«Senza l’amore della mia famiglia oggi non sarei di nuovo in pista»
Prima il check di Heldner nei pre-playoff contro il Losanna. Poi quello di Seider in un’amichevole contro la Germania, a un passo dai Mondiali. E un’estate che da quel momento, per Dominic Zwerger, si è trasformata in un lungo e tormentato calvario a causa di una commozione cerebrale. Recuperato in extremis per l’inizio della regular season, oggi l’austriaco si gode una normalità persa per mesi.
Dominic, sabato sera, dopo aver segnato la rete d’apertura contro il Berna, ti sei lanciato in un’esultanza molto enfatica. Sentita. Come se, dentro di te, fosse scattato qualcosa. Cosa?
«Beh, credo che semplicemente fosse la voglia di buttar fuori l’inferno che ho vissuto negli ultimi mesi, durante un’estate durissima. Sì, quel gol ha significato molto per me, ed è stato speciale segnarlo davanti a una pista tutta esaurita. Un mese fa lottavo per poter giocare. Per poter essere di nuovo me stesso, al 100%. Oggi mi sento a mio agio. Di più, sono felice. E la squadra lo è altrettanto. Sono sensazioni positive, trasmesse anche dall’ambiente attorno alla società, che mi hanno aiutato nel lungo processo di guarigione. E continuano a farlo tuttora».
A fine maggio eri in un posto completamente diverso, molto più cupo e frustrante. Sappiamo, attraverso le testimonianze di chi ci è passato come ad esempio Erik Westrum, quanto possa essere difficile svegliarsi la mattina senza avere certezze sul proprio stato di salute. In quei momenti come hai evitato che lo sconforto prendesse il sopravvento?
«Grazie alla mia famiglia. Sono loro che mi hanno permesso di andare avanti, anche quando le cose hanno preso una brutta piega. Penso a mia moglie e a mio figlio. Ma anche ai miei genitori, ai miei fratelli e ai miei amici. Tutti loro si sono attivati per supportarmi, ricordandomi che non ero solo. Ci tengo a ringraziarli anche pubblicamente, perché se oggi sono qui a parlare in veste di giocatore, è in gran parte merito loro. Probabilmente non ce l’avrei fatta a portare a termine questo lungo percorso in loro assenza. In seconda istanza, poi, è stata altresì importante la vicinanza della squadra. Appena mi sono ripreso a sufficienza per poter svolgere lavoro fisico, ho subito ricominciato a frequentare la pista. Sia che fosse per andare in palestra, sia per scendere sul ghiaccio. Così facendo ho potuto rimanere accanto ai compagni, vivendo il gruppo. Mi ha aiutato moltissimo durante la convalescenza. E i ragazzi sono stati fantastici. Ogni giorno mi hanno trasmesso tutto il loro affetto e il loro incoraggiamento. So che mi copriranno sempre le spalle, e io farò lo stesso per loro».
Fabian Heldner e Moritz Seider hanno cercato di contattarti dopo gli infortuni?
«Heldner sì, mi ha scritto un messaggio molto gentile per dirmi che non intendeva ferirmi e che mi augurava una rapida guarigione. Non era necessario che lo facesse, ma è stato un gesto molto apprezzato. L’ho ringraziato, augurandogli una buona estate e dandogli appuntamento per la nuova stagione. Per quanto riguarda Seider invece, non ho ricevuto alcun messaggio».
Quanto è stato difficile tornare sul ghiaccio senza timori, senza un tarlo nella mente, dopo aver incassato due cariche così dure a distanza di poco tempo?
«In realtà questo aspetto non mi ha toccato particolarmente. Del resto sono un giocatore molto fisico, che ama il contrasto alle balaustre. Appena ho rimesso i pattini sul ghiaccio, dunque, non ho esitato, cercando il contatto senza paura. Fa parte di ciò che sono in pista, e sarebbe stato strano il contrario. A spaventarmi maggiormente, nei primi tempi, è stata piuttosto l’incostanza nelle mie sensazioni. Un giorno mi sentivo bene, quello dopo ero invece irriconoscibile a causa dello stordimento. Questo altalenarsi di impressioni mi ha un po’ turbato. Ma col passare dei giorni, piano piano, ho ritrovato il giusto feeling».
A proposito di belle sensazioni, anche quest’anno l’Ambrì ha iniziato molto bene trovando subito due vittorie nel primo weekend. La scorsa stagione, dopo un avvio altrettanto scoppiettante, eravate calati di colpo. Cosa dovrete fare affinché la storia non si ripeta?
«Semplicemente continuare a spingere in ogni partita, dal primo all’ultimo minuto. Non vinceremo mai cinquantadue incontri di regular season, è un compito impossibile per chiunque. Ma possiamo e dobbiamo uscire dal ghiaccio avendo dato tutto ogni sera. Più che una lezione tratta da quanto accaduto lo scorso anno, è un obiettivo che vogliamo perseguire durante tutta la stagione».
Una stagione che approcciate con una squadra largamente rinnovata, con una bella iniezione di talento grazie al lavoro svolto in sede di mercato. Sei ad Ambrì da più di cinque anni, questo è il miglior gruppo con il quale tu abbia mai lavorato?
«È difficile dare una risposta a questa domanda. Nel corso degli anni abbiamo infatti avuto diverse buone squadre, e questa è sicuramente ottima a livello di qualità. È un buon inizio per chi aspira a fare bene, ma la verità è che un bel roster, da solo, non ti vince le partite. Devi altresì costruire un gruppo unito, in grado di esprimere il suo massimo potenziale sul ghiaccio, grazie al fatto che i singoli elementi si trovano bene tra loro. Da questo punto di vista all’interno dello spogliatoio avverto delle ottime sensazioni. C’è chimica e ci divertiamo. Sì, questa è una squadra speciale. E io, personalmente, mi trovo molto bene al fianco di Nick Shore e Inti Pestoni. Due elementi estremamente talentuosi, con i quali è un piacere condividere il ghiaccio».
Questa sera alla Gottardo Arena arriva il Davos, che dal canto suo durante l’estate ha accolto il vostro - ormai - ex capitano Michael Fora. Quanto sarà strano affrontarlo da avversario?
«Mike è stato un ottimo amico negli anni trascorsi insieme in Leventina, oltre che un eccellente capitano. Sono felice che abbia ottenuto ciò che voleva, ovvero un bel contratto a Davos, in un ambiente ottimo per la sua crescita personale. Gli auguro il meglio, di tutto cuore. Ma domani non faremo sconti né a lui né al Davos. Giocheremo fisico fin dal primo minuto, facendogli capire che ora sul ghiaccio della Gottardo Arena è un avversario (sorride, ndr)».