Il commento

Svizzera, è un segnale carico di speranza

Nella prima fase di Euro 2024, i rossocrociati si sono dimostrati all'altezza della situazione - Negli ottavi di finale, consapevolezza e slancio non dovranno sfociare in arroganza
Massimo Solari
24.06.2024 06:00

Siamo agli ottavi di finale, dunque. L’obiettivo minimo che federazione, staff tecnico e giocatori si erano prefissati. Bene, bravi. Anche perché Euro 2024 non godeva di premesse granitiche. Non a caso, abbiamo voluto attendere il 95’ di Ungheria-Svizzera per iniziare a convincerci che il peggio era alle spalle. Il cammino complessivo nel gruppo A, non un girone infernale ma nemmeno una passeggiata di piacere, ha quindi chiarito la dimensione della squadra rossocrociata. Per ora, la Nazionale si è dimostrata all’altezza della situazione. Eccome. Il pareggino con la Scozia ci aveva tolto qualche certezza. La prestazione offerta ieri sera a Francoforte è invece carica di speranza e ambizione.

La sfida con la Germania – sentitissima da singoli e ambiente – ha confermato la nostra posizione sulla scala dei valori continentali. Al vertice non manca poi così tanto, a maggior ragione se in campo si porta uno spirito del genere. Ai giochi che contano, forti di questo status, ci presentiamo di conseguenza con qualcosa da perdere. A Berlino incroceremo Italia o Croazia. Sarebbe clamoroso se si trattasse dell’Albania. E, a fronte di avversari del genere, apparsi tutto fuorché in salute, consapevolezza e slancio non dovranno sfociare in arroganza.

La storia dei nostri grandi tornei, quella moderna perlomeno, è un faro che deve guidare gli elvetici. Perché quando la Svizzera si è ubriacata di sé, specchiandosi in un paio di prestazioni di spessore, si è sempre fatta male. Nell’ordine: ai Mondiali del 2006 con l’Ucraina, a Euro 2016 con la Polonia, ai Mondiali del 2018 con la Svezia, ai Qatar 2022 con il Portogallo. Al cicaleccio e allo scetticismo, tipo quello emerso a margine delle deludenti qualificazioni, Xhaka e compagni hanno spesso risposto con i fatti. Riuscendo a non accontentarsi del minimo indispensabile.

Il ct Yakin, al proposito, ha creato le basi per un rinnovo del contratto. Ma se il suo desiderio fosse tale, sarebbe un peccato rinnovare il rapporto di fiducia su basi intermedie. Per quanto meritato e meritevole di sottolineatura, il traguardo degli ottavi non va caricato di eccessivo significato. Non vogliamo fermarci. Vogliamo un altro, deciso passo avanti.

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