Castle On Air

Al Castelgrande l'operazione nostalgia di Antonello Venditti

Nostalgia del disco più importante del suo vasto repertorio, «Sotto il segno dei pesci», di alcune donne con cui ha realmente o metaforicamente incrociato il cammino, del periodo liceale, ma anche dei non sempre facili rapporti sentimentali
© CdT/Gabriele Putzu
Mauro Rossi
29.06.2023 10:33

L'impatto iniziale del secondo concerto di «Castle On Air» è, a prima vista, lo stesso di quello iniziale: come per Il giovanissimo Lazza, anche per Antonello Venditti è ampissima la folla accorsa al Castelgrande di Bellinzona per seguire il proprio beniamino e che attende con trepidazione la sua entrata in scena. Quando però ciò accade, la diversità del pubblico si palesa. Se all'apparizione del giovane trapper è tutto un innalzarsi di telefonini al cielo per catturare lo show sin dal primo istante, quando Venditti - in perfetto orario, altra sottile ma significativa differenza - sale sul palco, ad accoglierlo sono quasi esclusivamente grida e caldi applausi. 

La differenza tra «boomers» (perché l'età media del pubblico vendittiano è posizionata prevalentemente tra gli «anta») e «Generazione Z» ai concerti sta anche in questo: i più giovani devono confermare immediatamente all'universo dei «social» di esserci, i primi si «accontentano» di viverlo. 

Intendiamoci, non è che durante le sue ore di show del cantautore romano non siano spuntati i cellulari, ci mancherebbe: soprattutto durante le -  lunghe - parentesi romantiche dello spettacolo tantissimi si sono trasformati in fotografi e cameraman, però con un approccio diverso, più da cartolina ricordo.

D'altronde se volessimo sintetizzare con una parola lo show del cantautore, questa non potrebbe essere che nostalgia. Nostalgia del disco più importante del suo vasto repertorio, Sotto il segno dei pesci, le cui due canzoni più celebri, Bomba o non bomba e la «title track» hanno aperto lo spettacolo pur non esenti da qualche incertezza vocale (a 74 anni la voce, ancorché potentissima, ci mette un po' a scaldarsi...); nostalgia di alcune donne con cui ha realmente o metaforicamente incrociato il cammino (Sara, Marta, Giulia e la Cinzia del mitico concertone di Marley a San Siro); nostalgia del periodo liceale (il fenomenale poker eseguito al pianoforte solo di Giulio Cesare, Compagno di scuola, Ci vorrebbe un amico e Notte prima degli esami) ma anche dei non sempre facili rapporti sentimentali («sono da sempre una vittima del femminismo» ha rimarcato) al centro di Dalla pelle al cuore, Unica e Amici mai.

Il tutto inserito in un quadro sonoro di crescente emotività culminato con l'esecuzione di classici quali Alta marea, Benvenuti in paradiso e la caustica (e sempre attualissima)  In questo mondo di ladri, per arrivare al gran finale in cui ha commosso tutti ritirando fuori, in versione acustica, quella Roma capoccia che solo raramente esegue in concerto ma che nell'atmosfera quasi fatata del Castelgrande, mercoledì sera, era quasi immancabile.

Grazie e alla prossima, maestro.