L'analisi

Aborto, ora attenti alle leggi "grilletto" e alla guerra delle pillole

La Corte suprema statunitense ha deciso di abolire il diritto federale all'interruzione di gravidanza: ecco le prime conseguenze
Dario Campione
24.06.2022 21:04

La Corte suprema statunitense ha abolito oggi la storica sentenza Roe vs Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l'aborto negli Stati Uniti. La decisione non ha soltanto ribaltato mezzo secolo di precedenti giurisprudenziali in materia di interruzione di gravidanza, ma ha anche diviso il Paese in due. La metà circa degli Stati vieterà, infatti - o restringerà ulteriormente - la possibilità di abortire.

Secondo il New York Times, che da settimane analizzava con attenzione le possibili conseguenze della cancellazione di Roe vs Wade, in una ventina di Stati l’aborto sarà proibito e in una decina saranno introdotte pesanti restrizioni. Negli Stati in cui si prevede che rimanga legale, invece, il diritto all’aborto potrebbe essere ampliato. Le prime restrizioni entreranno in vigore in tempi brevissimi in 13 Stati con le cosiddette leggi “Trigger” (grilletto), progettate e approvate per essere emanate immediatamente dopo la pronuncia dei giudici di Washington. Norme di questo tipo, affermano i ricercatori del Guttmacher Institute (gruppo indipendente di ricerca sul diritto alla salute, fondato nel 1968), sono state votate in Arkansas, Idaho, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, North Dakota, South Dakota, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah e Wyoming.

Alcune di queste leggi vietano quasi completamente l’aborto, altre lo impediscono dopo poche settimane (da 6 a 15). Ieri, un’ora dopo la diffusione della notizia, il Missouri ha annunciato di aver già “tirato il grilletto” e di aver dato via libera alle nuove regole.

In Arkansas, la legge di attivazione entrerà invece in vigore non appena il procuratore generale dello Stato certificherà la decisione della Corte Suprema. Mentre in Texas, un divieto quasi totale sarà applicato 30 giorni dopo la proclamazione della sentenza.

La guerra delle pillole

Il Guttmacher Institute ha comunque stimato che saranno almeno 26 gli Stati in cui non si potrà più interrompere la gravidanza. Questo significa che in vaste aree del Sud-Ovest e del Midwest degli USA le donne si vedranno negare un diritto sin qui garantito costituzionalmente.

Anche da un punto di vista geografico, la spaccatura sarà evidente. La maggior parte degli Stati in cui l’aborto sarà ancora legale sono infatti a Nord-Est o sulla costa occidentale (Nevada, Oregon, Washington e California) . E proprio in California, il governatore Gavin Newsom ha proposto di sancire il diritto all’aborto nella Costituzione dello Stato, il più popoloso dell’Unione.

Non è finita: una “guerra” legale potrebbe presto esplodere sull’attività dei ginecologi. Alcuni Stati conservatori vorrebbero infatti limitare la possibilità di prescrivere le pillole abortive dopo una visita di telemedicina online. 

Negli anni Dieci del XXI secolo il numero di aborti negli Stati Uniti ha ripreso a crescere, invertendo una tendenza in calo che durava ormai da quasi tre decenni. Lo affermano i dati diffusi pochi giorni fa, il 15 giugno, sempre dal Guttmacher Institute.

Stando alle cifre, il tasso di interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti ha raggiunto il picco nel 1980, sette anni dopo la sentenza Roe vs Wade, a 29,3 aborti ogni mille donne in età fertile (vale a dire, tra i 15 e i 44 anni), e si è attestato a 13,5 ogni 1.000 nel 2017, prima di aumentare a 14,4 ogni 1.000 nel 2020. In quello stesso anno, negli USA sono stati registrati 930.160 aborti (il 20,6% del totale delle gravidanze, rispetto al 18,4% del 2017).

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