Tour de France: ecco come si riesce a resistere al grande caldo

Dai bagni caldi dopo lo sforzo fisico alle sessioni all’interno con i vestiti invernali: l’allenamento al caldo è diventato un must per i ciclisti del Tour de France, desiderosi di adattare i loro corpi alle alte temperature, migliorando al contempo le loro performance.
La testa e le gambe avvolte da plastica e vestiti invernali sul corpo: il norvegese Tobias Johannessen pedala sotto un sole splendente e con una piacevole temperatura di 25 gradi. Di primo acchito, il video che il corridore della Uno-X Mobility ha pubblicato sul suo profilo Instagram qualche giorno prima dell’inizio del Tour de France non ha alcun senso.
Eppure, un senso ce l’ha. Tutto ciò fa parte del suo allenamento al caldo, destinato a far salire la temperatura del suo corpo fino a 39,6 gradi. «Sicuramente, il vantaggio principale è quello si adattarsi per essere performanti sotto il caldo – spiega Rory nolan, medico della squadra nordica -. Può avere un vero impatto sulla modalità con cui l’organismo gestisce l'energia».
Abituarsi al calore diventa ancora più importante se pensiamo al clima che si riscalda e le tappe percorse con temperature superiori ai trenta gradi che diventano la norma del Tour de France.
Ma non è questo l’unico obiettivo dell’allenamento al caldo («heat training») che è ormai praticato da quasi tutte le squadre. Favorisce anche un aumento del volume del plasma sanguigno, che aiuta il cuore a trasportare più efficacemente l’ossigeno verso i muscoli, fattore chiave della prestazione in questo sport così esigente. «La risposta normale al caldo è che i vasi sanguigni si dilatano un po’ di meno sulla superficie e ciò aumenta il flusso sanguigno verso i muscoli e contribuisce alla prestazione durante le tappe», spiega Rory Nolan.
“Evoluzione importante”
L’allenamento al caldo presenta così dei benefici simili alle sessioni in altitudine che le squadre praticano già da numerosi anni, sottolinea Jeroen Swart, direttore della prestazione della sua squadra. «Il vantaggio di questo protocollo è che è possibile farlo dappertutto, anche a casa, essenzialmente, tutto ciò che sia fatto in bagni caldi o su un «home trainer» (una bicicletta da interni, n.d.r.) con dei vestiti», dice David Hulse, membro dell’équipe medica di EF Education-EasyPost.
Il protocollo può facilmente adattarsi a qualsiasi ciclista, ma alcuni, provenienti da paesi caldi, resistono meglio alle temperature elevate. «Durante i nostri campi di allenamento, i medici analizzano il modo in cui ciascun corridore reagisce al caldo per sapere quanto tempo devono restare in un bagno caldo o sulla bicicletta», aggiunge David Hulse.
“Ci sono dei vincoli”
La squadra americana ha messo in pratica questo allenamento dopo i Giochi olimpici di Tokyo nel 2021, approfittando dell’esperienza del capo della loro équipe medica Jon Greenwell, che seguiva la squadra britannica di triathlon mentre lottava contro il caldo dell'estate giapponese.
Questo allenamento è particolarmente servito al corridore di EF Education, Ben Healy, vincitore della sesta tappa dello scorso giovedì, che è cresciuto nei dintorni di Birmingham, in Inghilterra, dove la colonnina di mercurio supera raggiunge picchi elevati. «È stato uno dei primi ciclisti della squadra a seguire questo programma, e l’ha abbondantemente aiutato per il Tour dell’anno scorso», afferma David Hulse.
Questi esercizi sono di maggior aiuto a Uno-X, il cui effettivo del Tour è composto da soli corridori norvegesi, che si allenano talvolta «a - 10», secondo Rory Nolan. La squadra mette in pratica degli allenamenti al caldo «tutto l’anno e specialmente dall’arrivo dell’estate, prima del Delfinato e fino al Tour» rivela.
Ma non tutti i ciclisti sono amanti di questo nuovo metodo: «Io sono un po’ all’antica – ammette sorridendo Bruno Armirail della Decathlon-AG2R -. Ma oggi lo fanno tutti, e (…) siccome bisogna essere performanti, migliorarsi, bisogna farlo. È il nostro mestiere, essere ciclisti, e ha dei vincoli».