L'iniziativa

Con «Madame Frigo» Locarno si scopre meno «sprecona»

In centro città è appena entrata in funzione la prima installazione «Madame Frigo» in Ticino, la 166. in Svizzera – L’idea è nata un decennio fa con l’intento di ridurre gli scarti alimentari: «Chiunque può portare o ritirare prodotti»
Da sinistra, Davide De Donatis, Anjia Schenk, Daniele Polli di Okkio e Alissa Hernandez (una delle responsabili del negozio Hangar) © CdT/Chiara Zocchetti
Jona Mantovan
04.05.2025 23:30

Grazie a lei, Locarno diventa da subito meno «sprecona». Si chiama «Madame Frigo» e al Corriere del Ticino ne aveva parlato in maniera piuttosto approfondita già nel 2023 proprio un giovane locarnese trapiantato a Zurigo, Adarsh Sitapati. Il concetto è semplice: un involucro costruito con assi da cantiere, quelle classiche gialle, rivela al suo interno un frigorifero e chiunque può depositarvi cibarie o ritirare quelle che vi sono custodite. Un progetto nazionale, nato un decennio fa da quattro studenti di Berna, che mira a ridurre gli sprechi, quantificati nella sola Svizzera in 2,8 tonnellate all’anno (vale a dire un terzo del totale) di alimenti, come riporta la pagina dell’iniziativa www.madamefrigo.ch.

Nel sito si precisa pure come, nella Confederazione, siano già 166 le installazioni simili a quella appena accesa in via Luini, sotto il portico da cui si accede al negozio di oggetti di seconda mano Hangar, aperto un paio d’anni fa dalla Cooperativa Area (che offre impiego a persone escluse dal mercato del lavoro o con difficoltà personali), in una zona centralissima della città e dove un tempo c’erano i locali dell’ex tipografia Rezzonico.

L’invitante scritta «Aprimi»

Inaugurato sabato con il suo simpatico logo scritto a mano e l’invitante scritta «Aprimi» accompagnata da una freccia in corrispondenza dello sportello, non ha mancato di destare curiosità tra i passanti.

Anna, pensionata 68.enne, afferma di trovarla «un’idea geniale». La donna ha appena messo all’interno una busta contenente della verdura. «Porri, carote e zucchine. Ma ho qui anche della farina. Qualcuno mi ha dato del cibo in più prima di partire per le vacanze. Tuttavia, visto che vivo sola, anche per me era troppo. E ho pensato che fosse inutile lasciarlo a casa».

Tutto nasce a Berna nel 2014 e dal 2018 l’offerta si estende riscuotendo successo nella Confederazione

La prima «fornitura»

Ecco dunque la prima «fornitura» alla generosa «signora in giallo». Chissà se, presto, qualcuno ne approfitterà, magari per preparare una zuppa.

Intanto, alla ben frequentata cerimonia, l’operatrice sociale Alissa Hernandez Pita - fra l’altro responsabile del punto vendita insieme alla collega Ylenia De Bolla - risponde sorridente alle domande dei curiosi e dei giornalisti: «Era da tempo che le associazioni Basta Poco e Okkio volevano portare questo formato nella Svizzera italiana. Ci siamo incontrati qualche tempo fa per discutere i dettagli e oggi eccoci qui», spiega la 27.enne, precisando che uno dei compiti a carico della realtà sociale che rappresenta sarà proprio legato alla manutenzione dell’elettrodomestico.

Pulizia e manutenzione

«Verificheremo che non ci siano alimenti da smaltire e che il dispositivo non abbia malfunzionamenti. Inoltre, consegneremo ogni tre mesi una serie di rapporti alla sede centrale dell’associazione senza scopo di lucro, che ha ‘casa’ a Lucerna». Sul posto anche Raffaele Pellegrino, collaboratore del Dipartimento del territorio, che mostra la disposizione corretta all’interno di un’ipotetica ghiacciaia, rappresentata in scala reale su un tabellone, per una conservazione ottimale delle derrate, attaccando e staccando tramite un nastro in velcro le figure che riproducono le vettovaglie più disparate. «È una sorta di gioco che stiamo utilizzando sia nelle scuole, sia in situazioni come quella di oggi, per sensibilizzare differenti tipi di pubblico al tema dello spreco alimentare», dice il 39.enne.

Oltre la data di scadenza

Sul retro della portiera, poi, è affisso un foglio tratto dal sito www.foodwaste.ch, con alcuni consigli sul consumo «anche dopo la data indicata dalla scadenza sull’etichetta»: ad esempio, un anno per tè e caffè; quattro mesi per i cereali da colazione o fette biscottate; tre per prodotti surgelati, uno per snack salati, latte UTH, burro o formaggio a pasta dura; due settimane per salumi e uova cotte; infine, sei giorni per uova e latte pastorizzato.

La giornata si rivela memorabile anche per Claudio Cianca, tra i fondatori dell’associazione Basta Poco: «Abbiamo anche organizzato questo aperitivo - evidenzia il 62.enne indicando le tavolate imbandite - con il minor impatto possibile sull’ambiente, nell’ambito di un progetto che abbiamo chiamato “Melogusto”: è buono, fa bene alla nostra salute e fa bene al pianeta».

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