Il punto

Davvero Donald Trump riuscirà ad abbassare il prezzo dei farmaci?

La domanda, dopo l'ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti, sta circolando con forza fra esperti e analisti
©ALLISON DINNER
Marcello Pelizzari
13.05.2025 10:36

Come va letto e interpretato l'ordine esecutivo attraverso cui Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, intende abbassare i prezzi dei farmaci? Secondo gli esperti, scrive al riguardo Axios, potremmo essere di fronte a un esercizio di leva e non a una vera e propria politica. Non solo, i benefici per i consumatori, come sottolineato fra gli altri da Piero Poli di Farma Industria Ticino, potrebbero non sentirsi affatto. Proviamo a riavvolgere il nastro: Trump ha spiegato che, grazie alla sua direttiva, il prezzo dei farmaci si ridurrà «drasticamente e rapidamente». Il problema, tuttavia, è che il tycoon non ha indicato come la sua amministrazione intende raggiungere l'obiettivo. Sempre Axios ribadisce che, verosimilmente, Trump stia adottando la sua strategia oramai tipica: minacciare azioni che, sul piano finanziario, potrebbero rivelarsi dolorose, fissare una scadenza e, poi, vedere che succede o, meglio, spingere la controparte al tavolo delle trattative. 

L'ordine esecutivo, con addentellati importanti in Svizzera, pensando alla nostra industria farmaceutica, chiede ai produttori di farmaci di ridurre volontariamente i prezzi. In alternativa, Trump ha invocato la «politica della nazione più favorita» affinché agli statunitensi sia garantito, per i farmaci, il livello del Paese che paga di meno. La tempistica ventilata dall'amministrazione, per contro, è stata definita «scivolosa». Trump, domenica, via social ha chiarito che i consumatori americani vedranno diminuire «quasi immediatamente» i prezzi dei farmaci dal 30% all'80%. Possibile? Non proprio. In realtà, infatti, quell'«immediatamente» non è proprio corretto: l'ordine esecutivo, infatti, dà ai funzionari dell'amministrazione un mese di tempo per elaborare nuovi prezzi e, al contempo, comunicarli alle aziende produttrici. Se queste ultime non dovessero accettare di abbassare i prezzi, l'Health and Human Services – il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti d'America – darà il via a un processo di regolamentazione e ad altre azioni, come la certificazione delle importazioni di farmaci da altri Paesi sviluppati. Tradotto: il tempo si dilaterà ulteriormente. 

Non solo, è verosimile pensare che l'ordine esecutivo verrà contestato a livello legale. Era accaduto, con Medicare, già durante il primo mandato di Trump. E sempre per contrastare la citata «politica della nazione più favorita». All'epoca, Trump aveva cercato di vincolare alcuni farmaci al prezzo più basso pagato da altri Paesi OCSE. Il risultato? Una causa dell'industria farmaceutica da un lato, il no di un giudice federale dall'altro. A questo giro, ribadisce Axios, a ostacolare l'amministrazione potrebbe essere una decisione della Corte Suprema del 2024, che aveva annullato il principio della Chevron deference secondo cui le agenzie federali, con la loro capacità di rispondere al potere esecutivo, siano meglio attrezzate a interpretare le leggi che esse stesse amministrano. Detto in altri termini, la capacità di obbligare i produttori di farmaci a ridurre i prezzi senza passare dal Congresso potrebbe essere fortemente limitata. Trump, è vero, ha dichiarato lunedì di aver parlato con i leader repubblicani della Camera e del Senato. I legislatori repubblicani, per contro, storicamente non hanno mai amato chinarsi sulla negoziazione dei prezzi dei farmaci. 

Altro punto: l'ordine esecutivo preme affinché altri Paesi aumentino il prezzo dei farmaci, al fine di condividere i costi dell'innovazione biomedica. Anche qui, la domanda è come. Al momento, non sembra esserci una strategia chiara. Anche perché, dall'altra parte della staccionata, e al netto dei cali in Borsa, l'industria farmaceutica per ora non è così preoccupata secondo Axios. Il portale americano, concludendo, avanza un'ipotesi tramite un esperto: l'ordine, in fin dei conti, serve soltanto a distrarre la stampa e l'opinione pubblica dal dibattito sui tagli a Medicaid, il programma federale sanitario degli Stati Uniti d'America che provvede a fornire aiuti agli individui e alle famiglie con basso reddito salariale.