Politica

Il lungo iter della nuova imposta

Dal 2017 a oggi, di acqua sotto i ponti ne è passata: alla fine, però, a spuntarla è stata l'iniziativa "originale" del Centro/PPD
©Gabriele Putzu

Quello che si è concluso quest'oggi è solo l'ultimo passo di una lunga vicenda, iniziata diversi anni fa. Come siamo arrivati alla nuova imposta di circolazione? Ecco la cronistoria. 

Dodicimila firme nel 2017

Nell’aprile del 2017 il PPD presentò l’iniziativa popolare generica denominata “Per un’imposta di circolazione più giusta!” che raccolse 12.114 firme.

Per anni congelata, poi tre rapporti

Rimasta per anni in giacenza in Commissione gestione e finanze, la discussione ha poi subito un’accelerazione nella primavera scorsa. Dalla Gestione sono usciti tre rapporti: uno di PPD, Lega e UDC, uno del PLR e, infine, uno di PS e Verdi.

Il voto del Parlamento

In giugno, dopo un acceso dibattito, a spuntarla in Parlamento sono state due proposte: quella dell’asse PPD-Lega- UDC e il controprogetto targato PS e Verdi. Ai cittadini l’ultima parola.

Le criticità rilevate dal Governo

Pochi giorni dopo, a esprimersi è stato il Consiglio di Stato, evidenziando alcune criticità legislative e prevedendo per l’iniziativa un incasso di 91,5 milioni al posto degli 86 stimati dagli iniziativisti. Il Governo aveva pure rilevato «una possibile lacuna legislativa» riguardo alla moratoria, prevista per il 2023, per tutti i veicoli immatricolati prima del 2009.

La guerra delle cifre

A fine agosto, gli iniziativisti del Centro/PPD hanno contestato le cifre fornite dal Consiglio di Stato, chiedendo la rettifica delle informazioni riportate sull’opuscolo informativo. Il reclamo è stato poi respinto dal Governo il 9 settembre. In sostanza, secondo l’Esecutivo l’incasso ammonterebbe dal 2024 a 91,5 milioni di franchi. E quindi la differenza sarebbe di circa 15 milioni rispetto al gettito attuale, che si aggira sui 106,5 milioni. Al contrario, gli iniziativisti sostenevano che il «risparmio» sarebbe stato di 25 milioni e che il gettito complessivo sarebbe quindi stato di 85 milioni. Il Consiglio di Stato, come detto, ha respinto il reclamo, di conseguenza sull’opuscolo informativo sono state riportate le cifre «difese» dal Governo: «In caso di approvazione dell’iniziativa l’incasso dal 2024 sarà di 91,5 milioni di franchi».

Il secondo reclamo

Pochi giorni dopo gli iniziativisti, anche i fautori del controprogetto hanno contestato il libretto informativo. Questa volta, però, a essere ritenuto «fuorviante» è stato il testo degli iniziativisti: «Il modo in cui vengono presentati i dati (nella tabella esemplificativa, ndr) è incompleto e deliberatamente fuorviante». Anche in questo caso, il Governo ha bocciato il reclamo sostenendo che «sebbene costruita su dati astratti e non riferiti a modelli concreti di auto, (la tabella, ndr) non appare scorretta al punto da impedire ai cittadini di farsi un’idea dell’oggetto in votazione».

Le critiche del mondo dell’auto

Dopo la bocciatura dei reclami, nella discussione è intervenuto anche il mondo dell’auto. TCS, UPSA e ACS hanno criticato entrambi i modelli di calcolo proposti. In particolare, le associazioni hanno contestato l’utilizzo nella formula della componente delle emissioni di CO2, «che creerà distorsioni».

L’esito delle urne

Arriviamo al voto di oggi. L’iniziativa del Centro/PPD ha raccolto il 60,3% dei «sì», mentre il controprogetto di PS e Verdi è stato boccato con il 56,9% dei «no».

Non è finita qui

Va detto, a questo punto, che restano ancora un paio di elementi da chiarire riguardo alla nuova imposta approvata dal popolo: la correzione del fattore che misura le emissioni di CO2 dei veicoli e la moratoria per i veicoli immatricolati prima del 2009. Potete trovare qualche dettagli in più qui

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