Calcio

Zan Celar e la legge dei grandi numeri

Contro lo Young Boys, questa sera, Celar disputerà la 100. partita in bianconero - Lo sloveno divide, ma le sue statistiche non mentono: 42 reti e una media gol in rapporto ai minuti giocati che ricorda quella di grandi bomber - Solo con i gialloneri, in Super League, non ha però mai segnato
Zan Celar, 24 anni, è approdato a Cornaredo nell’estate del 2021. © Keystone/Samuel Golay
Massimo Solari
10.02.2024 06:00

Affezionarsi a Zan Celar è complicato. Inutile girarci attorno: il modo di porsi, verso l’esterno, è quello che è. Parlare di una persona spigolosa sarebbe sbagliato. No, l’arroganza non c’entra. Caratterialmente, però, il ragazzo tende a smorzare sul nascere il dialogo. L’armonia, anche. E provare a indagare una persona che non lascia spiragli, va da sé, può generare frustrazione. L’attaccante del Lugano non è insomma un chiacchierone. Anche se insieme ai compagni o durante le partite, con l’amata coperta di Linus fra i piedi, sorrisi, abbracci, rabbia ed emozioni non mancano quasi mai. E, in fondo, è quello che conta.

La scintilla

I tifosi, a una certa distanza, si aggrappano ad altro. Devono aggrapparsi ad altro. Nel caso dello sloveno, innanzitutto, alle reti. È calcio, mica un talk show. Celar, al proposito, ha scavato la prima breccia nei cuori bianconeri una notte di fine ottobre. Una notte importante, per Cornaredo e per il club. Correva il 2021 e il Lugano accedeva ai quarti di finale di Coppa Svizzera, battendo 2-1 lo Young Boys. Zan aveva già firmato una doppietta pesante, circa un mese prima a Lucerna. Ma il gol d’apertura contro i gialloneri, la successiva scivolata sulle ginocchia e le braccia spalancate ad abbracciare il pubblico della tribuna principale hanno cambiato qualcosa. Hanno fatto scattare qualcosa. La magia, certo, in anticipo sulla vittoria del trofeo. E - appunto - anche una scintilla tra giocatore e piazza.

La regola e l'eccezione

Il fatto che in Ticino, questa sera, si presenti proprio l’YB è in oltremodo significativo. Sì, perché la sfida contro i gialloneri sarà la numero 100 con la maglia del Lugano per Celar. E, per quanto nato sotto una buona stella, il rapporto del 24.enne con la formazione bernese necessita di una svolta. Il motivo? Beh, in due stagioni e mezza di Super League il centravanti bianconero ha segnato a tutte le compagini. Neopromosse comprese. Tutte tranne una: lo Young Boys.

La legge dei grandi numeri è lì, in agguato. E a stuzzicarla vi sono delle statistiche piuttosto convincenti. Alla vigilia della centesima presenza, Celar può vantare qualcosa come 42 reti realizzate. A tutti i livelli: 34 nel massimo campionato elvetico, 7 in Coppa e 1 in Conference League. Non solo: la media gol in rapporto ai minuti giocati avvicina Celar a grandi bomber del presente e del passato. Il nazionale sloveno, in Super League, trova la via della rete ogni 153 minuti. Quale metro di paragone, ecco i dati di quattro attaccanti di razza che - in tempi più o meno recenti - hanno lasciato il segno in Svizzera: Alex Frei, un gol ogni 135 minuti; Kubilay Türkyilmaz, un gol ogni 152 minuti; Marco Streller, un gol ogni 161 minuti; Stéphane Chapuisat, un gol ogni 171 minuti.

Bottani e Sabbatini nel mirino

Per quanto riguarda la storia del Football Club Lugano e la speciale graduatoria dei suoi migliori realizzatori, Celar ha appena fatto il suo ingresso nella top 10. Lasciandosi alle spalle l’attuale direttore sportivo Carlos Da Silva (41 reti in 151 gare di Challenge League) e mettendo nel mirino due compagni ancora attivi: Mattia Bottani e Jonathan Sabbatini, entrambi a quota 50 gol, e però rispettivamente in 323 e 418 incontri. Non solo: superare il «Pibe» e il capitano significherebbe fare meglio di un certo Christian Gimenez e porsi sullo stesso piano di leggende come Edwin Gorter e Vittore Gottardi.

Cosa manca

In questo campionato, Celar ha totalizzato 8 reti. Erano state 10 al primo tentativo e 16 nello scorso torneo. L’irritazione che, di tanto in tanto, accompagna le prestazioni del centravanti sloveno si spiega in parte con questo raffronto. Da solo, però, non basta. E ciò - lo ribadiamo - considerato che l’apporto di Zan in termini realizzativi può essere ritenuto regolare. No, a fare riflettere e talvolta irritare è l’incapacità di costituire una minaccia costante. Di «fare reparto» sempre e comunque, volendo utilizzare un’espressione calcistica. A differenza di tanti, troppi compagni, il numero 9 non ha per altro mai dovuto reinventarsi o sacrificarsi in ruoli poco congeniali. Le condizioni per incidere - se vogliamo - non sono mai venute meno. Come di fronte a taccuini e microfoni, capita tuttavia che lo sloveno tenda a celarsi tra le pieghe della partita. Aspettando il momento giusto per colpire, ovvio, ma al contempo rendendo la squadra orfana di un punto di riferimento necessario.

Non è tutto. La volontà di lasciare Cornaredo al termine della scorsa stagione non ha aiutato. Né Celar, né il clima di diffidenza che continua ad ammantarne le giocate. I numeri del giocatore, perlomeno, suggeriscono l’ingenerosità di un simile trattamento, mentre l’avvento di Shkelqim Vladi ha parzialmente ridistribuito pressione e responsabilità. In dicembre è nato pure Theo e le ultime uscite di papà Zan tradiscono effettivamente maggiore serenità. L’estate, però, si avvicina. Con il suo carico di promesse e turbamenti: da un lato l’Europeo a cui prenderà parte la Slovenia, dall’altro una nuova finestra di mercato. E affezionarsi a Zan Celar rimarrà complicato.

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