Lungo l’Orientale Sarda
Itinerario
(maggio 2007)
- 1° giorno Milano – Cagliari
- 2° giorno Cagliari – Muravera – Jerzu – Arbatax – Cala Gonone – Oliena – Su Gologone (280 km)
- 3° giorno Su Gologone – Serra Orrios – S'Ena e Thomes – Lula – Siniscola – Santa Lucia – Posada – San Teodoro – Porto San Paolo – Olbia – Arzachena – Capo d'Orso – Palau – La Maddalena (190 km)
- 4° giorno La Maddalena – Caprera – Palau – Golfo di Arzachena – Porto Cervo (70 km)
- 5° giorno Porto Cervo – Porto Rotondo – Golfo Aranci – Olbia (65 km)
Durata del viaggio: 5 giorni
Operatore turistico: Organizzato in proprio
Oggi, quando si sente parlare di Sardegna, per associazione di idee si pensa immediatamente al mare. È normale: è un’isola e ha splendide spiagge! Eppure storicamente esiste un’altra Sardegna, sviluppatasi all’interno delle coste, che può essere considerata la vera Sardegna. L’itinerario in automobile che vi proponiamo si sviluppa da Cagliari a Olbia lungo la strada statale 125, denominata «Orientale Sarda», costruita sul tracciato di una delle quattro arterie d’epoca romana. Per conoscere la Sardegna più discosta e tradizionale, quella montagnosa, vi suggeriamo due deviazioni sui Monti del Gennargentu e del Supramonte, tristemente famoso per i sequestri di persona.
Il tragitto proposto presenta motivi di interesse sia naturalistici che sociali: un ambiente sociale ancora cristallizzato, in cui sono riconoscibili comportamenti sedimentati da secoli e un ambiente naturale, che nella varietà degli aspetti costitutivi, rimanda alle due componenti più suggestive e intime dell’isola, ossia i monti solitari e le coste di straordinaria varietà e bellezza.
Incursioni verso il mare
Il nostro itinerario lungo l’«Orientale Sarda» corre prevalentemente all’interno. Per decine di chilometri capita di non incontrare un centro abitato. La strada si affaccia al mare solo in corrispondenza dello sbocco di vallate alluvionali o allorché si eleva oltre il cordone montuoso litoraneo. Frequenti deviazioni collegano però con le località balneari.
Lungo il percorso vi proponiamo alcune deviazioni sulla costa, oltre naturalmente alla visita della Costa Smeralda e dell’arcipelago della Maddalena. La prima riguarda il golfo di Arbatax. Sul promontorio granitico di Capo Bellavista affiorano filoni di porfido che, spingendosi in mare, emergono coi caratteristici spuntoni noti come le «Rocce Rosse di Arbatax». Molto grazioso anche il villaggio di Santa Maria Navarrese, che si affaccia sul golfo con la sua graziosa chiesina e la torre spagnola, da cui si gode una splendida vista.
Giunti a Dorgali vi proponiamo una deviazione di 10 chilometri per scendere al mare, seguendo un tragitto spettacolare, in direzione di Cala Gonone. Splendida la strada lungo la costa che porta a Cala Luna.
Un’ottantina di chilometri più a nord vale la pena di deviare verso San Teodoro, borgata di antica origine, per poi raggiungere l’incantevole Capo Coda Cavallo, da cui potrete godere di una splendida vista sulla costa e sulle isole verso nord.
La Costa Smeralda con le sue prestigiose località di Porto Cervo e Porto Rotondo non esige certo presentazioni. Se amate lo shopping, a Porto Cervo lascerete l’anima, oltre che il portafogli.
L’incantevole arcipelago della Maddalena
Il luogo di mare forse più incantevole della Sardegna è però l’arcipelago della Maddalena con le sue sette isole. In automobile potrete visitare in parte Caprera e molto bene La Maddalena con le sue straordinarie strade panoramiche. Su tutta l’isola, ma in particolare a Tegge in riva al mare, potrete ammirare straordinarie opere d’arte scolpite nel corso dei secoli dalla natura attraverso il vento e le onde del mare. Secondo il geografo francese Jules Sion, incantato dall’asprezza e dalla solitudine del paesaggio, ricordano le incisioni dantesche di Gustave Doré. Poco più avanti, una strada sterrata scende al mare verso Cala Madonnetta. Giunti al termine potrete salire a piedi verso una graziosa cappella costruita a forma di nave da cui si domina il golfo. Quando lascerete l’isola e in 20 minuti di traghetto tornerete a Palau, non mancate di visitare il Capo d'Orso e di salire a piedi sulle splendide rocce scolpite dal vento.
L’altra Sardegna, paesaggi montani
Il carattere più rimarchevole del nostro itinerario lungo l’«Orientale Sarda» è costituito dalla bellezza dei paesaggi montani, che si succedono a partire dal tratto iniziale. Proponiamo due deviazioni. La prima lungo la Valle del Rio Pardu per ammirare le singolari formazioni rocciose localmente note come «tacchi», la seconda nel Supramonte, inoltrandovi da Dorgali verso il centro dell’isola, dopo aver attraversato suggestive montagne dolomitiche dalla connotazione di tipo alpino, nonostante l’altezza non cospicua. Incontrerete territori incontaminati, paesaggi affascinanti, dove l’unico brusio sarà quello del vento.
