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Il Consiglio federale continuerà a perseguire una soluzione negoziata – Partiti unanimi nelle critiche, ma divisi sulle soluzioni per affrontare la situazione – Parmelin: «È giunto il momento di serrare i ranghi» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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Trump: «Dazi alti alla Svizzera? Abbiamo un deficit di 40 miliardi»
«Il problema con la Svizzera è che abbiamo un deficit di 40 miliardi di dollari. Ieri ho parlato con la Svizzera, ma abbiamo un deficit di 40 miliardi di dollari. È un deficit enorme»: lo ha detto Donald Trump rispondendo a una domanda sul motivo di dazi così alti per Berna (39%).
19:30
19:30
Dazi USA entrano in vigore anche in Sudafrica e Lesotho
A partire da oggi, gli esportatori sudafricani verso gli Stati Uniti dovranno affrontare dazi doganali del 30% decisi dal Presidente Donald Trump. Per molti esportatori sudafricani, i dazi erano pari a zero grazie all'African Growth and Opportunity Act (AGOA).
L'introduzione delle nuove tariffe colpisce duramente i prodotti locali, in particolare nei settori dell'acciaio, dell'automobile e dei prodotti agricoli. Il primo tentativo del Sudafrica di evitare l'aumento dei dazi, presentando una proposta a maggio, è stato respinto da Washington.
Anche la seconda proposta, avanzata a giugno che includeva impegni per l'importazione di gas naturale statunitense e tecnologie per il fracking, in cambio di quote esenti da dazi per acciaio e veicoli, non è stata accettata.
Donald Trump ha invece firmato un ordine esecutivo, riducendo il dazio sulle merci provenienti dal Lesotho dal minacciato 50% al 15%. La decisione è arrivata dopo mesi di incertezza e difficoltà economiche per il Lesotho, in particolare nel settore tessile, che ha subito licenziamenti di massa a causa della cancellazione di ordini da parte di importatori statunitensi.
17:39
17:39
Al Liechtenstein dazi del 15%
Gli Stati Uniti applicheranno dazi del 15% sulle merci provenienti dal Liechtenstein. Le nuove tariffe sono significativamente più basse rispetto al 37% minacciato in precedenza, come pure rispetto al 39% imposto alla Svizzera.
«È uno sviluppo nella giusta direzione che le tariffe aggiuntive siano significativamente più basse rispetto a quelle comunicate in aprile. Ne sono lieta, anche se rimangono delle sfide», spiega Brigitte Haas, capo del governo del Principato del Liechtenstein.
In virtù dello spazio economico comune, il Liechtenstein è stato fin dall'inizio favorevole a una soluzione comune con la Svizzera e ha partecipato ai negoziati per un accordo trilaterale tra Stati Uniti, Svizzera e Liechtenstein.
Non è però stato possibile raggiungere un simile accordo con gli Stati Uniti. «Le diverse tariffe ora comunicate per il Liechtenstein e la Svizzera significano che abbiamo una nuova posizione di partenza. Analizzeremo gli effetti in dettaglio con il coinvolgimento della comunità economica e continueremo a coordinarci strettamente con la Svizzera», ha dichiarato la vice capo del governo Sabine Monauni.
Dopo l'annuncio dei dazi in aprile, il governo del Principato ha istituito una task force per affrontare le tariffe statunitensi. La task force si è riunita immediatamente questa mattina, 1° agosto 2025, per discutere della mutata situazione.
Gli Stati Uniti sono il più importante partner economico del Liechtenstein al di fuori dell'Europa. Questa partnership è cresciuta nel corso dei decenni e ha portato a scambi commerciali vivaci e a una forte presenza dell'industria del Liechtenstein negli Stati Uniti.
Le aziende del Liechtenstein impiegano circa 7.000 persone in oltre 40 Stati americani. Ciò corrisponde a un impiego ogni sette posti di lavoro del Principato. Gli investimenti diretti del Liechtenstein negli Stati Uniti ammontano a 1,4 miliardi di franchi, pari a 3,5 volte l'importo degli investimenti statunitensi nel Liechtenstein.
17:24
17:24
La Casa Bianca rimprovera inflessibilità alla Svizzera
La Casa Bianca accusa la Svizzera di inflessibilità nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti. È quanto afferma un anonimo funzionario governativo americano, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Reuters.
La Svizzera rischia dazi del 39% perché si è rifiutata di fare concessioni significative sotto forma di riduzione delle barriere commerciali con gli Stati Uniti, ha detto il funzionario governativo statunitense, secondo una notizia pubblicata dal servizio in lingua inglese della Reuters. In Svizzera, è stata la tv pubblica di lingua tedesca SRF a riportare per prima la notizia sul suo sito web.
