Diana, leggenda senza tempo
l mondo intero ricorda oggi, senza nascondere le emozioni mai placate dal tempo e la dolorosa pietà - e la nostalgia anche, perché no? - Lady D, la «principessa del popolo», morta drammaticamente 25 anni fa, il 31 agosto 1997, in un incidente stradale a Parigi. Consorte infelice del principe Carlo - eterno erede al trono d’Inghilterra e ancora in attesa, a 73 anni suonati, di poter strappare finalmente lo scettro dalle mani della madre Elisabetta II - Diana Spencer è stata la donna più famosa del mondo: una donna amata, tradita, compatita e perseguitata. E come ogni altra eroina, antica e moderna, è stata consegnata al mito da una morte prematura e tragica. Che l’ha eternata e resa abbagliante, trasformata in una fonte inesauribile di fascino. Se fosse viva, Diana sarebbe impegnata nelle tante azioni umanitarie che l’avevano resa popolare e amatissima, giocherebbe con gli adorati nipoti e sarebbe sicuramente ancora il volto più seducente della famiglia reale. Forse si sarebbe risposata. Senza dubbio, avrebbe decine di milioni di follower su Twitter o su Instagram. Da dove dominerebbe la comunicazione social, impartendo lezioni di stile.
La ragazza senza passato
Nel febbraio 1981, quando apparve al fianco di Carlo, Diana Spencer era una bella ragazza di 20 anni senza passato e con un futuro tutto da scrivere. I media si impadronirono voracemente della sua vita, finendo in un primo momento per stritolarla. Chiaramente impreparata a sostenere il peso di una tale visibilità, e in nulla aiutata dal futuro marito che non ne comprendeva la fragilità emotiva, Diana si rese conto molto presto di non essere la protagonista della favola che in quel momento era rilanciata incessantemente sulle pagine dei tabloid. E altrettanto presto capì, probabilmente, come l’unica cosa che attrae più di una fiaba sia una fiaba senza lieto fine. D’altronde, il segnale era stato chiaro. E immediato. Nell’intervista di rito concessa dai promessi sposi alle Tv inglesi, alla domanda scontata se fossero l’uno innamorato dell’altra, Lady D rispose: «Oh yes, absolutely» (Oh sì, assolutamente); mentre la replica del principe, gelida come le acque dei ruscelli scozzesi, fu uno dei peggiori understatement romantici di tutti i tempi: «Whatever in love means»: qualsiasi cosa significhi “essere innamorati”. La timida maestrina d’asilo nido, educata ad abbassare lo sguardo di fronte a una macchina fotografica e ad esprimersi con poche parole, sarebbe stata però capace di riprendersi in mano la vita come nessuno avrebbe mai potuto immaginare, diventando «una donna indipendente e una filantropa ammirata a livello globale». Sino a far dire al suo biografo, Andrew Morton: «Era una personalità complessa che ha lottato per sconfiggere i propri demoni e che ha vissuto cercando di affermare sé stessa. Penso che la sua storia avrà eco per secoli».
La donna di personalità
Quando, nel dicembre 1992, undici anni dopo le nozze e dieci dopo la nascita del primogenito William, il premier britannico John Major annuncia al Parlamento la separazione, Lady D ha da tempo iniziato la sua terza vita. Nei castelli dei Tudor, e poi dei Windsor, un futuro re separato non si è più visto dai tempi di Enrico VIII, che di mogli ne ebbe cinque (e non troppo fortunate, a dire il vero). A 31 anni, sola ma finalmente libera, Diana inizia a viaggiare senza sosta. E conquista il mondo. Nulla rimane, nello sguardo e nel corpo, della ragazzina innocente catapultata nella storia senza paracadute. Diana è una donna matura, ancora più bella e sempre più affascinante. In possesso di una personalità sorprendente, che emerge senza complessi. Strappati i lacci dell’etichetta di Corte, si esprime liberamente, dice ciò che pensa facendo quello che i membri della famiglia reale non sanno o non possono fare. Guida storiche campagne per la lotta all’Aids e contro le mine antiuomo. Diventa anche un’icona di stile, stringendo amicizia, tra gli altri, con Giorgio Armani e Gianni Versace, i quali fanno a gara per vestirla. Oscura, di fatto, l’ex marito. La cui figura si rimpicciolisce fino quasi a scomparire al cospetto della «nuova Diana libera e spregiudicata». Scrive Morton: «Diana aveva un grandissimo senso dell’umorismo e non si è mai presa troppo sul serio. Sarebbe rimasta sconvolta di fronte ai tentativi di fare di lei una santa, perché non lo era e soprattutto non si sentiva tale. Era una persona che cercava di dare senso al suo mondo. Una donna spericolata. Impegnata. Ma anche divertente, riflessiva e di indomabile spirito. Una altruista, che metteva gli altri prima di sé stessa. E aveva una qualità unica: era luminosa. È qualcosa che si fatica a trovare nelle persone». Per lei non c’è stato lieto fine. «La tragedia è nel fatto che la sua vita sia finita proprio quando stava dando forma e senso al suo futuro, quando da donna glamour, qual era diventata, sembrava aver conquistato fiducia in sé stessa e aver abbracciato con successo un impegno sociale profuso». Quella notte di 25 anni fa, a Parigi, Lady D l’icona più riconoscibile del mondo contemporaneo, è uscita dalla storia. Per entrare, subito dopo, nella leggenda.
La storia
I primi 19 anni di Diana Spencer, nata il 1. luglio 1961 in una famiglia aristocratica - era terza di quattro figli dei visconti di Althorp - trascorrono senza scossoni. Diana non brilla a scuola e, appena 16.enne, viene mandata in un collegio svizzero per completare un’istruzione di stampo fortemente tradizionale. Il primo incontro con Carlo è del 1977, nella casa di Althorp. All’epoca, l’erede al trono è interessato alla sorella di Diana, Sarah, con la quale ha un flirt. È la regina, dicono le cronache, a scegliere Diana quale futura sposa. Nel febbraio 1981 la Corona annuncia il fidanzamento e il 29 luglio dello stesso anno, in una sontuosa cerimonia nella cattedrale di St. Paul, viene celebrato il matrimonio, seguito in Tv da non meno di 750 milioni di persone. Il primo figlio dei principi di Galles, William, nasce il 21 giugno 1982; il fratello minore, Harry, il 15 settembre 1984. Il matrimonio, si saprà dopo, è però già in crisi. Carlo non ha mai interrotto la sua relazione con Camilla Parker Bowles. Diana confesserà di essere rimasta intrappolata in una storiasenza amore e di avere anche tentato il suicidio per attirare l’attenzione del marito. Nel dicembre 1992, il primo ministro John Major annuncia in Parlamento la separazione della coppia. Il divorzio sarà formalizzato il 28 agosto 1996. Diana muore il 31 agosto 1997. Il funerale, officiato il 6 settembre a Westminster, è il più grande evento televisivo del XX secolo: vi assistono 2,5 miliardi di persone. Quel giorno Londra è in strada a osservare, in silenzio, il corteo funebre e, idealmente, ad accompagnare la principessa nella sua ultima dimora su un’isola ad Althorp.