Sud America / Argentina

Buenos Aires. Sudamericana ma anche europea

Con le sue ampie avenidas e piazze, gli innumerevoli spazi verdi allietati da laghetti, i lungo fiume, questa città sembra vissuta dai suoi abitanti come il salotto di casa. La scopriamo percorrendo tre itinerari che richiedono una giornata ciascuno.
Giò Rezzonico
26.10.2024 12:00

Itinerario

Ottobre-Novembre 2024

  • 1° giorno               Partenza da Milano con volo di linea per Buenos Aires
  • 2° giorno               Arrivo a Buenos Aires
  • 3° giorno               Buenos Aires
  • 4° giorno               Buenos Aires
  • 5° giorno               Trelew e visita alla pinguinera di Punta Tombo
  • 6° giorno               Alla scoperta della Penisola di Valdes
  • 7° giorno               Pianure patagoniche e Parco Nazionale Los Alerces
  • 8° giorno               Partenza verso La Junta lungo la Carretera Austral
  • 9° giorno               Parco Nazionale Queulat, ghiacciaio sospeso, Coyhaique
  • 10° giorno             Dal Cile rientriamo in Argentina costeggiando il Lago General Carrera
  • 11° giorno             Ruta Nazionale 40, la Cueva de las Manos Pintadas
  • 12° giorno             Trekking lungo il canyon del fiume Oro
  • 13° giorno             Partenza in direzione El Chalten
  • 14° giorno             Fitz Roy e il Cerro Torre. Nel pomeriggio partenza per El Calafate
  • 15° giorno             Il Lago Argentino e il Ghiacciaio Perito Moreno
  • 16° giorno             Parco Nazionale Torres del Paine
  • 17° giorno             Ritorniamo in Argentina e volo per Buenos Aires
  • 18° giorno             Partenza per il rientro a Milano
  • 19° giorno             Arrivo a Milano

Durata del viaggio: 19 giorni

Operatore turistico: Kel12

Ho avuto la fortuna di arrivare a Buenos Aires il mattino di una soleggiata domenica di tarda primavera (da noi inizio novembre). Solitamente i giorni festivi sono pessimi per visitare una metropoli, perché le strade sono poco animate. Regola non valida per la capitale argentina, dove si ha l’impressione che i suoi abitanti vivano la loro città come il salotto di casa. Sia le vie del centro storico, sia quelle del moderno quartiere di Puerto Madero erano affollate dai portenos (cittadini di Buenos Aires), che passeggiavano lungo vie, animate per chilometri da bancarelle con prodotti artigianali e gastronomici. Molte famiglie avevano invece preso possesso delle numerose aree verdi per sistemare poltroncine, tavoli e attrezzi per il picnic. I tifosi del Boca Junior, forse la squadra più amata al mondo dai suoi fan, già ore prima della partita intonavano cori, ballavano e sparavano razzi davanti allo stadio della Bombonera, nonostante la stagione fosse iniziata molto male per i loro beniamini.

Con le sue ampie avenidas e piazze, gli innumerevoli spazi verdi spesso allietati da laghetti, i lungo fiume, Buenos Aires mi ha dato l’impressione di una città dove sia piacevole vivere (astraendo dalle vicissitudini politiche presenti e passate).

«Una testa di Golia su un minuscolo corpo»: così ha definito la sua città uno scrittore locale per sottolineare la forte concentrazione di popolazione nella metropoli e nei suoi sobborghi, dove abita quasi la metà degli argentini.

La prima impressione che si prova visitandola è quella di trovarsi in Europa. Alle anguste viuzze tipiche dell’urbanistica iberica coloniale, i suoi amministratori, a cavallo tra Ottocento e Novecento, hanno contrapposto ariosi viali sul modello di quelli parigini. Il sindaco Torcuato de Alvear era infatti rimasto affascinato dalla modernizzazione di Parigi operata in quel periodo dal barone Haussmann. In seguito altre costruzioni furono ispirate da edifici americani, come il Palazzo del Congresso della Nazione, progettato sul modello del Campidoglio della capitale degli Stati Uniti, oppure come la stazione Costitucion, una rivisitazione della Victoria Station di Londra.

