Stati Uniti

Biden firma la stretta sulle armi, proteste per l'aborto

Intanto, un gruppo di 83 magistrati in 28 Stati USA hanno annunciato pubblicamente che non perseguiranno chi cerca o pratica l'aborto
© KEYSTONE (EPA/WILL OLIVER)
Ats
25.06.2022 08:47

Il presidente americano Joe Biden firmerà oggi la legge per una stretta sulle armi, approvata ieri e l'altroieri da Senato e Camera, prima di partire per la Germania e la Spagna dove parteciperà ai vertice del G7 e della Nato.

Frattanto, in tutti gli Stati Uniti continuano le proteste contro la sentenza della Corte Suprema che ha di fatto abolito l'aborto negli Stati Uniti a livello federale.

Come conseguenza della sentenza della Corte suprema, sette Stati americani hanno bandito l'aborto subito dopo la decisione e altri sette lo faranno nei prossimi 30 giorni. Si tratta di Stati a guida repubblicana che avevano già varato restrizioni sull'interruzione di gravidanza ma sono in tutto 26 quelli in cui l'aborto potrebbe essere bandito per sempre.

Intanto, un gruppo di 83 magistrati in 28 Stati USA hanno annunciato pubblicamente che non perseguiranno chi cerca o pratica l'aborto. «Non tutti siamo d'accordo a livello personale o morale sulla questione dell'aborto. Ma siamo uniti nella nostra ferma convinzione che i magistrati abbiano la responsabilità di astenersi dall'utilizzare le risorse limitate del sistema legale penale per criminalizzare decisioni personali», secondo una nota congiunta partita dal procuratore di Los Angeles, George Cascon.

Tra i magistrati c'è chi vive ed opera in uno degli Stati che intendono garantire il diritto all'aborto come California e Illinois, ma ce ne sono anche 11 di Stati che hanno già attuato leggi severissimo contro l'aborto come Texas, Louisiana e Alabama.

«Una decisione incoraggiante»

Tra le dichiarazioni dei vescovi americani sulla decisione della Corte Suprema di abolire la sentenza del 1973 che legalizzava l'aborto in tutto il Paese, sono giunte nella serata di ieri quelle dei cardinali Sean O'Malley, arcivescovo di Boston, e Blase Cupich, arcivescovo di Chicago. O'Malley - riferisce Vatican News - ha parlato di una decisione «profondamente significativa e incoraggiante».

«Il nostro continuo impegno nel sostenere la nostra posizione sulla protezione dei bambini non nati è coerente con la nostra difesa di questioni che riguardano la dignità di tutte le persone in tutte le fasi e in tutte le circostanze della vita», ha chiarito il cardinale. «La Chiesa impiega questo principio di coerenza nell'affrontare le questioni razziali, la povertà e i diritti umani in generale. È una posizione che presenta un argomento morale come fondamento per la legge e la politica di protezione della vita umana».

Cupich, accogliendo «con favore» la sentenza della Corte Suprema, ha ribadito in una dichiarazione la convinzione della Chiesa cattolica «che ogni vita umana sia sacra, che ogni persona sia fatta a immagine e somiglianza di Dio e che quindi meriti riverenza e protezione». «Questa convinzione è il motivo per cui la Chiesa cattolica è il più grande fornitore di servizi sociali del Paese, molti dei quali mirano a eliminare la povertà sistemica e l'insicurezza sanitaria che intrappolano le famiglie in un ciclo di disperazione e limitano le scelte autentiche».

«Questa sentenza - ha aggiunto il porporato - non è la fine di un percorso, ma piuttosto un nuovo inizio. Sottolinea la necessità di comprendere coloro che non sono d'accordo con noi e di inculcare un'etica del dialogo e della cooperazione. Cominciamo con l'esaminare la nostra coscienza nazionale, facendo il punto su quei luoghi oscuri nella nostra società e nei nostri cuori che si rivolgono alla violenza e negano l'umanità dei nostri fratelli e sorelle, e mettiamoci al lavoro per costruire il bene comune scegliendo la vita».

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