L'intervista

Swiss Basket tra problemi e speranze: «L’arbitraggio di gara-3? Approfondiremo»

La finale tra SAM e Olympic, il ritiro di Boncourt e Swiss Central e il futuro della Nazionale – Ne parliamo con il ticinese Claudio Franscella, vicepresidente della Federazione
Fernando Lavezzo
16.06.2023 06:00

Il massimo campionato di basket maschile si è chiuso martedì con il quinto titolo consecutivo dell’Olympic Friburgo, impostosi sulla SAM Massagno dopo le polemiche riguardanti l’arbitraggio di gara-3. Sul futuro della SB League pesa invece l’abbandono di due club, Boncourt e Swiss Central. Di questo, ma anche di Nazionale, parliamo con Claudio Franscella, vicepresidente di Swiss Basketball.

Signor Franscella, da vicepresidente di Swiss Basket e da ticinese, come ha vissuto la finale tra Olympic e Massagno?
«Nelle prime due gare giocate a Nosedo ho visto tanto pubblico ed entusiasmo. Per il Ticino è una bella cosa. La SAM ha riacceso quella passione che negli ultimi anni si era un po’ sopita, complice l’assenza di squadre ai vertici. Non nascondo che in gara-3 a Friburgo ci siano stati dei problemi, legati in modo particolare a due arbitri, che non hanno fatto bene allo sport in generale. La Federazione approfondirà quanto è successo e, se sarà il caso, prenderà i necessari provvedimenti. È innegabile che quegli episodi abbiano avuto un impatto sulla storia della finale. Ma nell’ultima partita ho visto di nuovo una SAM orgogliosa e molto forte, nonostante un organico ridotto. Questo fa ben sperare per il futuro. È importante che ci siano più squadre competitive e che non rimanga sempre un solo club a dettare legge. La SAM ha dimostrato di potersi battere ad altissimo livello».

Gli errori arbitrali fanno parte del gioco. Nel terzo atto della finale, però, abbiamo visto dei direttori di gara ergersi a protagonisti assoluti, incapaci di comprendere l’importanza del momento. È su questo aspetto che dovrete insistere?
«Gli arbitri vanno sensibilizzati sull’importanza del loro ruolo, che è decisivo nello sviluppo di una partita. Bisognerà lavorarci ancora, ma siamo sulla buona strada. Da poco tempo abbiamo cambiato la squadra dei designatori, guidata da Fabrizio Pizio, e ritengo che quest’anno ci siano stati buoni risultati. Il livello degli arbitri sta migliorando. Non sono professionisti, serve tempo per raggiungere i traguardi prefissati. Episodi negativi o giornate no possono anche starci. Ma l’obiettivo è quello di ridurre questi errori al minimo. Soprattutto nelle partite che più contano».

Claudio Franscella, vicepresidente di Swiss Basketball
Claudio Franscella, vicepresidente di Swiss Basketball

L’Olympic ha vinto il suo quinto titolo di fila. Si rischia di assistere a quanto già accade nel campionato femminile, ormai «ammazzato» dal dominio dell’Elfic?
«Uno scenario simile non sarebbe sano per l’interesse dello sport. Di esempi se ne trovano anche in altre discipline e in altri Paesi. Quest’anno, però, la SAM Massagno ha tenuto testa al Friburgo, vincendo la regular season nonostante un budget inferiore. La speranza è che il divario resti minimo, a tutto vantaggio dell’interesse del campionato».

Vent’anni dopo il primo dei suoi due titoli nazionali, il Boncourt ha deciso di ripartire dalla 1. Lega. Swiss Central si è invece autoretrocesso in LNB. All’origine delle due decisioni ci sono problemi finanziari e strutturali. La Federazione è preoccupata?
«Più che preoccupata, direi dispiaciuta. Soprattutto per il Boncourt, una realtà storica, presente nel massimo campionato da 25 anni. Qualche segnale sulle difficoltà del club giurassiano era già arrivato. Al di là dei problemi finanziari, si pensava che quelli strutturali potessero essere risolti. La palestra non era più idonea ad ospitare la LNA, ma vi era la promessa del comune e di altri enti di risolvere la questione. Purtroppo, l’idea è tramontata. Swiss Central è una realtà meno stabile, ha fatto spesso su e giù tra la LNA e la LNB. Sorprende il fatto che in una regione ricca come quella di Lucerna, il club non sia riuscito a trovare sostegno dagli sponsor. Qualcosa non ha funzionato, ma non è una competenza della Federazione. Peccato. Però non ci abbattiamo».

