Sogniamo, anche se non è solo calcio

La Russia non ci sarà. Né alla conferenza sulla pace in Ucraina. Né a Euro 2024. La concomitanza dei due eventi – che prenderanno vita nel weekend – non è solo simbolica. È la sovrapposizione perfetta di dimensioni, attori e decisioni. Decisioni che, con le rispettive conseguenze, non sono solo politiche o sportive. Al Bürgenstock si giocherà una partita importante, per il bene dell’Ucraina, certo, e degli equilibri globali. E però non una finale. Banalmente, ci si confronta senza arbitri in grado di decretare il triplice fischio finale. In Germania, invece, Kiev cercherà d’insinuarsi in ogni successo e in ogni dichiarazione della propria emanazione calcistica. Alcuni avversari non apprezzeranno.
No, non è solo politica. E non è solo calcio. È un continente in subbuglio, che nel pallone – anche nel pallone – cerca di trovare delle risposte. E, per fortuna, forme di sollievo e straniamento. Il patron del torneo, Philipp Lahm, ha sintetizzato bene il concetto. «Subito dopo gli Europei inizieranno i Giochi Olimpici in Francia: alla fine di tutto, ci chiederemo se e come questi grandi eventi avranno contribuito alla coesione in Europa. Spero che almeno l’Euro ci permetta di vedere una Germania più unita». Già, peccato che le elezioni europee appena passate alla storia non abbiano esattamente aiutato.
Toni Kroos e compagni, in questo senso, saranno chiamati a gestire una pressione enorme. Fallire – di nuovo, per altro – potrebbe riflettersi sulla stabilità del Paese. E ciò nella misura in cui insuccessi e, al contrario, eventuali cavalcate vincenti verranno strumentalizzate in un senso e nell’altro. Prendete pure la Francia, grande favorita della rassegna al via questa sera a Monaco. Le legislative programmate il 30 giugno – nel cuore della competizione – rischiano a loro volta di trasformarsi in strumento e vessillo. E, considerate le premesse, Emmanuel Macron dovrà decidere su quali e quanti campi muoversi. Per monsieur le président Kylian Mbappé ha sovente costituito una medaglia da sfoggiare nel momento propizio. Una relazione interessata, beh certo. Ma il trofeo verrà alzato al cielo solo il 14 luglio, quando – forse – sarà troppo tardi.
A poche ore da Germania-Scozia, alba di Euro 2024, non è invece troppo tardi per sognare in grande. Perché anche se non è solo calcio, dopo tutto parliamo di noi. Dei nostri ricordi. Delle nostre emozioni. Di musica leggera, insomma. Per dire: ci eravamo lasciati a Doha, di fronte al Mondiale più controverso della storia, e tuttavia grati per una finale sensazionale. Con il campione più atteso portato in trionfo e la bellezza, intesa come cardine esistenziale, declinata in giocate, reti, rimonte insperate, sino al verdetto più drammatico, quello deciso dagli undici metri.
Dopo la versione itinerante del 2021, per certi versi folle e ancora immersa nell’incubo pandemico, le incomprensioni e le critiche feroci a Qatar 2022, la Germania torna in ogni caso a offrire – a noi, cittadini e tifosi d’Europa – uno spettacolo più familiare. Sulla carta, persino più coinvolgente. Ne avevamo bisogno, per quanto il percorso dell’una e dell’altra nazionale alimenterà o spegnerà l’entusiasmo popolare. La Svizzera, al proposito, si presenta al nastro di partenza meno agguerrita del passato. Questa, perlomeno, è la sensazione. Che poi, non è per forza un male. La prudenza, a maggior ragione dopo la scottatura subita in occasione dell’ultima Coppa del Mondo, è doverosa. Il percorso accidentato nelle qualificazioni ci ha oltretutto privato di sicurezze e, non è da escludere, un pizzico di lucidità sul piano dell’analisi. In un grande torneo, d’altronde, il vento può cambiare molto in fretta. Lo abbiamo provato sulla nostra pelle – godendo – in occasione di Euro 2020. C’era anche la Russia. E alla necessità di organizzare una conferenza sulla pace non riflettevamo ancora.