Buenos Aires conobbe il suo periodo aureo tra fine Ottocento e inizio Novecento grazie all’enorme espansione dei commerci di carne bovina e di lana di pecora. Il successo economico richiamò in Argentina (soprattutto nella capitale) tra il 1840 e il 1930 ben 6 milioni e mezzo di immigrati, provenienti soprattutto dall’Italia e dalla Spagna. Nel giro di 45 anni, dal 1869 al 1914 la popolazione si era addirittura decuplicata e il 70 per cento e oltre degli abitanti era di origine europea.

Anche a causa delle travagliate vicende politiche argentine Buenos Aires crebbe in modo disordinato, spesso senza il rispetto di un piano regolatore. Passeggiando per le vie della capitale si è così colpiti dal sovrapporsi di stili architettonici, che vanno dalla grandiosità ottocentesca al modernismo e oltre. Un caos che disturbò il grande architetto Le Corbusier, a cui nel 1938 fu richiesto un progetto urbanistico mai realizzato. Le Corbusier trovò, ciò nonostante, la capitale elettrizzante: «In quale altro luogo si può avvertire una tale potenziale energia, una tale potenza?». Caratteristiche che  portarono Jorge Luis Borges, il più grande degli scrittori argentini, a definire Buenos Aires «eterna come l’acqua e l’aria». Caratteristiche che la resero anche colta protagonista di grandi romanzi del Novecento, da cui scaturì un’immagine spesso contraddittoria.

Di seguito vi proporremo tre itinerari, che richiedono una giornata ciascuno, per scoprire i principali segreti della capitale argentina. Il primo prevede una passeggiata nel centro storico e la scoperta del nuovo quartiere di Puerto Madero. La seconda giornata sarà invece dedicata agli altri quartieri del centro con un particolare interesse alla politica. Il terzo itinerario ci porterà invece nella Città dei Morti e nei quartieri più a nord, dove si trovano ampi parchi e i principali musei.

 

Dalle origini alla modernità

Il primo itinerario inizia dalla scoperta di quel poco che rimane della Buenos Aires coloniale. Parte dal Cabildo, sede settecentesca del potere esecutivo e fulcro della rivolta per l’indipendenza nel 1810 (oggi museo che ripercorre quelle vicende). Si trova sul lato ovest di Plaza de Mayo, che descriveremo nella seconda passeggiata. Dalla storica piazza imbocchiamo Defensa, la via chiusa al traffico ogni domenica per ospitare la Feria de San Telmo, un mercatino composto da un’interminabile fila di bancarelle che propongono oggetti artigianali, gioielli, souvenir, capi di abbigliamento, opere d’arte e molto altro. Artisti di strada, musicisti e ballerini di tango si esibiscono lungo il percorso. San Telmo con le sue strette vie acciottolate, i bassi edifici ed i numerosi negozi di antiquariato è il quartiere più antico della città, dove rimangono le maggiori testimonianze del periodo coloniale. Fino a fine Ottocento era abitato da famiglie facoltose, che lo abbandonarono per trasferirsi a nord nel barrio de la Recoleta quando scoppiò una grave epidemia di febbre gialla. Le loro agiate residenze vennero così trasformate in «conventillos», case popolari per i più disagiati, dove un singolo locale ospitava un’intera famiglia. Una di queste residenze in Defensa numero 755 è stata trasformata da un privato in un interessante museo (El Zanjon de Granados).

Spostandosi pochi passi dalla via principale si può anche visitare il Mercado de San Telmo, il mercato coperto più suggestivo di Buenos Aires con la sua complessa e ricercata struttura in ferro battuto, costruito nel 1897 dallo stesso architetto che progettò l’imponente Città dei Morti, che visiteremo nel terzo itinerario.

Cuore del quartiere è la graziosa e verde Plaza Dorrego, circondata da numerosi caffè ricavati da palazzi coloniali, tranquilla in settimana e animatissima la domenica quando ospita un mercatino delle pulci.