È questa un’altra Sardegna: delle montagne e della pastorizia, delle greggi e delle transumanze, chiusa in se stessa nelle sue impenetrabili regioni, che conserva con orgoglio anche i suoi antichi tratti guerrieri. Una Sardegna che si oppose agli invasori di tutte le epoche, in parte con successo, e che si contrappone a quella delle coste e delle pianure, dei campi coltivati e delle città, aperta invece agli influssi dei conquistatori stranieri. Un mondo a sé, caratterizzato dalle difficoltà di accesso e dalle dure condizioni di vita. In queste valli ripide e scoscese si è sviluppata quella comunità umana che in millenni ha costruito la Sardegna pastorale, con le sue pecore, le sue transumanze, la sua fame di pascoli.
Tra pastorizia e cerealicoltura
La pastorizia, assieme alla cerealicoltura è stata sempre la fonte principale di ricchezza dell’economia sarda. Già nel 1611 Martin Carillo contava circa un milione di pecore. Ma la vita contadina era molto dura secondo il profilo tracciato da un pastore di Sarule: «che se nevica è contro di lui, se c’è la siccità che ne piange è lui, se i prezzi scendono lui ci rimette il latte e tutto, se salgono contro di lui, se ci sono i carabinieri è contro di lui, perché è pastore e il pastore è sempre solo, solu che se fera, solo come una fiera, e per lui non c’è casa, non c’è paese, non c’è figlio, non c’è festa».
Se già la Sardegna fu considerata «l’isola dimenticata», vissuta in condizioni di singolare isolamento, poco considerata dai suoi conquistatori, «un’eccezione tra le isole mediterranee, perché ferma e chiusa in se stessa», un «museo naturale di etnografia», le regioni montagnose del centro est possono considerarsi un’isola nell’isola.
Un indirizzo da non perdere
Nel cuore di questa Sardegna, in uno dei luoghi più magici toccati dal nostro itinerario, nella fresca campagna del Supramonte, avvolta nel silenzio rilassante e antico delle coltivazioni di vigneti e olivi, dove l’aria profuma delle essenze di mirto e rosmarino, incontrate una delle leggende dell’ospitalità sarda: Su Gologone. Mentre Aga Khan concepiva il suo progetto turistico sulla Costa Smeralda, Peppeddu Palimodde e sua moglie, indebitandosi fino al collo, realizzarono un sogno quasi impossibile: aprire un ristorante con cucina tradizionale e in seguito un albergo di lusso in una regione allora dimenticata da tutti, in preda alla miseria e tristemente famosa per i suoi briganti. «Ci dicevano che eravamo matti – racconta la signora - perché la gente non sarebbe mai andata al ristorante per mangiare la cucina casalinga». Oggi il ristorante Su Gologone è considerato un tempio della cucina sarda e il raffinato albergo un’oasi per chi ama la natura.
L’antica civiltà nuragica
Per le sue vicende storiche la Sardegna non offre un patrimonio artistico di particolare interesse, salvo le testimonianze del periodo nuragico, quando l’isola - come fa notare lo storico Paolo Melis - «ebbe uno sviluppo originale e grandioso, quale non è dato riscontrare nelle altre aree mediterranee».
La civiltà nuragica, come abbiamo visto nell’itinerario «Lungo la costa occidentale», lungo la costa occidentale dell’isola, si sviluppò in Sardegna su un lungo periodo che va dal 1800 a. C. alla fine del VI secolo a. C. La popolazione, che si pensa superasse i 200 mila abitanti, era dedita soprattutto alla pastorizia e all’agricoltura ed era distribuita capillarmente sul territorio in piccoli villaggi: i nuraghi appunto, in cui le abitazioni venivano costruite attorno alla torre centrale (una sorta di castello), difesa a distanza da una cinta muraria.
Le tombe dei giganti
Il nostro percorso lungo l’«Orientale Sarda» prevede la visita del villaggio nuragico di Serra Orrios, a una decina di chilometri da Oliena, formato da oltre 70 costruzioni per la maggior parte di tipo circolare. L’itinerario prevede però anche la visita di tre luoghi funerari, definiti popolarmente «le Tombe dei giganti» per le loro notevoli dimensioni. Si tratta di sepolcri collettivi della civiltà nuragica, che solitamente sorgevano nei pressi di un villaggio. Al centro campeggia un’alta stele formata da un’unica lastra con un portale che rappresenta l’ingresso alla vita ultraterrena. Ai lati della stele si trova una serie di lastroni infissi nel terreno, che delimitano uno spazio circolare ad esedra e che hanno un andamento digradante. Quest’area era riservata al culto e alle offerte per i defunti. La stele è unita mediante un piccolo corridoio al corpo della tomba, che ha grandi dimensioni per la sepoltura comune dei membri del villaggio.
Sul nostro percorso incontriamo le tombe dei giganti S'Ena e Thomes, a pochi chilometri dal villaggio nuragico di Serra Orrios, quella di Coddu 'Ecchju a pochi chilometri da Arzachena e quella di Li Lolghi, a pochi chilometri dalla precedente.
Per saperne di più
- Italia, La Guida verde, Michelin, Edizioni per viaggiare, Milano 2002 (pagg 454 — 467)
- Italia 2007, Alberghi e ristoranti, Michelin
- Sardegna, Guida d'Italia (guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2005
- Sardegna, Guide d'Italia, (guida verde), Touring Club Italiano, Milano 2004
- Italie du sud, les guides bleus, Hachette, Paris 1977
- Sardegna, Meridiani, anno XVIII, numero 140, luglio 2005
- La storia di Sardegna, Carlo Delfino editore, Sassari 2000
- Paolo Melis, Civilta nuragica, Carlo Delfino editore,
- Sassari 2003
- Serra Orrios e i monumenti archeologici di Dorgaii,
- Sardegna archeologica, Carlo Delfino editore, Sassari 2005