La Svizzera, uno dei Paesi più ricchi e a più alto reddito del mondo, non può aspettarsi che gli Stati Uniti tollerino relazioni commerciali unilaterali, ha dichiarato il funzionario alla Reuters.
16:22
16:22
L'Unione sindacale esorta il Consiglio federale a trattare
Il presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS), Pierre-Yves Maillard, si dice preoccupato per l'annuncio dei dazi da parte degli Stati Uniti e invita il Consiglio federale a fare tutto il possibile per trovare una soluzione migliore.
«Questo annuncio è preoccupante per l'industria delle esportazioni e per l'occupazione in Svizzera», ha dichiarato oggi Maillard interpellato dall'agenzia Keystone-ATS. Il Consiglio federale è ora chiamato a fare tutto il possibile nei prossimi giorni per trovare una soluzione migliore per la Svizzera e deve informare le parti sociali delle sue intenzioni in modo rapido e prioritario, ha aggiunto.
L'USS si dice pronta a un dialogo tra le parti sociali e con il Consiglio federale su eventuali misure interne. «Ad esempio, si potrebbe prendere in considerazione un'ulteriore estensione del diritto all'indennità per orario ridotto a 24 mesi, in conformità con l'attuale iniziativa parlamentare lanciata dalle parti sociali dell'industria», ha dichiarato Maillard. In nessun caso, tuttavia, dovrebbero essere adottate misure unilaterali a scapito dei dipendenti.
16:09
16:09
La stampa svizzera auspica avvicinamento all'UE
Nei commenti al «martello tariffario» del presidente americano Donald Trump, la maggior parte della stampa svizzera vede una soluzione in un maggiore avvicinamento all'Unione Europea.
Le testate di Tamedia affermano che le relazioni speciali con gli USA appartengono ormai al passato. Il Blick-Online invita la destra e la sinistra a fare fronte comune.
Il commentatore di Tamedia parla di fiasco. È giunto il momento di dire addio all'idea di una relazione speciale con gli Stati Uniti. Al contrario, il presidente americano Donald Trump vuole mettere la Svizzera sotto pressione e trarne profitto. La Svizzera, messa in scena come un caso speciale, è piuttosto sola.
Quando una superpotenza fa del caos il suo principio, un piccolo Stato non ha molto spazio di manovra. Nel bene e nel male, la Svizzera dovrebbe fare i conti con la «macchina arbitraria di Washington». E orientarsi maggiormente verso partner affidabili, soprattutto Bruxelles.
La piattaforma online Watson rileva una crescente pressione sulla Svizzera. Il mondo di Trump sta mettendo a dura prova il modello di successo svizzero. Un modello che cerca di venire a patti con tutti e che in qualche modo funziona ancora. La Svizzera rischia però di cadere nel dimenticatoio.
La «Luzerner Zeitung» si chiede se la diplomazia non abbia bluffato a sufficienza. Dopo il primo colloquio della presidente Karin Keller-Sutter con Trump, si era creata l'impressione che la Svizzera fosse «piccola ma influente». Ora Trump sta dimostrando alla Svizzera quanto sia importante un mondo con regole per la risoluzione dei conflitti, come quelle negoziate dal Consiglio federale con l'UE.
L'edizione online del «Blick» ha titolato il commento con «la più grande sconfitta dopo Marignano». Servono unità politica e partner affidabili. Occorre serrare i ranghi, altrimenti gli anni delle vacche grasse sono destinati a finire. La destra deve fare i conti con il riavvicinamento all'UE, la sinistra deve rinunciare alla lotta contro gli accordi di libero scambio.
L'edizione online del quotidiano romando «Le Temps» ha osservato da parte sua che una lunga serie di argomenti economici avrebbe potuto funzionare per un altro presidente degli Stati Uniti, ma non per Trump. Dopo tutto, la Svizzera è il sesto investitore negli Stati Uniti. La politica e l'economia si sono affrettate a esprimere fiducia in una soluzione. Tuttavia, la relazione speciale si è rivelata una chimera. Non essere preparati al peggio oggi sarebbe un grave errore.
15:51
15:51
Keller-Sutter: «La Svizzera riprenderà i negoziati con gli Stati Uniti»
Donald Trump è convinto che la Svizzera «rubi» 40 miliardi di franchi agli Stati Uniti ogni anno a causa del suo deficit commerciale, ha dichiarato oggi Karin Keller-Sutter. Il Consiglio federale respinge questa posizione «assurda» e vuole rilanciare i negoziati.
