E se alla base dell'incidente di Air India ci fosse un errore dell'equipaggio?

E se alla base dell'incidente di Air India – in cui, ricordiamo, solo un passeggero è riuscito a sopravvivere – ci fosse un errore dell'equipaggio? Già, perché a tutt'oggi ci si chiede ancora quali siano state le cause del disastro. Mancando ancora una risposta chiara e definitiva, le speculazioni si susseguono. A fornire allora il proprio punto di vista ci ha pensato, interpellato dal Blick, anche Alwin Machold, pilota tedesco con più di trent'anni di esperienza.
«A mio parere qualcosa è andato storto nel cockpit», esordisce Machold. «Ho analizzato il video dello schianto con numerosi colleghi e controllori di volo. A colpirci è stato soprattutto un dettaglio: i flap non erano aperti al momento dell'impatto, mentre il carrello d'atterraggio era abbassato. Ora, la situazione sarebbe dovuta essere esattamente inversa». Ecco allora che Machold sospetta un errore di manovra in cabina di pilotaggio. «Il copilota ha probabilmente scambiato le due leve. Si tratta di un tragico errore».
Secondo la Direzione Generale dell'Aviazione Civile indiana, l'aereo era pilotato dal 60.enne capitano Sumeet Sabharval che aveva più di 8000 ore di volo all'attivo ed era considerato un pilota di esperienza. Ad assisterlo in cabina c'era Clive Kundar, un giovane pilota di 32 anni il quale aveva all'attivo appena mille ore di volo. «È molto poco per un pilota di aerei a lungo raggio; corrisponde a meno di un anno di esperienza di volo e lavorativa».
Il pilota tedesco ha una profonda conoscenza dell'industria aeronautica indiana. Ha lavorato lì come pilota per cinque anni e ne conosce bene le complessità. «Ciò che mi ha colpito è stata la volontà del settore di crescere molto rapidamente», osserva. Dal punto di vista tecnico, sono stati compiuti progressi, ma l'addestramento rimane una questione critica. «Con la crisi del Covid, quasi tutti i piloti stranieri sono stati licenziati. Oggi c'è carenza di personale di cabina. La pressione sulle giovani reclute è enorme, nonostante il loro livello di esperienza sia relativamente basso».
Il pilota ha chiarito che le sue dichiarazioni non consentono di trarre conclusioni dirette sull'equipaggio del volo 171. Ha tuttavia notato somiglianze con gli schemi osservati in incidenti passati. «Un incidente così tragico non accade per caso. Elementi come la cultura aziendale, la comunicazione e la mentalità giocano un ruolo significativo. Incolpare semplicemente il pilota per un errore umano non è sufficiente», ha affermato.
Tuttavia, si tratta solo di speculazioni, poiché le scatole nere non hanno ancora rivelato i loro segreti. Molti esperti di aviazione hanno già messo in guardia dal trarre conclusioni affrettate.
Un'altra ipotesi suggerisce problemi tecnici riscontrati dai piloti in cabina di pilotaggio, come un guasto simultaneo di entrambi i motori. È quanto ipotizza l'esperto di aviazione americano Steve Scheibner. Secondo lui, un nuovo video suggerisce che la turbina di emergenza (RAT) si sia attivata poco dopo il decollo.
In genere, questa turbina si attiva solo quando i sistemi vitali dell'aereo richiedono energia, ad esempio in caso di un guasto grave. «Si può vedere una protuberanza sul ventre dell'aereo e, appena sotto, un piccolo punto grigio. Quello è il RAT.» Tuttavia, non è certamente progettata per fornire tutta la potenza necessaria a un aereo che vola a soli 120 o 150 metri.
Si spera che le due scatole nere facciano luce sugli eventi. La prima, il Cockpit Voice Recorder, registra tutti i suoni nella cabina di pilotaggio, comprese le conversazioni tra i piloti. La seconda, il Flight Data Recorder, registra centinaia di parametri relativi ai motori, ai comandi di volo e persino alla posizione dei flap. I prossimi giorni potrebbero finalmente fornire risposte ai molti interrogativi rimasti in sospeso.