Calcio

«Se il Belgio farà il Belgio approderà agli ottavi»

In vista della partita di questo pomeriggio tra Belgio e Croazia, abbiamo fatto una chiacchierata con Danijel Milicevic , ex centrocampista, e attuale vice allenatore, del Gent
Maddalena Buila
01.12.2022 06:00

Il deludente inizio del Belgio al Mondiale in Qatar lo vede costretto a dover per forza battere la Croazia questo pomeriggio per approdare agli ottavi di finale. Abbiamo analizzato lo stato attuale della squadra di Roberto Martínez in compagnia dell’ex centrocampista Danijel Milicevic, nativo di Bellinzona ma residente da tanti anni in Belgio.

Una vittoria molto sofferta contro il Canada e una sconfitta per mano del Marocco. Finora è questo ciò che si legge nel libro del Mondiale qatariota del Belgio. Non proprio un esordio coi fiocchi...

«Assolutamente. Qui in Belgio la parola che si sente spesso pronunciare è delusione. Tutti si aspettavano molto da questa Nazionale, dalla generazione d’oro, come viene chiamata. È vero, non ci sono più Vermaelen e Kompany, due pedine fondamentali del settore difensivo, ciononostante le aspettative erano molto alte. È altresì vero che sia Canada sia Marocco hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per potersi definire ottime squadre, ma il Belgio ha tantissimi talenti in gruppo. Il 99% della Nazione è convinto che gli uomini di Martínez avrebbero dovuto avviare il loro Mondiale decisamente meglio».

Nonostante qualche elemento importante sia recentemente andato in pensione, il Belgio vanta appunto tanti grandi talenti. Dopo la partita contro il Marocco, però, ci sono stati degli screzi all’interno dello spogliatoio dei Diavoli Rossi. Il problema di Hazard e compagni potrebbe dunque originare anche da una mancanza di alchimia tra giocatori?

«Potrebbe darsi. D’altronde qui in Belgio non si parla d’altro che di questi dissapori affiorati nelle ultime ore. Ovviamente non so cosa sia successo esattamente, però si nota, anche dai comportamenti in campo, che la squadra fatica sotto certi aspetti. Basti pensare alle prestazioni di De Bruyne: con il Manchester City è un giocatore, in Nazionale tutt’altro. Certo, gli elementi che gli ruotano attorno nel Belgio sono diversi da quelli del club inglese, ma l’atteggiamento irritato che ha mostrato in occasione del match contro il Canada dimostra che gli screzi tra i giocatori esistono eccome».

Il Belgio continua a essere una fucina di grandi talenti, ma in Qatar il tecnico Martínez sta puntando sull'esperienza
Danijel Milicevic

Il Belgio è stato definito anche come una squadra composta da elementi ormai sportivamente vecchi. Considerando che questa Nazione è sempre stata una fucina di talenti, si potrebbe ipotizzare che qualcosa si è inceppato nel movimento calcistico del Paese?

«È vero che si tratta di una Nazionale con tanti giocatori un po’ in là con l’età, ma non trovo che il problema sia nella mancanza di talenti, di cui il Belgio è ricco, piuttosto stia nelle scelte di Martínez . Il ct dà infatti molta fiducia ai giocatori più esperti, con cui ha raggiunto traguardi importanti, penso alle qualificazioni centrate o al terzo posto di quattro anni fa in Russia. In Qatar ci sono 4-5 giovani talenti, ma sono seduti in panchina. Un esempio? Leandro Trossard, un giocatore che si sta esprimendo molto bene in Premier League con il Brighton. Qui in Belgio tutti lo volevano vedere schierato nell’undici titolare, ma Martínez ha deciso diversamente, continuando a puntare su Eden Hazard, nonostante i problemi che ha avuto al Real Madrid. D’altra parte lasciare in panchina un giocatore come lui non è sicuramente facile».

Al di là di tutto, questo pomeriggio il Belgio scenderà in campo per aggiudicarsi un posto agli ottavi al cospetto della Croazia, selezione che nemmeno ha convinto particolarmente finora...

«Soprattutto nel primo match contro il Marocco, la Croazia non ha brillato, però ha comunque dimostrato una grande personalità. Ritengo questa squadra molto compatta e matura. Il suo centrocampo, poi, è spaziale. Con Brozovic, Kovacic e Modric la Croazia ha uno dei reparti più forti del Mondiale. Sono giocatori con enorme esperienza internazionale e quando indossano la maglia croata danno tutto quello che hanno. Ma se il Belgio giocherà da Belgio potrà vincere questa partita. Inoltre ho letto che in queste ultime ore la squadra ha organizzato un barbecue, chissà, magari avrà aiutato ad allentare le tensioni (sorride, ndr)».

Cosa significherebbe per il popolo belga non agguantare gli ottavi?

«Qui il torneo è sentitissimo, dopo l’amichevole pre Mondiale sono scaturiti i primi dubbi e da lì non si è fatto altro che parlare di questa Nazionale. Non approdare agli ottavi farebbe rima con una mezza rivoluzione a livello di squadra. Si punterebbe su un cambio generazionale e forse anche di allenatore. La fiducia dei belgi continua però a rimanere alta».

Non centrare gli ottavi equivarrebbe a una mezza rivoluzione a livello di squadra: nuovi giocatori e forse nuovo allenatore
Danijel Milicevic

Quali sono invece le sue sensazioni rispetto al percorso mondiale della Svizzera?

«Trovo abbia giocato da Svizzera, scendendo in campo da squadra, molto solida difensivamente. E non è una scoperta, dato che anche con Petkovic questo esercizio è sempre riuscito molto bene. Contro il Brasile i rossocrociati hanno giocato bene, pur non potendo contare su Shaqiri e Okafor. Con il Camerun forse ci si aspettava qualcosa di più, ma alla fine sono arrivati i tre punti, che ora stanno facendo la differenza».

Lei ormai è in Belgio da tanti anni, cosa l’ha fatta innamorare di questa Nazione?

«L’averci vissuto i migliori momenti della mia carriera calcistica. Mi sono trovato molto bene in tutte le città in cui mi sono trasferito, soprattutto a Waterloo e a Gent, dove vivo tutt’ora e lavoro come assistente allenatore della prima squadra. Non è una Nazione così rigida e disciplinata come la Svizzera, ma si sta molto bene. Spesso comunque torno in Ticino, un posto che amo moltissimo e dove abitano i miei amici e la mia famiglia».

A Gent ha anche aperto una pizzeria, giusto?

«Esatto, mi ci sto proprio recando in questo momento mentre parlo (ride, ndr). L’ho inaugurata due anni fa, prima del secondo lockdown. Si trova in centro a Gent. L’ho aperta insieme ad un amico i cui genitori possedevano già un ristorante. Durante la mia carriera da calciatore ho sempre cullato l’idea di aprire un mio locale. Una volta smesso di giocare, ho dunque deciso di realizzarla, avendo anche più tempo a disposizione. Sono molto contento, gli affari inoltre vanno bene essendo Gent una città molto viva anche grazie ai 40-50 mila studenti che vi soggiornano».

In chiusura torniamo sul Mondiale. Un pronostico?

«Punto sul Brasile. D’altronde lo davo già per favorito ancor prima dell’inizio della competizione. È una squadra molto forte davanti ed ermetica dietro: neanche un tiro in porta concesso a serbi e svizzeri».