Tennis

Tra Swiatek, Osaka e nuove meteore, il tennis femminile cerca il suo volto

Dopo il ritiro improvviso della numero uno Ashleigh Barty, la WTA confida nel talento della polacca e nella rinascita della giapponese – Nell’attuale «top 10» soltanto tre giocatrici hanno già vinto un torneo del Grande Slam
Fernando Lavezzo
15.04.2022 06:00

Con il ritiro, a soli 25 anni, di Ashleigh Barty, il tennis femminile ha perso una solida numero uno. Forse l’australiana non ha saputo (o voluto) diventare personaggio al di fuori del campo, ma dal 2019 ha rappresentato un punto di riferimento stabile in una WTA troppo spesso in balia delle meteore. Barty, vincitrice di tre Slam (Roland Garros 2019, Wimbledon 2021 e Australian Open 2022), ha chiuso al primo posto del ranking per tre anni di fila. C’erano riuscite solo Martina Navratilova, Steffi Graf e Serena Williams. Con quest’ultima sempre più lontana da rete (a 40 anni è scivolata al 243. posto e non gioca dall’ultimo Wimbledon, dove si ritirò al primo turno), Ashleigh era una delle sue eredi più accreditate. L’altra è Naomi Osaka, giapponese cresciuta negli USA, che di Slam ne ha vinti quattro: US Open 2018 e 2020, Australian Open 2019 e 2021. Lei, al contrario di Barty, è diventata personaggio globale: dai messaggi «Black Lives Matters» al documentario di Netflix, fino all’accensione della fiamma olimpica a Tokyo. La popolarità, il suo essere eroina dei due mondi, la pressione di media e sponsor, hanno contribuito ad alimentarne ansie e fragilità. Fino a farla scoppiare. A 24 anni, Osaka sta cercando di risalire e sembra aver ritrovato il piacere per il gioco. Oggi è numero 35, ma punta a finire l’anno nella top 10. A inizio mese è arrivata in finale al WTA 1000 di Miami, dove è stata sconfitta dalla nuova numero 1, la polacca Iga Swiatek.

Miss Poland Garros

Swiatek è la tennista del momento e ha vinto i primi tre WTA 1000 dell’anno: Doha, Indian Wells, Miami. Con 6.711 punti vanta un margine di 1.735 lunghezze sulla seconda, la ceca Barbora Krejcikova. La polacca può essere la nuova donna immagine del tennis? O si perderà come è successo ad altre promesse? Nell’autunno del 2020, a 19 anni, ha vinto il suo unico Slam, il Roland Garros, per lei rinominato Poland Garros. Nel 2021 non si è confermata, ottenendo come miglior risultato in un «major» i quarti a Parigi. Ma in questa nuova stagione, digerita la semifinale persa a Melbourne contro Danielle Collins (una meteora?), Iga sembra entrata in una nuova dimensione dopo aver superato il contraccolpo del suo trionfo da teenager.

Se le migliori non vincono

Ma cosa sta succedendo alle spalle di Swiatek? Eufemismo: il tennis femminile ha conosciuto «top 10» migliori di quella attuale. Oltre alla polacca, solo due delle prime 10 giocatrici al mondo hanno già vinto uno Slam: la citata numero 2, la 26.enne Barbora Krejcikova (Roland Garros 2021), e la 28.enne spagnola Garbine Muguruza (Roland Garros 2016 e Wimbledon 2017), ora decima.

Senza voler giudicare il livello del gioco espresso, è oggettivamente difficile orientarsi nel «sali e scendi» del tennis femminile, a cui mancano personaggi universalmente riconosciuti e duelli epici. Se le migliori non vincono i tornei più importanti, di cosa stiamo parlando? La numero 3, Paula Badosa, 24.enne spagnola nata a New York , è un volto emergente, ma ha vinto solo 3 titoli WTA e nei «major» non è mai andata oltre il quarto di finale dello scorso anno a Parigi. La numero 4, la 23.enne bielorussa Aryna Sabalenka, ha perso due semifinali nel 2021: Wimbledon e New York. Stesso destino per la numero 5, la 26.enne greca Maria Sakkari, battuta nel penultimo atto a Parigi e Flushing Meadows. La numero 6, l’estone Anett Kontaveit, si è fin qui accontentata del quarto a Melbourne 2020. La numero 7, la veterana ceca Karolina Pliskova, ha vissuto tanti Slam da protagonista tra il 2016 e il 2021, perdendo due finali (US Open 2016, Wimbledon 2021). Dopo un infortunio, è rientrata a Indian Wells, ma a 30 anni non rappresenta il futuro. La numero 8 è la già citata Collins, 28 anni. La numero 9, la 27.enne tunisina Ons Jabeur, si è fermata due volte ai quarti di uno Slam.

Raducanu, dove sei?

Curiosità: ci sono più titoli dello Slam tra l’11. e il 20. rango della WTA che nella top 10: 9 a 4. Merito della rediviva numero 11 Jelena Ostapenko (Roland Garros 2017), della numero 12 Emma Raducanu (US Open 2021), della numero 17 Angelique Kerber (Australian Open 2016, US Open 2016, Wimbledon 2018), della numero 18 Victoria Azarenka (Australian Open 2012 e 2013) e della numero 20 Simona Halep (Roland Garros 2018, Wimbledon 2019). La britannica Raducanu, trionfatrice l’estate scorsa a New York a soli 18 anni, è l’emblema di un tennis femminile che lancia nuovi prodigi a profusione ma che fatica ad ancorarsi a qualche certezza. Richiestissima dagli sponsor, Emma non ha più trovato risultati importanti. Ha talento da vendere e tempo per smentire chi già la paragona alla canadese Eugenie Bouchard, finalista a Wimbledon 2014 e poi persasi tra sponsor e social.

Tante giocatrici, per un motivo o per l’altro, si sono arenate dopo un improvviso trionfo. Si pensi all’americana Sloane Stephens, vincitrice dello US Open 2017 e finalista al Roland Garros 2018, oggi numero 44. O alla canadese Bianca Andreescu, regina a New York nel 2019 e oggi numero 120. O ancora alla 23.enne Sofia Kenin, nel 2020 campionessa a Melbourne e finalista a Parigi, oggi numero 148. Una lista non esaustiva. E in questo via vai di stelle e stelline, c’è anche una Belinda Bencic da anni a livello delle migliori, ma mai in grado di raggiungere una finale in uno Slam. Sarà l’anno buono?