Ticino

Ecco la nuova imposta di circolazione

Il Consiglio di Stato, a seguito della votazione del 30 ottobre, ha approvato oggi i termini per l’introduzione del nuovo sistema di calcolo che poggia su due elementi: differenziare la formula in base al ciclo di omologazione del veicolo e applicarvi un coefficiente (non previsto nell'iniziativa)
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
16.11.2022 16:30

Il 30 ottobre i ticinesi hanno detto sì alla nuova imposta di circolazione ideata dal Centro/PPD. L'ultimo passo di una lunga vicenda iniziata diversi anni fa. «L’obiettivo rimane far entrare in vigore la nuova formula di calcolo il 1. gennaio 2023», aveva dichiarato il direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, commentando i risultati della votazione. Il Consiglio di Stato ha approvato oggi i termini per l’introduzione del nuovo sistema di calcolo dell'imposta di circolazione per l'anno 2023. Per presentare i contenuti della decisione, è stata indetta una conferenza stampa da Bellinzona.

«Il tema centrale che è sorto è di carattere tecnico», ha esordito oggi Gobbi. Il CO2 è l'elemento centrale di tutta la nuova politica sull'imposta di circolazione votata dal popolo. Esistono due cicli di omologazione. Uno ha mostrato delle criticità, il NECD, l'altro è il «nuovo» WLTP, valore di cui dispongono i veicoli di nuova immatricolazione dal 1. gennaio 2021, che è più moderno e più aderente alla realtà.

Nella formula approvata dal popolo lo scorso 30 ottobre, le emissioni di CO2 vengono prese in considerazione a partire da 96 g/km, i primi 95 vengono «condonati». La scelta è stata presa dal Gran Consiglio in base ai precedenti obiettivi climatici della Confederazione, poi aggiornati nel 2021. Il Consiglio di Stato ha quindi cercato una soluzione per evitare disparità di trattamento tra chi è in possesso di un veicolo più vecchio e chi invece guida un'auto nuova, scindendo le due misurazioni. Anche perché l'evoluzione del parco veicoli diventa sempre più moderna e il valore NEDC non è praticamente quasi più disponibile sui nuovi veicoli.

Il calcolo è quindi differenziato in base ai cicli di omologazione utilizzati. In entrambi i casi si applica una tassa base di 120 franchi, aggiungendo un importo legato a quanto inquina l'auto.

«Differenziando la formula in base al ciclo di omologazione della vettura, il gettito per il 2023 diminuirebbe di oltre 7 milioni di franchi», ha quindi spiegato il consigliere di Stato. Per questo motivo il Governo ha deciso di applicare questa differenziazione sull'ambito delle emissioni, ma con un impatto finanziariamente neutro. Ecco perché propone di applicare un coefficiente di moltiplicazione del gettito (pari a 1.127) a tutti i veicoli. In pratica, il risultato che scaturisce dal "120+..." (in base al NDEC o in base al WLTP) deve essere moltiplicato per 1,127.

Un coefficiente che non era previsto nell'iniziativa votata il 30 ottobre dal popolo, ma che il Consiglio di Stato ha varato per evitare «un crollo delle entrate» e per garantire parità di trattamento.

La stima del gettito prevista per il 2023 con questa formula voluta dal Consiglio di Stato - scissione dei due parametri e differenziazione - prevede di incassare quasi 20 milioni in meno rispetto al 2022. Una volta che nel 2024 la moratoria per i veicoli più vecchi del 2019 non sarà più applicata, si raggiungerà la cifra prevista e indicata ai cittadini in vista della votazione.

Quello odierno è un decreto legislativo urgente che ha l'obiettivo di applicare già nel prossimo anno il nuovo metodo. L'auspicio - ha aggiunto Gobbi - è che il Gran Consiglio riprenda la proposta del Consiglio di Stato, «perché garantisce parità di trattamento e risponde in maniera chiara al principio di "chi meno inquina, meno paga", ha un impatto finanziario neutro e viene mantenuto l'obiettivo generale della diminuzione di imposta». Nel 2023 sarà poi necessario modificare la legge in maniera definitiva per quanto riguarda la base di calcolo.

Ha quindi preso la parola Cristiano Canova, capo Sezione della circolazione: «C'è un grosso problema di tempistica, soprattutto per quanto riguarda le applicazioni informatiche. Non c'è solo il problema dell'emissione dell'imposta, ma dal 2 gennaio ci saranno le nuove immatricolazione che dovranno essere fatte in base alla nuova norma. Quindi la tempistica diventa vitale. Un secondo aspetto è che effettivamente siamo confrontati con uno spettacolare cambiamento a livello di parco veicoli. Quelli ibridi ed elettrici aumentano con grande regolarità. A oggi, come immatricolazioni annuali, nel 2022 siamo quasi al 46-47%. Un cambiamento che sul parco veicoli totale inciderà, non immediatamente ma è sicuramente "un processo in corso"».

Interrogato su quanto accadrà dopo il 2023, che richiede ovviamente una soluzione urgente, il direttore del DI ha aggiunto: «Potevamo intervenire sulla tassa base, in modo da colpire tutto il parco veicoli, o sul coefficiente di elevazione del CO2, oppure applicare il moltiplicatore. Nell'ambito dell'anno che arriverà, dovremo analizzare su quale fronte è meglio intervenire. Vogliamo garantire nel 2023 una risposta al voto popolare, applicando un moltiplicatore che corregga il miglioramento di una differenziazione, perché non sarebbe corretto penalizzare chi ha un'auto moderna con meno emissioni. D'altra parte il coefficiente è egualitario per tutti».

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