Calcio

Un piccolo passo avanti, ma i dubbi permangono

Le prestazioni offerte dalla Nazionale di Murat Yakin nei test contro Danimarca e Irlanda non hanno pienamente convinto - L’unico importante miglioramento evidenziato è la ritrovata solidità difensiva
Il tempo a disposizione prima dell’Europeo è ormai agli sgoccioli. © Keystone/Peter Klaunzer
Nicola Martinetti
27.03.2024 19:00

La Svizzera, per la prima volta all’opera nel nuovo anno, esce rinfrancata dai test contro Danimarca e Irlanda? Sì, no, forse. E Murat Yakin, confermato al timone della selezione rossocrociata dopo un autunno oltremodo complicato, è riuscito a rinforzare la sua posizione? Di nuovo: sì, no, forse. La verità è che questo primo assaggio di Nazionale, a meno di tre mesi dagli Europei tedeschi, non ha fugato tutti i dubbi che aleggiavano sugli elvetici. Anzi, ne ha dissipati giusto alcuni. A fronte di un’importante mole di punti interrogativi che invece ancora permangono, a un’ottantina di giorni dal debutto alla rassegna continentale contro l’Ungheria. La sensazione, allora, è che quanto andato in scena negli ultimi giorni finirà col contare relativamente al momento di volare in Germania. Dove, va da sé, serviranno basi ben più solide sulle quali poggiarsi per provare a tenere testa alle tre avversarie del gruppo A. Su tutte la rappresentativa di casa.

Zero gol concessi in 180 minuti

Quanto visto sull’asse Copenaghen-Dublino, suggerivamo, non è tuttavia completamente da accantonare. E a fronte di aspettative importanti, Granit Xhaka e compagni hanno mostrato qualche timido segnale di risveglio. Dei piccoli passi avanti rispetto al recente passato. Il più significativo, dopo un autunno disastroso da questo punto di vista, è stato effettuato sotto il profilo della tenuta difensiva. La Svizzera, detto altrimenti, da fragile e insicura si è riscoperta solida e compatta. Perforata in tutte e quattro le ultime sfide di qualificazione a Euro 2024, la retroguardia elvetica non ha concesso neanche una rete nei 180 minuti di questa finestra. E questo, al netto di due incontri non esattamente emozionanti né caratterizzati da ritmi forsennati, è sicuramente un miglioramento rilevante. A rivelarsi pagante, in quest’ottica, è stata la scelta di temporaneamente mettere in disparte la difesa a quattro, tornando ad abbracciare quell’asse difensivo a tre tanto caro a Vladimir Petkovic. L’intero collettivo, inserito nel 3-5-2 scelto da Yakin, è parso più responsabile e accorto. Di che riflettere in vista dell’estate.

Una sola rete, su palla ferma

I pensieri dello staff tecnico, ad ogni modo, dovranno altresì tenere conto pure dell’altra faccia della medaglia evidenziata dal nuovo modulo. Ovvero una preoccupante incapacità nel generare delle pericolose trame offensive, sia contro i danesi sia contro i ragazzi in verde. Oddio, l’assenza di una vera prima punta - quanto manca Embolo - non ha di certo facilitato il compito dei vari Okafor e Amdouni, adattati per l’occasione. Ma è altresì vero che a fronte di centrocampisti poco propensi agli inserimenti offensivi e di esterni forzatamente votati alla copertura difensiva - compreso il vivace Ndoye -, in entrambe le amichevoli i tandem d’attacco sono apparsi fin troppo isolati. Così, per riuscire a ritrovare la via del gol dopo quasi 250 minuti di astinenza, ci è voluta una perla su palla ferma del «solito» Xherdan Shaqiri. Il quale, per quanto in evidente ritardo dal punto di vista fisico complice il calendario della MSL, si è una volta di più confermato imprescindibile nella manovra d’attacco dei rossocrociati. L’eredità di «Vlado», sorprendentemente riesumata a piene mani da «Muri» in questa finestra, suggerirebbe un’attenta occhiata ad alternative tattiche più equilibrate come il 3-4-1-2 o il 3-4-3. A Yakin l’onere di trovare la soluzione più adeguata, magari - perché no - tornando a confrontarsi con i leader del gruppo.

Una convivenza costruttiva

La finestra appena consegnata agli archivi, tra le altre cose, si è rivelata interlocutoria pure a questo proposito. Senatori e ct, pressoché giunti ai ferri corti nel corso dell’autunno, hanno in effetti dato l’impressione di aver optato per una sorta di convivenza costruttiva. Della serie «ascoltiamoci e non facciamoci del male, per il bene di quanto ci attende». La sensazione è che il suggerimento colto da Yakin, con il conseguente ritorno alla difesa a tre, abbia giovato ai rapporti. Quanto essi potranno confermarsi solidi a fronte di sfide più probanti, resta tuttavia da verificare. Così come da saggiare in altri contesti sono pure le diverse «seconde linee» a cui il 49.enne basilese ha scelto di concedere spazio, soprattutto nell’incontro dell’Aviva Stadium. I vari Cömert, Sierro, Aebischer, Omeragic, Kutesa, Mbabu e via dicendo - escluso il primo - hanno tendenzialmente colto la loro occasione. O quantomeno non l’hanno sprecata. Determinare se e in che misura questo possa realmente permetterli di insidiare il ruolo dei titolari in vista della rassegna continentale, va da sé, è però tutto un altro paio di maniche. Anche perché le tempistiche, di fatto ridotte all’osso, giocano a loro sfavore. La squadra si riunirà di nuovo soltanto il prossimo 27 maggio, e nelle successive due settimane di avvicinamento all’Euro disputerà appena due amichevoli, contro Estonia e Austria. Il tempo per gli esperimenti, insomma, è ormai agli sgoccioli. Così come il diritto all’errore.