A cosa dobbiamo questo ottimismo?
«Innanzitutto, c’è un campione di LNB, il Pully-Losanna, che è pronto a salire. Stiamo inoltre cercando di capire se è possibile recuperare un altro club dalla cadetteria, così da mantenere un massimo campionato a 11 squadre. Vi ricordo che nel 2015 le squadre erano soltanto 8. L’attuale ufficio presidenziale di Swiss Basket, in carica dal 2014, ha dunque svolto un lavoro importante. Ciò che più mi rallegra, però, è un altro dato: rispetto a 8 anni fa, siamo passati da 15 mila a 24 mila associati. Senza contare gli aderenti al 3 contro 3 che non figurano come tesserati. Siamo la federazione sportiva elvetica che dopo la pandemia ha registrato il maggior numero di nuove adesioni».

La SAM ha riacceso quella passione che negli ultimi anni si era un po’ sopita, complice l’assenza di squadre ai vertici

Il Nyon ha salvato il posto in LNA trovando in extremis i soldi che gli servivano. Con Vevey, Pully-Losanna e Ginevra Lions, ci sarà una grande concentrazione di squadre sul Lemano. Troppe?
«Quella è sempre stata una regione molto forte. Una volta il Ticino le teneva testa, ora qui l’aria è un po’ cambiata. Come Federazione ci stiamo impegnando a fare breccia anche in altre parti del Paese, ma la competenza principale rimane ai club e alle realtà locali. Io sono molto favorevole a ragionare sulle fusioni di fronte alle difficoltà finanziarie. Almeno per quanto riguarda l’élite. Il campanilismo può essere sano, i derby sono belli, ma credo che anche in Ticino ci sia terreno fertile per avviare una riflessione. Penso soprattutto al basket femminile».

Quest’anno le palestre svizzere hanno assistito all’«ultimo ballo» di Thabo Sefolosha con la maglia del Vevey. Ora l’ex NBA lavorerà con i giovani per conto di Swiss Basket. Cosa potrà dare alla nostra pallacanestro?
«In Federazione sono stato uno di quelli che ha creduto maggiormente nelle potenzialità di Thabo quale veicolo di immagine. Abbiamo cercato di convincerlo ad entrare il più attivamente possibile in Swiss Basket e lui, dopo aver giocato un’ultima stagione con il suo club d’origine, ha accettato di operare a livello giovanile. Ha esplicitamente chiesto di poter fare questo e noi gli abbiamo affidato un ruolo tecnico importante, a stretto contatto con il centro di formazione nazionale da cui dovranno partire i futuri talenti rossocrociati. Un centro in cui tutto si sta assestando e dove i costi sono importanti, ma che sta funzionando. Sefolosha lo vedrei bene anche nella nazionale maggiore, come persona di riferimento. Stiamo lavorando anche a questo».

Tra luglio e agosto la nazionale maggiore sarà impegnata nel terzo turno delle pre-qualificazioni a Euro 2025 contro Kosovo e Danimarca. Chi vince il girone accede alle qualificazioni. Cosa possiamo aspettarci?
«Premessa: abbiamo puntato molto sulla nazionale maschile, ma non abbiamo dimenticato quella femminile, la cui guida tecnica è appena cambiata, con la nomina di Hervé Coudray. Tornando agli uomini, crediamo tanto in coach Papatheodorou. Sta lavorando bene, lo dicono gli stessi giocatori. I risultati non sempre sono stati paganti, ma abbiamo visto un miglioramento. È una Svizzera competitiva, ben messa in campo. Siamo nel bel mezzo di un ricambio generazionale, alcuni pilastri hanno lasciato e altri lo faranno prossimamente. Stanno però arrivando giovani interessanti. In giro per l’Europa abbiamo individuato alcuni talenti con il passaporto svizzero e continueremo a cercarne. Vogliamo allargare la rosa. Le partite che stanno arrivando sono estremamente importanti per il nostro futuro. Kosovo e Danimarca sono forti, ma in un passato non troppo lontano abbiamo battuto anche Russia e Serbia, quindi dobbiamo crederci. La fiducia c’è, l’impegno della Federazione anche».

Clint Capela, centro degli Atlanta Hawks, sarà in Svizzera in luglio per il suo camp. Questo potrebbe facilitare un suo impiego in maglia rossocrociata?
«Potrebbe. Vedremo. Noi siamo costantemente in contatto con Clint. Lui non ha mai chiuso definitivamente la porta alla Nazionale, ma purtroppo in NBA ci sono regole molto restrittive, anche a livello assicurativo. Ci proveremo».

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