Svizzera/Ticino

Dai trattori al dialogo, le proteste degli agricoltori cambiano marcia

Il settore intende puntare sul dialogo per portare avanti le rivendicazioni – Bibo Antonioli: «Ticinesi, valorizzare i prodotti locali significa sostenere le nostre famiglie»
© KEYSTONE / URS FLUEELER
Red. Online
19.03.2024 12:32

La rivolta degli agricoltori europei ha trovato adepti anche in Svizzera. Obiettivo delle mobilitazioni è chiedere una giusta retribuzione per il lavoro di chi coltiva la terra e alleva gli animali, sulla scia delle proteste che – partite dalla Francia – hanno interessato il settore in diversi Paesi europei. In Svizzera, la trasparenza sui margini in tutta la catena alimentare rappresenta una delle rivendicazioni, con cartelli rivolti alla grande distribuzione: «Se non vi vergognate, mostrate i prezzi pagati ai contadini». In Ticino, dopo Nante, Cerentino e Bosco Gurin, la protesta degli agricoltori con «cartelli delle località sottosopra» ha fatto tappa anche a Personico

A inizio mese, Guy Parmelin ha ricevuto tre organizzatori delle proteste degli agricoltori. «Sono impressionato di come siano pacifiche le azioni di fronte alla grande pressione economica», ha scritto il consigliere federale su X. Il giorno prima (era il 6 marzo), a Camorino c'era stato un raduno di protesta dei contadini ticinesi. Lo scorso sabato, Avenir Suisse ha attaccato le proteste: «I leader della protesta dipingono il quadro di famiglie contadine ridotte in povertà, ma questa è solo una parte della realtà», ha dichiarato l'economista presso il «think tank» liberale Patrick Dümmler. «Il reddito totale per azienda agricola ha raggiunto oltre 111.000 franchi nel 2021, un massimo storico. Ai contadini le cose sono andate molto bene negli ultimi dieci-quindici anni. E allora mi chiedo: esattamente perché stanno protestando ora?». Secondo i dati pubblicati a inizio anno dall’Unione svizzera dei contadini (USC), però, il reddito per unità di lavoro familiare nel 2023 è diminuito del 4,1% in pianura e del 10,4% in collina. «Anche in Ticino le aziende contadine fanno fatica», ha spiegato Sem Genini, segretario agricolo dell’Unione dei contadini ticinesi.

È tempo di dialogo

Dopo il «grido d’allarme» lanciato con le manifestazioni – falò di solidarietà, marce con trattori, le azioni «Weckruf Bauern Bern», «Brückentag» e «SOS» –, il movimento agricolo in Svizzera ha quindi deciso di cambiare marcia. Per «dare uno spazio controllato al malcontento, e per dare ancora una volta voce alle rivendicazioni», il movimento Weckruf Bauern Bern organizza ora l’evento «Dialogo Contadini Svizzera». «Esigiamo che l’amministrazione, la politica e in particolare la grande distribuzione con le loro aziende di trasformazione, si assumano le responsabilità dei propri ruoli sul mercato e cerchino il dialogo con le nostre organizzazioni – si legge in un comunicato stampa –. Noi ci dimostriamo pronti al dialogo e ci aspettiamo altrettanto da parte loro. Alle nostre rivendicazioni devono ora seguire soluzioni e risultati. L’imminente stagione vegetativa ci deve servire per trovare insieme soluzioni sostenibili».

Insomma, la pressione da parte della base agricola non sembra volersi placare, anzi «aumenterà inesorabilmente». Le rivendicazioni rimangono le stesse, ma serve dialogo per raggiungere soluzioni concrete: stabilità e sicurezza nella pianificazione; diminuzione del carico amministrativo; compenso giusto e adeguato per i prodotti e il lavoro; maggiore valorizzazione per il lavoro e i prodotti.

«Ticinesi, sostenete i nostri prodotti»

Tra il 22 e il 25 marzo le famiglie contadine promotrici dell’evento «DIALOGO Contadini Svizzera» si incontreranno, anche con veicoli agricoli, in diverse località della Svizzera in luoghi organizzati, con l'obiettivo di «mostrare l'importanza delle rivendicazioni senza bloccare il traffico o infastidire le consumatrici e i consumatori». Sabato 23 si faranno sentire i trattori ticinesi, come ci conferma Jean Claude (Bibo) Antonioli: «Tra agricoltori, anche di diverse regioni e Paesi, c'è solidarietà. Quando ci siamo trovati a Camorino, abbiamo capito che dobbiamo unirci per farci sentire».

L'obiettivo, il prossimo sabato, è «parlare con la popolazione. Intendiamo far loro capire l'imporanza del nostro settore. Incoraggiarli a sostenere i nostri prodotti. Perché significa sostenere le nostre famiglie, e occuparsi del territorio. È di fondamentale importanza valorizzare la catena locale».

Antonioli, poi, risponde a chi attacca contadini, agricoltori e allevatori: «Chi avanza simili illazioni, e dice che «stiamo bene», dovrebbe venire a lavorare con noi per un mese. Solo toccando con mano la realtà, si arriva a vedere i fatti. È chiaro che se la gente sente dire che percepiamo milioni di franchi in sussidi (i pagamenti diretti), ma non è consapevole di come vengono impiegati questi soldi, si costruisce un'idea sbagliata del nostro lavoro. In realtà, è sufficiente parlare con un agricoltore per capire che il suo obiettivo primario è arrivare alla fine del mese. Se l'azienda agricola ricevesse 1.20 franchi per un litro di latte, quello che paga il consumatore, anziché 53 centesimi, non avrebbe bisogno di sovvenzioni. Vogliamo sfatare le voci secondo cui «siamo mantenuti, inquiniamo i terreni, non siamo capaci e maltrattiamo le bestie». Non è così e la popolazione deve essere informata».