Proseguendo lungo Defensa si giunge al quartiere di Boca, forse il più famoso della città. Ad accoglierci c’è un grande frastuono: musica ad altissimo volume, scoppiettio di fuochi d’artificio, gente che saltella intonando cori davanti a catapecchie trasformate in sedi di tifosi. Ci troviamo a pochi passi dal mitico stadio della Bombonera sede del Boca Junior: la squadra dell’idolo nazionale Maradona, fondata da immigrati genovesi nel 1905 e certamente la più amata dagli argentini. All’inizio della partita mancano ancora oltre tre ore, ma il clima è già surriscaldato. Si racconta che l’amore dei tifosi per i colori della società sia tale da chiedere agli eredi di spargere le proprie ceneri sul campo di calcio. Essendo però vietato, si diffuse la tradizione di lanciare manciate di ceneri per festeggiare i goal. Fu così che nacque l’idea di creare un cimitero riservato ai fan del Boca: un loro coro canta infatti «anche dal cielo tiferemo per te».

Camminando oltre lo stadio si giunge al variopinto «Caminito», una delle vie più famose e turistiche di Buenos Aires. Le sue case in lamiera ondulata e legno dipinte con i colori sgargianti delle rimanenze di vernice usate per le navi, furono costruite nell’Ottocento dagli immigrati genovesi che lavoravano nei vicini cantieri navali e il cui dialetto diventò la lingua del posto. In quello stesso periodo nacquero in questi quartieri portuali le tristi melodie del tango, ispirate dalla malinconia degli immigrati per le loro terre natie, dove avevano lasciato i propri affetti per la ricerca di un futuro migliore. Alle fatiche e agli stenti dei lavoratori portuali sono dedicate le opere di Benito Quinquela Martin, che di giorno lavorava come carbonaio e la sera si dedicava all’arte. Sono esposte, assieme a quelle di alcuni suoi amici, nell’omonimo museo che si affaccia sul vecchio porto cittadino. A questo artista va anche riconosciuto il merito di avere salvato negli anni Cinquanta del Novecento le baracche del Caminito destinate alla distruzione.

In taxi, o forse meglio con Uber (più sicuro), ci spostiamo ora nel recente e vivace quartiere di Puerto Madero. Scendiamo davanti alla Fuente de las Nereidas e passeggiamo dapprima nel verde lungo l’ampia avenida Tristan Achaval Rodriguez, costeggiando la Reserva Ecologica Costanera Sur, ricavata dalle acque fangose del Rio de la Plata, per poi spostarci verso ovest e raggiungere l’avenida Alicia Moreau De Justo, che costeggia un bacino artificiale su cui si affacciano da entrambi i lati ex magazzini portuali in mattoni, convertiti in loft adibiti a ristoranti, alberghi, caffè, gallerie d’arte. Icona del quartiere, molto piacevole ed animato la sera, è il Puente de la Mujer realizzato nel 2001 dal noto architetto spagnolo Santiago Calatrava, che nella sua eleganza ricorda due ballerini di tango. Lungo il bacino sono ancorate due navi-museo: il vascello-scuola Fregata Sarmineto e la Corbeta Uruguay, impiegata per le ricerche scientifiche in Antartide.

 

La politica e i fasti dell’epoca d’oro

Il secondo itinerario ci permetterà di scoprire l’edilizia dell’età d’oro argentina, tra fine Ottocento e inizio Novecento, partendo da Plaza de Mayo, tristemente famosa per le proteste delle madri che chiedevano di conoscere le sorti dei loro figli assassinati dalla dittatura militare di Jorge Videla (1976-1983). Queste donne, sin dal lontano 1977, si riuniscono in questa piazza ogni giovedì alle 15.30 affinché non si dimentichino gli orrori della dittatura: molte di loro non hanno mai ricevuto una risposta. I desaparecidos (scomparsi) registrati sono infatti 8'917, ma si pensa che in realtà il loro numero sia molto maggiore: tra i 20 e i 30 mila. Questi fatti portano a riflettere sul dolente capitolo della storia politica argentina, caratterizzata da numerose dittature e regimi liberticidi. Regimi come quello peronista, che vide Evita, la moglie di Juan Peron, diventare una sorta di mito nazionale per la sua capacità di arringare la folla dal balcone della Casa Rosada: l’edificio che ospita gli uffici del presidente della Repubblica costruito dal presidente Sarmiento, un politico illuminato al governo dal 1868 al 1874. Alle spalle dell’antico palazzo, una moderna costruzione con il soffitto in vetro ospita un museo dedicato alla turbolenta storia politica del paese.

