L'analisi

Per Rafael Nadal un trionfo senza ritiro

No, lo spagnolo non appenderà la racchetta al chiodo dopo aver vinto il Roland Garros 2022
Stefano Olivari
05.06.2022 18:22

Il Roland Garros 2022 sarà ricordato per essere l’ultimo di Rafa Nadal? Probabilmente no, perché a 36 anni lo spagnolo dopo avere vinto il singolare a Parigi per la quattordicesima volta in carriera, ventiduesima in un torneo dello Slam, ha la possibilità di presentarsi a Wimbledon con un Grande Slam aperto, cosa che non gli era mai capitata. L’unico altro anno in cui aveva vinto gli Australian Open, il 2009, a Parigi fu bloccato negli ottavi da Soderling, offrendo un grande assist a Federer che infatti in quell’occasione vinse. Nadal non si ritira, quindi, come tante voci degli ultimi giorni dicevano: la più romantica, per quanto inventata, voleva l’annuncio dopo la consegna della coppa da parte di Federer e non di Billie Jean King come in effetti è stato. Niente ritiro, dunque, ma l’imminente (fra tre settimane) Wimbledon con un punto interrogativo nella testa di Nadal e quindi figuriamoci nella nostra. 

Maestro e allievo

Per Nadal la partita più facile è stata la finale, contro un Casper Ruud che è il numero 8 (fra poco 6) del mondo, solidissimo sulla terra battuta, ma anche suo ammiratore, amico ed in un certo senso allievo, da ex frequentatore della Nadal Academy a Maiorca. Il norvegese fresco trionfatore a Ginevra ha sfruttato il buon tabellone ed i suicidi dei vari Tsitsipas e Medvedev, arrivando di pura solidità fino in fondo dopo aver battuto un solo giocatore fra i primi 20 del mondo, cioè il numero 13 Hurkacz. Con questo Nadal in missione avrebbe potuto vincere soltanto per infortunio grave dell’avversario, ma non è accaduto e lo spagnolo ha disegnato la partita a suo piacimento, cercando variazioni che riducessero scambi e fatica. Alla fine un trionfo meritatissimo, anche per la mostruosa partita con Djokovic nei quarti e per l’eroica difesa in semifinale contro uno Zverev che lo stava dominando, ma senza vincere i punti pesanti, prima di infortunarsi gravemente e di uscire dal campo in carrozzina. Sono un po’ i soliti discorsi, ma con il trentaseienne Nadal ed il trentacinquenne Djokovic in grado di stare in piedi i tornei dello Slam sono per quasi tutti un frutto proibito. Anche se la generazione di Tsitsipas, Zverev e Medvedev, oltre ovviamente a quella di Alcaraz, riuscirà in futuro a beneficiare del ritiro dei tre monumenti. 

Solo Iga

Il secondo clamoroso ritiro della Barty ha lasciato da qualche mese il tennis femminile nelle mani di Iga Swiatek e la polacca oltre ad essere la più forte è anche una che regge bene la pressione. Nel torneo ha davvero passeggiato, anche in finale contro una Gauff che ha chiuso in lacrime ma con i suoi 18 anni a lavorare per lei (peraltro la Swiatek ne ha 21 e non sembra stanca del tennis, anzi non sembra proprio avere una vita al di fuori del tennis). La vincitrice è arrivata a 35 match consecutivi vinti e degli ultimi 58 set disputati ne ha persi… 2. Per stile di gioco e cattiveria ricorda molto la Graf ed il livello tecnico delle principali avversarie, se non vogliamo entrare nella psicologia da bar, dice che la sua bacheca si riempirà di trofei oltre ai 2 Roland Garros che già varrebbero una carriera. La cosa notevole è che pensa di avere ulteriori margini di miglioramento ed anche in questa chiave si può leggere il recente cambio di allenatore, adesso è seguita dall’ex della Radwanska. Per dirla in poche parole: il tennis ha bisogno che la Barty ci ripensi, che la Osaka si ricordi l’unica cosa che sa fare bene e che qualcuna delle tante meteore prodigio (la Raducanu, per fare un nome) sia un po’ meno meteora. 

