Dazi, la maxi-stangata alla Svizzera fa il giro del mondo

La percentuale, nel frattempo, ha fatto il giro del mondo. Guadagnando le prime pagine di molti portali. Il 39% che Donald Trump ha affibbiato alla Svizzera («Il problema con Berna è che abbiamo un deficit di 40 miliardi» ha detto il presidente americano) ha richiamato l'attenzione di parecchi commentatori ed esperti. Perché mai, hanno chiesto in coro, la Confederazione si è vista appioppare una delle aliquote più alte al mondo, la più alta in Europa? Bella domanda.
«La Svizzera è scioccata» scrive al riguardo il New York Times. Il quotidiano statunitense, fra le altre cose, ha sottolineato e stigmatizzato l'uscita di Marco Rubio, segretario di Stato americano, il quale si è congratulato con la Svizzera in occasione del Primo Agosto senza tuttavia menzionare il martello tariffario appena annunciato da Trump. Le Figaro, invece, rimanendo in tema di festa nazionale ha parlato di un «brusco risveglio» per i cittadini elvetici.
Un duro colpo...
Il New York Times, ancora, ha ricordato come Stati Uniti e Svizzera fossero considerate «repubbliche sorelle». Berna, da quando Trump è entrato in carico, sembrava aver compiuto sforzi notevoli per presentarsi come partner affidabile. Di più, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, a suo tempo, era stata lodata dal Washington Post in occasione della tregua sui dazi concessa da Trump. In particolare, sarebbe stata una telefonata di KKS a convincere il tycoon a concedere maggiore spazio di manovra ai negoziati. Il Times ha citato Stefan Legge, esperto di commercio in seno all'Università di San Gallo: «Parlare con qualsiasi funzionario del governo statunitense è inutile se poi Trump non è d'accordo».
Il Wall Street Journal ha descritto i dazi al 39% come «un colpo per un Paese che sperava in un imminente accordo commerciale con l'amministrazione Trump». Secondo il Financial Times, «anche i partiti politici solitamente riservati» hanno reagito a questa decisione. La corrispondente britannica della BBC ha parlato di «confusione e rabbia» in Svizzera. Dicendosi pure piuttosto scettica sul fatto che Berna possa ancora raggiungere un accordo con Washington.
... e una sconfitta
Anche i media tedeschi sono tornati sulla mazzata inflitta alla Svizzera. «Il buon rapporto tra Stati Uniti e Svizzera è finito» ha affermato con convinzione Tagesschau, il portale di ARD. Le tariffe elevate, si legge, stanno causando shock in tutto il Paese. La Frankfurter Allgemeine Zeitung ha parlato addirittura di una «débâcle per la Svizzera». Se questi dazi doganali dovessero essere mantenuti, «la misura frenerebbe la crescita dell'economia svizzera ad alta intensità di esportazioni».
La Svizzera era «piena di fiducia» nella sua capacità di negoziare condizioni migliori rispetto all'Unione Europea. Sempre secondo la FAZ, Karin Keller-Sutter avrebbe cercato di convincere l'amministrazione Trump adulando il vicepresidente degli Stati Uniti, J. D. Vance. Il "ministro" dell'Economia Guy Parmelin, invece, avrebbe dichiarato chiaramente il suo desiderio di distinguere la Svizzera dall'Unione Europea. Tuttavia, entrambi i tentativi di avvicinamento all'amministrazione Trump sono chiaramente falliti, ha riassunto il giornale.
La Süddeutsche Zeitung ha definito il +39% di Trump come «lo schiaffo di Washington». Anche la Süddeutsche ha fatto riferimento agli sforzi del Consiglio federale. Consiglio che «deve ora porsi una serie di domande autocritiche». E ancora: «La Svizzera dovrà ripensare la sua posizione nei confronti degli Stati Uniti».