Altri due monumenti dominano la piazza principale di Buenos Aires: la cattedrale metropolitana, costruita a inizio Ottocento, che ospitava l’arcivescovado di Bergoglio, già Papa Francesco, e il Cabildo, di cui abbiamo parlato nel primo itinerario.

Dalla piazza imbocchiamo l’omonima avenida de Mayo: la via del potere politico, che collega la presidenziale Casa Rosada e il Palacio del Congreso, sede della camera dei deputati e del senato. L’edificio, ispirato al Campidoglio di Washington, fu inaugurato nel 1906. L’avenida de Mayo fu voluta da un altro illuminato politico argentino, il sindaco Torcuato de Alvear. Così come il suo contemporaneo presidente Sarmiento aveva infatti  visitato il mondo e voleva portare nella sua città i moderni criteri urbanistici europei e in particolare quelli parigini. Fu così che nacque l’avenida de Mayo, che divideva la città in due tra nord e sud. Percorrendola, prima di giungere al Palacio del Congreso facciamo tre interessanti incontri. Dapprima il Café Toroni, degno rappresentante dei numerosi caffè porteni ispirati alla tradizione europea, dove si incontravano e tuttora si incontrano politici, attivisti, intellettuali, artisti, letterati. Parecchi sono in attività da oltre un secolo e molti, come il Toroni, conservano gran parte degli arredi originali proponendo un’affascinante atmosfera d’antan.

Il secondo incontro è quello con l’Avenida 9 de Julio, costruita negli anni Trenta del Novecento e ispirata ai Champs Èlisées parigini, ma larga il doppio: è considerato il viale più ampio al mondo.

La terza scoperta, dopo aver attraversato l’avenida 9 de Julio (giorno dell’indipendenza nel 1810) è il Palazzo Barolo, forse l’edificio più intrigante della metropoli per il suo miscuglio di stili. Luigi Barolo, un immigrato che aveva fatto fortuna, negli anni Venti del Novecento chiese al suo connazionale architetto Mario Palanti di realizzare una rappresentazione concreta della Divina Commedia di Dante. Ne scaturì un’edificio a tre livelli (inferno, purgatorio e paradiso), alto 100 metri (come il numero dei canti) con 22 piani (come le strofe di ciascun canto). Sul tetto un faro doveva creare un collegamento virtuale con un palazzo gemello che si trovava, oltre il Rio de la Plata, nella capitale uruguayana di Montevideo.

Prima di giungere al Palacio del Congreso ammiriamo l’imponente monumento ai due congressi che decretarono l’indipendenza del paese nel 1810.

Torniamo sui nostri passi fino all’avenida 9 de Julio, che percorriamo in direzione nord fino a Plaza de la Repubblica, dominata dall’obelisco posato nel 1936 per commemorare il quarto centenario della fondazione della città. Proseguiamo lungo l’avenida 9 de Julio, lunga 2 chilometri, che a questa altezza si incrocia con l’avenida Corrientes, la Broadway argentina, illuminatissima e molto animata la notte. Poco oltre svoltiamo a sinistra per raggiungere Plaza Laval su cui si affacciano importanti edifici. Ad iniziare dal Teatro Colon, uno dei teatri d’opera più grandiosi al mondo. Costruito nel 1908 si sviluppa su 7 piani e  può ospitare 2'500 spettatori seduti e 500 in piedi. Sulla piazza si affacciano anche, edificati nello stesso periodo, il teatro di prosa Nacional Cervantes, la Escuela presidente Roca e il Palazzo di giustizia.

Torniamo in avenida 9 de Julio e proseguiamo fino a Plaza San Martin, circondata anch’essa da palazzi di grande pregio risalenti all’età d’oro argentina. Il Palacio Paz fu costruito a inizio Novecento sul modello del castello di Versailles da un ambizioso editore che aspirava a diventare presidente della Repubblica. La morte prematura glielo impedì. Di grande pregio anche il Palacio San Martin, che fu a lungo sede del ministero degli esteri, composto da tre edifici disposti attorno a un cortile. Di stile art déco è invece il palazzo Kavanagh, costruito nel 1936 da un’originale ereditiera irlandese, che lo volle così alto da impedire ai raggi di sole di raggiungere la cappella di una famiglia aristocratica rea di aver trattato con disprezzo sua figlia.

