Stavolta Zeki non basta a evitare la figuraccia
«Abbiamo imparato la lezione, sappiamo dove dovremo migliorare contro la Romania». Come un allievo salvatosi in corner con una sufficienza risicata, la Svizzera aveva lasciato intendere di aver superato lo spavento patito in Andorra. Tutto sistemato, si può passare oltre. Al prossimo esame ci redimeremo, vedrete. Ahé. Al cospetto di una modesta selezione rumena, nella tanto cara swissporarena di Lucerna, i rossocrociati hanno finito col fare anche peggio. Pagando a caro prezzo, questa volta sì, una ripresa vissuta nuovamente in calando.
Un epilogo da mani nei capelli
E dire che ancora una volta tutto sembrava apparecchiato per ben altro finale. Al termine di un primo tempo nuovamente concluso in vantaggio per 2-0 - come venerdì scorso a La Vella -, i rossocrociati erano infatti lanciati verso un successo corroborante. Il festante pubblico lucernese, divertito dalle magie di un Zeki Amdouni ancora una volta straripante con la sua doppietta, non vedeva l’ora di riservare ai propri beniamini cori e applausi. Un affettuoso abbraccio prima delle vacanze estive, strozzato da un epilogo da incubo. Sì, perché dopo essersi mangiati almeno tre occasioni nette per «ammazzare» il match con la rete del 3-0, Xhaka e compagni hanno finito con l’inscenare il più classico degli harakiri. Trasformando il subentrato Mihaila - mica Maradona - in un eroe nazionale. Favorito dalle dormite di Freuler e Schär, il numero 13 ha permesso ai suoi di strappare un insperato pareggio a una Svizzera riscopertasi volubile e fragile. Che sì, si congeda per le vacanze in vetta al gruppo I, ma più per limiti e demeriti delle avversarie, che non per meriti propri.
Scuse e interrogativi
Spiegare quanto accaduto in questa finestra di giugno, terminata con quattro punti all’attivo e tanti punti interrogativi, è difficile. Sicuramente la lunga stagione e le fatiche accumulate in un’annata contraddistinta dal primo Mondiale invernale non hanno aiutato. Ma al cospetto di due avversari estremamente modesti, la selezione di Murat Yakin avrebbe comunque potuto - anzi, dovuto - incamerare la posta piena. La sensazione è che un po’ come accaduto un anno fa, il finale di stagione abbia tolto brillantezza e serenità al gruppo rossocrociato. O più semplicemente quelle motivazioni che, ancor di più contro avversari di questo livello, tendono a scarseggiare.
Tutti elementi che andranno valutati e ponderati con calma sotto l’ombrellone, per evitare di vivere altre brutte sorprese in autunno. Il cammino verso gli Europei tedeschi del prossimo anno, al netto dei problemi palesati in queste ultime due uscite, per ora non appare in pericolo. Ma giocare col fuoco anche in futuro potrebbe voler dire ridare vita a un Israele comunque abile a rimanere in scia. Uno scenario talmente irreale da risultare difficilmente immaginabile. Vediamo di mantenerlo tale.
Le reazioni
«Dovevamo chiuderla prima», dice Ricardo Rodriguez ai microfoni della RSI. «Le occasioni le abbiamo avute. Se avessimo segnato il 3-0, quel caotico finale non ci sarebbe stato, ma questo è il calcio. Se non rimani concentrato per 90 minuti, può succedere di tutto. Peccato. La partita si era messa bene, ma abbiamo permesso all’avversario di restare in vita e di crederci. Nel finale eravamo troppo aperti». Per Rodriguez stanno iniziando le vacanze. Zeki Amdouni, invece, si appresta a partire per gli Europei U21. Un torneo che il bomber del Basilea affronterà con fiducia grazie alla doppietta di ieri: «Segnare due reti è stato straordinario, peccato che di colpo la vittoria si sia trasformata in un pareggio. Siamo un po’ delusi, ma restiamo in testa al girone e abbiamo ancora tutte le carte in mano. Ora raggiungo la U21, con la quale spero di andare lontano».
Così Murat Yakin: «Peccato. È stata una settimana di grande lavoro. Per 89’ abbiamo giocato molto bene, potevamo segnare di più, ma non siamo rimasti concentrati fino alla fine. I cambi sul 2-1? Volevo farli prima. È stato un piccolo rischio, ma ho cercato di dare stabilità».