La gestione Mauresmo

Le sessioni serali sono state una gioia per le televisioni, che hanno potuto proporre grande tennis in orari in cui la maggior parte delle persone lo possono guardare, ma anche fonte di grandi polemiche. La prima per gli orari, perché per ‘serale’ si possono intendere le 19, all’americana, così come le 21, e a Parigi hanno optato per le 20.45, con il risultato di far terminare di notte molti match: se Nadal e Djokovic fossero andati al quinto set non avrebbero finito prima delle 3… Una tortura per gli atleti ma anche per infreddoliti e intabarrati spettatori, che hanno incrociato serate dal clima quasi invernale. La seconda grande polemica riguardante le sessioni serali è legata ad Amelie Mauresmo, la grande ex campionessa ed allenatrice che da questa edizione è la direttrice del torneo al posto di Guy Forget. Nella sostanza la Mauresmo è stata accusata da diverse tenniste, su tutte la Swiatek, e da molti commentatori di avere scelto per il prime time quasi soltanto match maschili, con l’unica eccezione di Cornet-Ostapenko, omaggio più al passaporto francese della Cornet che alla qualità della partita. A questo punto la Mauresmo ha osato l’inosabile, ha cioè sfidato il politicamente 

corretto, sostenendo che in questo momento storico il tennis femminile non propone match di grande appeal. Difficile darle torto, ricordando le grandi rivalità e le grandi personalità del tennis femminile della sua epoca. Insomma, la retorica sui premi uguali ha bisogno di essere sostenuta dai contenuti ma soprattutto dalle preferenze del pubblico. 

I russi

Nessun russo ha vinto qualcosa, ma tutti hanno potuto essere presenti al contrario di quanto accadrà a Wimbledon, almeno a quanto si sa oggi. Il miglior risultato russo, anche se nessuno è stato qualificato come tale, è stato la semifinale della Kasatkina, mentre fra gli uomini prima Medvedev e poi Rublev non sono stati capaci di sfruttare l’autostrada verso la finale creata dalla strampalata distribuzione delle teste di serie, che aveva messo nella parte alta tutti i favoriti. Hanno perso entrambi da un Cilic in missione, ma sono stati tutti dignitosi ed anche rispettati dal pubblico. Al di là di Wimbledon, se la guerra in Ucraina dovesse rimanere più o meno nella situazione attuale è difficile pensare ad una loro presenza agli US Open, dove fra l’altro il pubblico è ben diverso dal tradizionale pubblico del tennis. 

Gli svizzeri

Senza Federer, con Wawrinka ancora lontano dalla migliore condizione, non ci si aspettava molto dagli svizzeri ed infatti è arrivato poco. Wawrinka, qui trionfatore 7 anni fa, è uscito al primo turno contro l’estrosa, e poco altro, wild card francese Moutet. Laaksonen ha messo a segno un bel colpo contro Martinez, pedalatore spagnolo, prima di schiantarsi sul giovane predestinato danese Rune, come livello potenziale di poco sotto Alcaraz. Nelle qualificazioni impresa di Alexander Ritschard contro Verdasco, ma sconfitta poi all’ultimo turno. Fra le donne nel tabellone principale ottimo torneo della Teichmann, con un grande terzo turno contro la Azarenka prima di perdere negli ottavi con la Stephens. Bene anche la Bencic, che ha battuto al secondo turno la Andreescu prima di perdere di un niente contro l’emergentissima Leylah Fernanzez. Al primo turno suicidio della Golubic contro la giovane americana Volynets. Tante storie nelle qualificazioni, le migliori le hanno scritte Joanne Züger arrivata fino al terzo turno, e Conny Perrin che ha fatto soffrire la sensazionale diciottenne ceca Noskova, che quasi potrebbe essere sua figlia. Alla fine l’unico risultato davvero buono è stata la finale nel doppio femminile junior raggiunta da Céline Naef in coppia con la ceca Bartunkova.

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