«Con 10 milioni di franchi all’anno la Vallemaggia potrebbe risorgere»

«Alla Vallemaggia basterebbero dieci milioni all’anno per risolvere gran parte dei suoi problemi. E questi soldi ci sono. Addirittura li produciamo in casa. Basterebbe dare giustamente alla Vallemaggia una parte dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle sue risorse, ma sarebbe meglio dire dall’unica sua risorsa che genera grandi profitti ma che ora vanno a beneficio di altri. Così facendo il Cantone non sarebbe né più ricco, né più povero (il minore incasso equivarrebbe a circa lo 0.25% delle entrate annuali del Cantone) mentre la Vallemaggia potrebbe finalmente affrancarsi dal suo perenne stato di bisogno che ci costringe alla pubblica assistenza e ad elemosinare aiuti ogni qualvolta si voglia realizzare qualcosa d’importante per le locali esigenze di sviluppo socioeconomico. Di quei soldi c’è bisogno ora. Non si attenda, dunque, la riversione al Cantone degli impianti ora di proprietà dell’Ofima». Sono queste le conclusioni alle quali è giunto Fausto Rotanzi, presidente del Patriziato di Peccia, dopo l’alluvione che poco meno di un anno fa devastò l’Alta Vallemaggia. Conclusioni che Rotanzi affida ad una lettera aperta e che fanno il paio con la discussione di mercoledì in Gran Consiglio dove, al riguardo del ricorso cautelativo del Comune di Lavizzara sulla modifica del Piano direttore per l’innalzamento della diga del Sambuco, si è scatenato un vivace dibattito sulle mancate ricadute per l’Alta valle per lo sfruttamento a fini idroelettrici delle acque valmaggesi. Un tema, questo, caro a Rotanzi e a tanti suoi concittadini secondo i quali il rifiuto, fino ad ora, di Berna di concedere un aiuto straordinario per i danni dell’alluvione conferma lo scarso riguardo che le autorità riservano alle zone periferiche ed in particolare alle valli.
Oltre 450 e-mail a Berna
Proprio su questo faceva leva il suo appello lanciato con lo slogan «La Vallemaggia è Svizzera» e sottoscritto da oltre 450 suoi concittadini, i quali hanno inviato una e-mail alla cancelleria federale invitando i membri del Governo ad accordare un aiuto straordinario per la ricostruzione dell’Alta Vallemaggia». Un appello che Rotanzi ha rimpolpato con una serie di scritti sia direttamente al Governo, sia al consigliere federale Ignazio Cassis, il quale si è preso a cuore le sue rivendicazioni facendone partecipe anche il suo collega Albert Rösti, direttore del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC). Alla fine dello scorso gennaio, in un incontro a Berna, Rösti assicurò le autorità ticinesi e quelle dei Comuni di Lavizzara e Cevio che si sarebbe valutata la possibilità di un aiuto straordinario da parte della Confederazione per il ripristino dei danni causati dall’alluvione. Ciò che il direttore del DATEC ha ribadito anche nell’intervista concessa la settimana scorsa al nostro giornale (vedi CdT di venerdì 16 maggio).
«Siamo dei figli minori»
Malgrado le rassicurazioni che giungono dalla capitale federale, Rotanzi non esita ad esprimere tutta la sua delusione. «Nonostante la cortesia e l’empatia che mi è stata riservata - specialmente da parte del consigliere federale Ignazio Cassis - devo tristemente prendere atto che, dopo 5 mesi, non ho ricevuto alcuna risposta effettiva agli interrogativi e alle richieste presentate», lamenta il presidente del Patriziato di Peccia, il quale aggiunge: «Questo fatto non mi consente di poter esprimere soddisfazione per l’esito della mia azione - forse velleitaria ma dettata dall’attaccamento alla mia Valle - e, come cittadino orgoglioso di questo nostro Paese, da sempre impegnato nelle istituzioni, devo con rammarico prendere atto che siamo Svizzera (siamo Ticino), almeno dal lato geografico e politico, ma ne siamo in qualche modo dei figli “minori”, trascurati».


Con queste sue amare considerazioni, Rotanzi non intende minimamente sminuire tutto l’aiuto avuto al momento dell’emergenza e la grande dimostrazione di solidarietà giunta ogni dove. Il suo discorso è un altro. «Non è una valutazione ingenerosa di uno Stato che funziona generalmente bene, tanto meno è un piangerci addosso, troppo facile etichettare così il nostro malcontento. Mi faccio semplicemente portavoce per un atto di giustizia oramai storico e per un’attenzione che, nella circostanza, non pensavamo di dover sollecitare. Auspico che la tragica e devastante alluvione del 2024 possa almeno servire a riconsiderare temi importanti per la Vallemaggia e le periferie in generale». Tornando alla situazione del post-alluvione che si sta vivendo tuttora, il nostro interlocutore lamenta il fatto di ancora non sapere, come del resto i suoi concittadini e le autorità vallerane e cantonali, «se per noi ci saranno aiuti pubblici straordinari vista la straordinarietà dell’evento, dove l’aiuto è misurato con il metro della burocrazia, dove a volte viene da pensare che vi sia più attenzione per i lupi, loro sì da proteggere».
