei giocatori bianconeri. Nella sua disamina, il «Botta» ne cita subito uno. Quello andato in scena all’85’. Quando, cioé, in meno di un amen si è passati da una clamorosa occasione sciupata da Espinoza sul 2-1, al 3-1 di Elia. «Eravamo a un passo dai supplementari, dal coronare una clamorosa rimonta. Invece per una questione di centimetri, ci tocca masticare amaro. Amarissimo. Ripeto, è un gran peccato. Ma questo è il calcio». Con il suo gol in avvio di ripresa, il «Pibe» aveva riacceso la speranza dopo un disastroso primo tempo. Infiammando il muro bianconero alle spalle di Keller e sì, solleticando l’impresa. «Sapevo che dopo la pausa sarebbe giunto anche il mio momento. Ho provato a dare una mano alla squadra, ci abbiamo creduto tutti. Purtroppo è andata male».

Quel maledetto secondo gol

A rendere necessaria un’impresa, come suggerivamo, è stato tuttavia un altro episodio. Quel maledetto 2-0 incassato sui titoli di coda del primo tempo, che alimenterà gli incubi di almeno due giocatori bianconeri: Amir Saipi e Albian Hajdari. L’uscita del primo, avventata e mal riuscita, ha apparecchiato il disastro. Il mancato intervento del secondo a due passi dalla linea di porta lo ha ratificato. Entrambi, ripensandoci, faticano a spiegare quanto accaduto. «Ho provato a prendere il pallone, ma c’è stato un contatto con Nsame che mi ha reso difficile il controllo - spiega il portiere dei sottocenerini -. Per quanto mi riguarda, l’arbitro avrebbe anche potuto fischiare fallo sul conto dell’attaccante giallonero. Tant’è vero che nel secondo tempo, su un’azione dalla dinamica simile, con protagonisti Keller e Steffen, non ha esitato a farlo». Hajdari, dal canto suo, non si dà pace per non essere riuscito a bloccare la successiva carambola disegnata dal colpo di testa del camerunese: «Il sole mi ha parzialmente disturbato, ma ho probabilmente fatto la scelta sbagliata. Invece di provare a controllarla, avrei dovuto calciarla verso l’alto spazzando la zona da ogni pericolo. Ora tutto ciò che posso fare, assieme ai tanti altri giovani che avevo al mio fianco in campo, è apprendere la lezione e farne tesoro in futuro. Questa esperienza ci tornerà utile, prima o poi».

A mio avviso, nel caso specifico, ho saltato più in alto di Saipi e ho toccato per primo il pallone. Non è mai fallo
Jean-Pierre Nsame, attaccante Young Boys

L’ultimo protagonista dell’episodio a prendere parola, sorriso stampato in volto, è Jean-Pierre Nsame. Il mattatore della 98. edizione con la sua doppietta, tuttavia, non intende girare il dito nella piaga. «A mio avviso, nel caso specifico, ho saltato più in alto di Saipi e ho toccato per primo il pallone. Non è mai fallo. Detto ciò, ci tengo a fare i complimenti al Lugano. Il mio “miglior nemico”, visto che gli segno spesso (ride, ndr). Sono ovviamente felice per questo successo di Coppa, ma faccio altresì un applauso al club ticinese. Quanto realizzato a Cornaredo negli ultimi tre anni, sotto la guida di Croci-Torti, è straordinario. Giocano un bel calcio, sono difficili da affrontare e ci hanno messo in seria difficoltà».

Tra orgoglio e delusione

Pacche sulle spalle, insomma. Per rincuorare un Lugano gagliardo, ma altresì sprecone. Il riassunto del match, in fondo, è nel commento di Renato Steffen. L’ultimo a smettere di crederci, con il suo 3-2 all’87’. «La verità è che nei momenti decisivi, purtroppo, loro sono stati in grado di fare la differenza e noi no. Abbiamo commesso degli errori imperdonabili, facendoci del male da soli. Peccato. Oggi abbiamo appreso una lezione preziosa: a volte la qualità non è solo nelle gambe, ma anche nella testa». L’ultimo intervento spetta al capitano, Jonathan Sabbatini, comunque fiero per il cammino dei suoi. «La medaglia d’argento? La appenderò a casa, come tutte le altre. E ai nostri tifosi dico: grazie per averci seguito e sostenuto in massa. Il muro bianconero era da brividi. La strada è tracciata, il club continua a crescere e non intendiamo fermarci qui. La delusione passerà, quanto abbiamo dimostrato invece resta».

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