Nell’ampio giardino posto al centro della piazza spiccano tre monumenti: uno dedicato all’eroe delle guerre di indipendenza in America latina José de San Martin, un altro agli oltre 600 caduti dell’inutile guerra delle Falkland contro la Gran Bretagna, voluta dai militari nel 1982 per salvare se stessi. Il terzo, costituito da una torre alta oltre 70 metri, fu un omaggio del 1916 degli inglesi all’Argentina.

Da Plaza San Martin imbocchiamo l’avenida Florida, una via pedonale dello shopping, che ci riporterà in centro. Di particolare interesse la Galeria Pacifico, un grande magazzino di lusso ricavato, grazie a una splendida ristrutturazione, da un edificio di fine Ottocento ispirato a «Le Bon Marché» di Parigi. Poco distante merita una visita la settecentesca Iglesia de Santa Catarina con le sue splendide decorazioni dorate.  

 

La Città dei Morti e quella dei musei

Questo terzo itinerario prevede una lunga passeggiata a piedi alla scoperta di parchi, musei e di una delle maggiori attrazioni di Buenos Aires: la Città dei Morti alla Recoleta.

La nostra visita inizia dall’Ateneo Grand Splendid, una delle librerie più originali al mondo, ricavata da un prestigiosio teatro. Le antiche strutture sono rimaste intatte modificandone semplicemente la vocazione: i palchetti sono per esempio diventati sale da lettura.

La tappa successiva è il Cementerio de la Recoleta, che raggiungiamo camminando lungo l’avenida Alvear, viale su cui si affacciano pregevoli palazzi di fine Ottocento. Fu infatti in questa parte nord di Buenos Aires che, nel decennio 1870-1880, facoltosi portenos si trasferirono dallo storico e centrale quartiere di San Telmo (primo itinerario) per sfuggire a un’epidemia di febbre gialla. Proseguiamo verso la Città dei Morti, che occupa lo spazio di quattro isolati e ospita quasi 5 mila mausolei alti uno o più piani distribuiti lungo un reticolo di viali perpendicolari. Hanno trovato qui il riposo eterno presidenti, eroi militari, politici importanti, scrittori di fama e molti altri personaggi illustri. Vi si può passeggiare per ore alla scoperta di coloro che hanno fatto la storia di questa città e di questo paese. Ma la tomba più visitata è sempre quella di Evita, la moglie di Peron, diventata un mito nazionale per la sua vicinanza alla gente del popolo, da cui lei stessa proveniva.

Proseguiamo ora a piedi fino al Museo de Buenas Artes, che espone opere di artisti argentini ed europei. Alle sue spalle, in Plaza de las Naciones, sorge l’imponente e originale «Floralis Generica», che dal 2002 apre i suoi enormi petali all’alba per chiuderli al tramonto. Sempre a piedi raggiungiamo il Museo de Arte Latino Americana, uno dei più importanti della metropoli grazie ai suoi oltre 200 capolavori di grandi maestri dell’America del Sud. Ci troviamo ora nel quartiere di Palermo, dove a piedi raggiungiamo i suoi meravigliosi parchi dai vicoli ombreggiati, con piste ciclabili e laghetti su cui rilassarsi in barca. Dopo questa piacevole pausa nel verde raggiungiamo in taxi Plaza Serrano, cuore di Palermo Vieja, il quartiere dove nacque Borges e oggi famoso per i suoi ristoranti e le stravaganti boutiques.

Per saperne di più

  • Argentina, Lonely Planet, Torino 2012
  • Argentina, ClupGuide, Torino 2005
  • Argentina, Meridiani N. 183, 2009
  • Buenos Aires, Lonely Planet, Torino 2017
  • Nick Caistor, Buenos Aires, Bologna 2014
  • Jorge Luis Borges, Fervore di Buenos Aires, Milano 2015
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