Un po’ Kiev, un po’ Mosca

A Riga la bandiera ucraina sventola un po’ ovunque: municipio, teatri, musei. Il 9 maggio la città ha commemorato le vittime della guerra posando una composizione floreale gialla e blu sotto il Monumento alla Libertà. Con i suoi 42 metri di altezza, questo obelisco non è solo un punto di riferimento per visitatori disorientati, ma pure il più importante simbolo dell’indipendenza lettone. Anche il museo delle auto, altra attrazione di Riga, ha voluto manifestare la sua solidarietà al popolo ucraino. Tra i veicoli d’epoca esposti, presi d’assalto dalle scolaresche, non mancano esemplari dell’industria russa e sovietica: GAZ, ZIS, ZIL, Moskvic. Sui parabrezza di questi modelli, spicca una scritta: «Stand with Ukraine».
Riga sta con Kiev, sì, ma ha anche un quartiere russo. Il Moskavas Forstate, la cosiddetta «piccola Mosca», si trova appena oltre i cinque hangar del mercato centrale, un patrimonio UNESCO che un tempo accoglieva i dirigibili tedeschi. Il sobborgo russo non ha nulla a che vedere con le viuzze del centro storico o con gli eleganti palazzi del quartiere art nouveau. I pochi turisti che si avventurano qui, tra case in legno ed edifici decadenti, finiscono a curiosare tra i banchi del mercato delle pulci. Un luogo fuori dal tempo e dalla logica, con tonnellate di cianfrusaglie ammucchiate senza metodo. Gli articoli che vanno per la maggiore, a giudicare dalla cura con cui vengono esposti, sono i telecomandi dei televisori. Tra componenti elettriche attorcigliate e carburatori arrugginiti, notiamo caschi da hockey anni Ottanta, mangianastri, romanzi d’avventura in cirillico, finti elmi medievali. Il quartiere russo è dominato dall’Accademia delle Scienze, un grattacielo soprannominato «la torta di compleanno di Stalin», donato dall’ex dittatore alla città. I lettoni non lo amano particolarmente. Ma dalla cima il panorama è notevole. E Riga mostra tutti i suoi contrasti.