La cerimonia con le autorità
Queste considerazioni Fausto Rotanzi le potrà esprimere direttamente ad Albert Rösti domani, sabato 24 maggio, a Cavergno, dove il direttore del DATEC presenzierà, insieme al presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, alla cerimonia per la consegna del premio «Paesaggio dell’anno» che la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio ha attribuito, insieme alla somma di 10.000 franchi, alla Fondazione Valle Bavona e al Comune di Cevio. E questo riconoscendo loro «l’intenzione di plasmare il futuro dell’area colpita dalla violenta alluvione di fine giugno 2024 insieme alla popolazione».
«Domani arriva Rösti? E noi gli diremo che ci serve aiuto»
Dai sindaci di Cevio e Lavizzara ai titolari di aziende agricole, si attende la visita del consigliere federale per la consegna del premio Paesaggio dell’anno alla Bavona
«Sono fiduciosa per quanto riguarda la parte nella quale si accenna a ulteriori aiuti». «Sarebbe bello se rilasciasse una dichiarazione dirompente a nostro favore, ma mi rendo conto che non è il contesto adatto». «Spero non ci si dimentichi di noi, della valle di Peccia». «Ma avrà davvero tempo per una visita? Non saprei, spero riuscirà almeno a fare un giro in elicottero». Sono solo alcune delle reazioni raccolte tra le voci più significative di Cevio e Lavizzara, i due Comuni più colpiti dal disastro che si è scatenato in alta Vallemaggia nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024 e costato la vita a otto persone (ufficialmente, sette), a poche ore dalla visita del Consigliere federale Albert Rösti, a capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC). Una visita legata alla consegna del premio Paesaggio dell’anno 2025, assegnato alla Fondazione valle Bavona per il lavoro svolto in questi anni con il progetto partecipativo per il suo rilancio, oltre a quello (visti gli eventi dell’attualità) della ricucitura di Fontana, Bosco e Mondada, frazioni per buona parte spazzate via dai detriti di quel disastro. Per l’occasione, il Corriere del Ticino aveva pubblicato (il 16 maggio) un’intervista al «ministro» per fare il punto della situazione a quasi un anno dalla tragedia, una delle più gravi mai registrate in tempi recenti nella regione.
«Un’intervista ponderata»
«Le risposte erano molto ponderate e ho avuto l’impressione che, per quanto riguarda un ulteriore sostegno, siamo ancora sul vago», rileva la sindaca di Cevio - prima interpellata -, Wanda Dadò. «Resto positiva, il tempo che si sono presi per ponderare la documentazione mi fa ben sperare che ci sia un aiuto in più in vista», aggiunge la 63.enne, la quale spera che la Confederazione si attivi per capire come affrontare situazioni simili in maniera più sistematica, pensando soprattutto ai casi futuri. «Spesso avvenimenti del genere capitano in zone di montagna, periferiche, dove ci sono territori vasti e poca popolazione. E proprio per questi motivi i Comuni che li amministrano sono fragili finanziariamente».
Il suo omologo della Lavizzara, Gabriele Dazio, sperando in una presa di posizione forte da parte dell’autorità federale, riferisce di un sentimento di attesa. «Certo, c’è una porta socchiusa, ma permane una sorta di preoccupazione». Il 52.enne si aspetterebbe, da Rösti, di ottenere aiuti straordinari: «Non abbiamo ancora risposte, che aspettiamo in tempi rapidi. Lui sa che siamo in attesa. Come dicevo, però, se durante il suo ricevimento non dovesse emergere nulla, non mi stupirei dato che ci si concentra sul riconoscimento».
«Una fase di stallo»
Il 40.enne Ivan Mattei, titolare dell’omonima azienda agricola di Peccia, evidenzia come quella parte di territorio sia una delle zone più colpite:«Vorrei chiedere di non focalizzare l’attenzione esclusivamente sulla Bavona. Tutto è in una fase di stallo tra Berna, il Cantone, i Comuni. La dichiarazione usata nel titolo della pagina di giornale dà una prospettiva, ma siamo anche coscienti del fatto che ci vogliano anni a modificare una legge. È necessario fare molto di più per far ripartire l’economia. Faccio l’esempio del grotto vicino alla mia attività, che al momento è ancora chiuso. Pure i turisti che ci raggiungono, ho come l’impressione che siano qui solo per la curiosità di vedere le conseguenze della furia degli elementi».
Infine, il collega Raffaele Speziale, che la sua ditta a Mondada l’ha persa e sta cercando di insediarsi a San Carlo. «Mi chiedo se l’onorevole, dalla capitale, potrà davvero salire fin qui. Certo, qualcosa si sta muovendo, qui in Bavona. La strada, il ponte a Roseto. O quello a Fontana, per fare degli esempi. Ma non so quanto si possa ancora a realizzare senza un ulteriore aiuto. A Rösti?Gli chiederei di non dimenticarsi di noi, per piasee», conclude il nostro interlocutore, in dialetto.