«Bloccare quelle rive è illegale, l’accesso al lago va restituito»

«Bloccare quelle rive è illegale, l’accesso al lago è un diritto di chiunque e va restituito al più presto alla popolazione. La situazione è allarmante, i proprietari dei campeggi installano in maniera selvaggia recinzioni esteticamente orribili». Non usa mezze parole il consigliere nazionale (nonché municipale di Gordola) Bruno Storni, nel prendere parte all’annosa disputa riguardante la possibilità di passeggiare liberamente e in tutte le stagioni lungo la «litoranea» a Tenero, in quel tratto di un chilometro e mezzo tra il giardino del ristorante L’approdo, ancora in territorio di Minusio, e la foce del fiume Verzasca.
«Sono intervenuto la prima volta qualche anno fa. All’epoca, il livello dell’acqua durante l’estate si era abbassato ed erano state posate delle transenne, proprio su un banco di sabbia», aggiunge il 70.enne. Dopo una prima rimozione, il «fenomeno» si è però ripresentato. E, a un certo punto, le sollecitazioni all’indirizzo delle autorità sono risultate vane.


Lo zampino del Centro sportivo
«Dal 2019 è stato aperto un percorso, come suggerito dai pianificatori, ma solo durante l’inverno. È curioso, perché il Programma di agglomerato prevede che resti praticabile tutto l’anno», ricorda ancora il rappresentante socialista riferendosi al «Sentiero delle Rive», stando a quanto riportato in un articolo di Sacha Cellina sul quotidiano la Regione.
In tutto questo, ci si mette anche il Centro sportivo della Confederazione, che detiene un segmento di tutto rispetto nella zona in questione. «Ci sono forti opposizioni pure da parte loro. Incomprensibili, considerando il beneficio di cui possono godere, con l’occupazione di 120.000 metri quadrati di impianti per attività fisiche, tra cui grandi edifici con palestre, piscine e campi da calcio. Nonostante ciò, vogliono “appropriarsi” anche una spiaggia pubblica durante l’estate», deplora il politico.
Là dove si imparava a nuotare
«Quella porzione di costa è sempre stata aperta. Quando ero ragazzino, ho imparato a nuotare lì perché era accessibile e c’era solo una fattoria. Dagli anni Ottanta, però, il centro sportivo ha iniziato a svilupparsi. Ora, secondo me, hanno superato il limite, perché dovrebbero avere almeno un minimo di riguardo soprattutto nei confronti di chi vive qui». La faccenda era stata presentata in un’interpellanza al Consiglio federale, sempre dal nostro interlocutore, sulla quale l’Esecutivo ha preso posizione la scorsa settimana.
«In una maniera non del tutto soddisfacente, anzi. In buona sostanza, ha delegato ai Comuni la gestione del problema, limitandosi a confermare che la soluzione esistente, concordata con le autorità locali, è equilibrata, ritenendo un intervento non necessario. Ora, non vorranno mica avere l’esclusiva sul sentiero, che è solo una striscia di terra che tocca il comparto al suo margine? No, è inaccettabile», esclama.
Ma non è tutto. Perché anche il governo cantonale ha ricevuto, meno di un mese fa, una lettera aperta che sollevava le stesse criticità, questa volta estese a tutta l’area demaniale.
In attesa di una risposta
«Non ho ancora ottenuto una risposta. Il documento era corredato da numerose fotografie a testimonianza delle installazioni di barriere fuorilegge, sempre da parte di strutture di accoglienza turistica. Fra l’altro, si chiedeva pure se il Cantone sottoscrive accordi con i proprietari dei campeggi, concedendo l’uso della spiaggia in cambio di un compenso, negandone l’accesso alla popolazione. Questo è illegittimo. Non capisco come il Cantone possa affittare a privati un bene in realtà appartenente a tutti».
L’associazione nazionale
Una freccia in più nella faretra, uno «strumento» nel quale riporre le speranze di andare incontro anche alle esigenze dei visitatori stessi - ospiti nelle aree dei camper al centro della polemica e che non vogliono sentirsi «imbrigliati» da cancelli - è rappresentato dall’associazione nazionale «Rives Publiques» nata nel 2003. «Di recente, si è opposta al progetto di Roger Federer di costruire una rimessa per barche a Zurigo».
Ci sarebbe poi anche una variante al piano regolatore che prevedeva un nuovo albergo, bocciata dal Consiglio comunale. «Non conosco i dettagli, ma è certo che prima di mettere mano a quel prezioso comparto occorre recuperare ciò che è stato sottratto nel passato», conclude Storni.