Terrorismo

Chi era Ayman al-Zawahiri, ucciso in Afghanistan

È considerato il leader di al-Qaida, braccio destro di bin Laden negli attacchi dell'11 settembre – Il presidente USA: «Non importa quanto tempo serve, o dove vi nascondete, se siete una minaccia gli Stati Uniti vi troveranno»
Jenny Covelli
02.08.2022 11:07

Sono trascorsi quasi 21 anni. Era l'11 settembre 2001. L'America e il mondo intero venivano scossi dal terrorismo, quello di matrice islamica. 2 maggio 2011. In un blitz dei Navy Seals americani veniva ucciso ad Abbottabad, in Pakistan, Osama bin Laden, capo di al Qaida. L'operazione per stanare l'uomo più ricercato del mondo veniva seguita in diretta dalla situation room della Casa Bianca dal presidente americano, Barack Obama. Avanti veloce fino al 31 agosto 2021, un anno fa. Gli Stati Uniti hanno lasciato il paese dopo averlo invaso militarmente con i loro alleati nel 2001, in seguito agli attentati e in quello che secondo il presidente di allora, George W. Bush, sarebbe dovuto essere il primo conflitto della «guerra contro il terrorismo». Ma il rapporto tra talebani e al Qaida, il gruppo terroristico che organizzò gli attentati dell’11 settembre, è sempre rimasto solido. Poi, stanotte, l'annuncio: «Giustizia è stata fatta». Il leader di al Qaida, Ayman al-Zawahri, è stato ucciso alle 21.48 del 30 luglio a Washington, nel corso di un'operazione condotta dalla CIA con un drone da cui sono stati lanciati due missili Hellfire. «Non importa quanto tempo serve, o dove vi nascondete, se siete una minaccia gli Stati Uniti vi troveranno», è il messaggio lanciato dal presidente Joe Biden.

Tra i più ricercati al mondo

L’uomo di origini egiziane che aveva preso in mano le redini di al Qaeda dopo l’eliminazione di Osama Bin Laden – di cui l’11 settembre 2001 era il luogotenente - era uno dei 22 terroristi più ricercati dagli Stati Uniti nel mondo con una taglia da 25 milioni di dollari sulla testa. Aveva 71 anni. La sua ultima apparizione pubblica era stata in un video diffuso da al Qaeda nel 20. anniversario degli attentati. E il presidente USA, nell'annunciare (o meglio, confermare) l'eliminazione di Ayman al-Zawahiri, non ha usato mezzi termini: «Quando ho messo fine alla missione militare americana in Afghanistan quasi un anno fa, ho deciso che gli Stati Uniti non avevano più bisogno di avere uomini in Afghanistan. In quel momento ho promesso agli americani che avremmo continuato a condurre efficaci operazioni antiterrorismo in Afghanistan. Lo abbiamo fatto. Non consentiremo all'Afghanistan di diventare un paradiso sicuro per i terroristi. Gli Stati Uniti resteranno sempre vigili e faranno sempre il necessario per mantenere al sicuro gli americani in casa e fuori. Non molleremo mai». Più volte, nel corso del suo intervento, Biden si è rivolto alle famiglie delle vittime dell'11 settembre augurandosi che la morte del braccio destro di Bin Laden possa aiutarle a voltare pagina.

Chi era Ayman al-Zawahiri

Il nome al-Zawahiri potrebbe non dire molto. Ma molti conoscono il suo volto, dopo più di due decenni: un uomo con gli occhiali, leggermente sorridente, immancabilmente mostrato nelle foto accanto a Bin Laden. Nato il 19 giugno 1951 al Cairo, in Egitto, la sua era una famiglia di accademici. È cresciuto in un ambiente colto e religiosamente eterogeneo, ma sin da ragazzo si è avvicinato a un ramo dell'islamismo radicale violento. Ha studiato medicina e ha operato come chirurgo militare praticando in una clinica finanziata dai Fratelli Musulmani. Nell'ambito di questa attività, è stato chiamato a fornire assistenza al confine tra Pakistan e Afghanistan per curare i mujaheddin che combattevano contro i sovietici. A quel periodo viene fatto risalire l'incontro con Osama Bin Laden. 

Il movimento jihadista in Egitto è cresciuto e al-Zawahiri è stato uno tra le centinaia di militanti catturati in seguito all'assassinio dell’allora presidente Anwar Sadat, nel 1981. Uscito di prigione, ha quindi lasciato l'Egitto e si è stabilizzato in Afghanistan dove ha «fuso» l'esperienza del gruppo militante egiziano con al-Qaida e ha creato un sodalizio con Bin Laden, aiutandolo a consolidare il gruppo jihadista che andava formandosi nel Paese.

Come è stato ucciso

In fuga dopo l'11 settembre, al-Zawahri ha ricostruito la leadership di al-Qaida nella regione di confine tra Afghanistan e Pakistan. E in 21 anni gli attentati rivendicati dal gruppo sono stati moltissimi. Al-Zawahiri, 71 anni, era rimasto un visibile simbolo internazionale del gruppo terroristico. 

Secondo le informazion finora diffuse, al-Zawahiri è stato ucciso a Kabul da un drone lanciato durante un'operazione di antiterrorismo condotta con successo dall’intelligence americana, quasi certamente con l’aiuto di fonti pachistane. Una missione condotta con estrema accuratezza sull'arco di mesi. Era andato a vivere con la famiglia nella capitale, dove aveva fatto ritorno dopo anni. «Lo abbiamo colpito mentre era in balcone. La sua famiglia era in altre aree della casa ed è rimasta illesa. Non sono state uccise altre persone» ha rivelato una fonte alla stampa. Secondo il New York Times lo stabile era la residenza di un alto collaboratore del ministro dell'Interno talebano. Il via libera alla sua uccisione è stato dato il 25 luglio, dopo avere analizzato le ricadute sulle relazioni americane con i talebani: ha prevalso la volontà di infliggere un colpo alla struttura di al Qaeda.

Le reazioni

Kabul ha condannato l’operazione in quanto, sostengono i talebani, violerebbe l'accordo di Doha siglato con il ritiro delle truppe americane. Ma non si è fatta attendere la risposta di Antony Blinken, segretario di Stato americano: «Ospitando e dando rifugio al leader di al Qaeda a Kabul, sono stati i talebani a violare in modo grave gli accordi di Doha e le ripetute assicurazioni al mondo che non avrebbero permesso che il territorio afghano fosse usato dai terroristi per minacciare la sicurezza di altri Paesi. I talebani hanno inoltre tradito il popolo afghano e il loro stesso desiderio dichiarato di riconoscimento e normalizzazione con la comunità internazionale. Di fronte alla riluttanza o all'incapacità di rispettare gli impegni assunti, continueremo a sostenere il popolo afghano con una solida assistenza umanitaria e a difendere la tutela dei diritti umani, soprattutto delle donne e delle ragazze. Il mondo è un posto più sicuro dopo la morte di Zawahiri e gli Stati Uniti continueranno ad agire con determinazione contro coloro che minacciano il nostro Paese, il nostro popolo o i nostri alleati e partner».

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