L'intervista

Cambiamenti climatici: «La politica è di fronte a scelte precise»

Marco Gaia, responsabile previsioni e consulenze di MeteoSvizzera: «Mi auguro che la 30. COP, in programma a Belém, in Brasile, non sia l’ennesimo fallimento»
Eventi meteorici sempre più violenti sono la conseguenza dei cambiamenti climatici in atto. ©Gabriele Putzu
Dario Campione
04.11.2025 21:00

Marco Gaia, responsabile previsioni e consulenze di MeteoSvizzera, spiega al Corriere del Ticino l’importanza dello studio sui nuovi scenari climatici presentato a Berna.

«I cambiamenti del clima sono e saranno in atto ancora per secoli - dice Gaia - Possiamo rallentarli, ma non impedirli completamente. Una componente fondamentale per il benessere della Svizzera e della sua popolazione, in futuro, sarà quindi adattarsi ai cambiamenti. Per farlo, coloro che prendono le decisioni politiche, urbanistiche, di gestione del territorio o di protezione dai pericoli naturali hanno bisogno di basi solide, scientificamente robuste. A questo servono gli scenari climatici che, su mandato del Consiglio federale, MeteoSvizzera elabora ogni 6-7 anni con l’aiuto delle università e dei politecnici elvetici».

Diversi i messaggi chiave dello studio 2025, dice Marco Gaia. Fra questi: «I cambiamenti climatici sono confermati anche in Svizzera, interessano pure le nostre regioni; e, rispetto al 2018, sono più veloci di quanto ci aspettassimo allora. La ricerca mette in evidenza come, con le decisioni di oggi, possiamo ancora influenzare la strada su cui ci muoveremo in futuro. Decidiamo oggi se vivremo in un mondo in cui, alla fine del secolo, la temperatura sarà salita di 2 o di 3 °C rispetto al periodo preindustriale. Lo decidiamo in questi anni, con le scelte che stiamo facendo. Se ci muoveremo velocemente verso la società a zero emissioni nette di gas a effetto serra, riusciremo a ridurre in modo importante gli impatti dei cambiamenti climatici; se non lo faremo, saremo di fronte a conseguenze su più ampia scala e di più ampia portata».

Nulla è scontato, anche perché l’attenzione verso i temi ambientali sembra essersi attenuata negli ultimi mesi. Molti parlano di sottovalutazione del problema, parola che però Gaia non condivide del tutto.

«Non penso che sia il termine corretto - afferma - Credo, invece, che il tema dei cambiamenti climatici sia in forte concorrenza, al momento, con tutta una serie di altri problemi: l’immigrazione, le guerre, i dazi. Temi tutti molto più a corto termine. Il mutamento del clima è una questione di lungo periodo. Una guerra possiamo fermarla, i dazi possiamo eliminarli. I cambiamenti climatici sono invece conseguenza diretta delle nostre attività. Se vogliamo influenzarli, e lo possiamo ancora fare, dobbiamo assolutamente cambiare rotta, altrimenti la natura andrà avanti secondo le sue leggi».

A fine mese, a Belém, in Brasile, si aprirà la 30. Conferenza ONU sul clima (COP). C’è il serio rischio che i risultati siano deboli rispetto alle attese (e, forse, anche alle necessità).

«Il mio auspicio - dice Marco Gaia - è che si facciano passi avanti. Mi auguro pure che la Svizzera, Paese piccolo ma ascoltato nel consesso internazionale, continui a fare la sua parte, anche grazie alla forte capacità progettuale che le permette di sviluppare innovazioni tecnologiche utili alla gestione dei cambiamenti climatici».

Sino a 15, 20 anni fa, conclude Marco Gaia, «c’era chi metteva in dubbio i cambiamenti climatici. Oggi non più. Il dibattito, adesso, si è spostato su un altro versante, su che cosa fare. Siamo di fronte a scelte di ampia portata socio-economica: investire di più nell’eolico o nel solare, seguire la strada dei sussidi o quella degli indennizzi, e così via. È importante che queste decisioni siano corali e basate su dati oggettivi. Il lavoro di MeteoSvizzera, con gli scenari climatici, serve proprio a questo».

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