I dazi doganali del 39% imposti alla Svizzera sono «una sorpresa» e una «delusione», perché l'importo negoziato con i membri del governo statunitense era molto più basso, ha dichiarato la presidente della Confederazione, intervistata dai giornalisti a margine delle celebrazioni del Primo Agosto sul praticello del Grütli (UR).
La responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha inoltre sottolineato che questo punto dei negoziati, sul quale era stato mantenuto il massimo riserbo, era stato accettato dai rappresentanti dei ministeri del Commercio e delle Finanze a stelle e strisce.
Il Consiglio federale respinge l'analisi del capo della Casa Bianca. Tenendo conto dei servizi, la bilancia commerciale tra i due Paesi è in realtà equilibrata, ha sottolineato Keller-Sutter.
La politica sangallese ha inoltre osservato che finora il presidente Trump non si era concentrato solo sulla bilancia commerciale, ma anche sulla creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti. Il fatto che ora conti solo il primo argomento è «nuovo», secondo la consigliera federale.
La Svizzera riprenderà i negoziati con gli Stati Uniti, ha aggiunto la 61.enne. Keller-Sutter riconosce che la decisione degli Stati Uniti danneggia l'economia svizzera. E commentando le richieste degli ambienti economici, sottolinea che «la sua porta è sempre aperta» per discutere di come ridurre la burocrazia o migliorare le condizioni quadro.
15:15
15:15
Delusa anche per la Camera di commercio svizzero-americana, «ma c'è cauto ottimismo» per ulteriori colloqui
La Camera di commercio svizzero-americana ha espresso il proprio disappunto per i dazi del 39% imposte ai prodotti svizzeri. Un fatto particolarmente deludente alla luce degli «sforzi intensi e costruttivi ai più alti livelli politici e diplomatici».
Il governo svizzero e il settore privato hanno «lavorato fianco a fianco per far sì che la Svizzera rimanesse una piazza economica attraente», scrive oggi in una nota la Camera di commercio. L'obiettivo era quello di garantire posti di lavoro, investimenti e la base imponibile nazionale, affrontando allo stesso tempo in modo costruttivo le preoccupazioni degli Stati Uniti in materia di commercio internazionale e investimenti.
L'aliquota tariffaria proposta dal Presidente degli Stati Uniti è particolarmente svantaggiosa per il settore industriale svizzero, soprattutto per le aziende con bassi margini di profitto. I dazi relativamente più bassi concessi ad altre economie occidentali e la forza del franco svizzero aggravano ulteriormente la sfida per gli esportatori svizzeri.
Le ragioni delle tariffe del 39% non sono ancora del tutto chiare, aggiunge la Camera di commercio svizzero-americana. La spiegazione più plausibile è il forte aumento del surplus commerciale della Svizzera con gli Stati Uniti. La Camera di commercio stima un aumento del 56% tra il 2024 e il 2023.
Ci sono tuttavia anche motivi per un «cauto ottimismo». Ieri - ricorda la Camera di commercio - l'amministrazione Trump ha infatti dichiarato di essere aperta a ulteriori colloqui.
14:19
14:19
Keller-Sutter: «La Svizzera ha sempre affrontato tempeste di vario genere»
Diverse centinaia di persone si sono riunite oggi pomeriggio sul prato del Grütli, nel canton Uri, per il momento culmine della Festa nazionale. In un quadro caratterizzato da tempo soleggiato hanno accolto con un caloroso applauso la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter.
Bisogna semplicemente alzarsi, lavorare e trovare delle soluzioni, ha affermato la 61.enne a chi le ha chiesto cosa fare, dopo una notizia sgradita come quella dei dazi del 39% imposti dall'amministrazione americana.
La Svizzera ha sempre affrontato tempeste di vario genere, ha chiosato la ministra delle finanze, che ha comunque ammesso di aver già vissuto notti più lunghe di quella di ieri. Nel suo colloquio con il presidente americano Donald Trump, Keller-Sutter ha ricordato che oggi è la festa nazionale in Svizzera: il magnate ha chiesto in che anno è stato fondato il Paese e si è mostrato impressionato dalla risposta.
14:11
14:11
Guy Parmelin: «Svizzera penalizzata, è giunto il momento di serrare i ranghi»
La Svizzera è stata «particolarmente penalizzata» nella questione dei dazi doganali, deplora venerdì il consigliere federale Guy Parmelin. Il ministro dell'economia promette che il governo tornerà molto rapidamente sul tema per capire cosa non ha funzionato e cosa vogliono esattamente gli Stati Uniti nonché il loro presidente Donald Trump, per capire se c'è un margine di manovra.
Intervistato dalla RTS a margine dei festeggiamenti del primo d'agosto il 65.enne ha riconosciuto che la situazione è «estremamente difficile». Ha sottolineato l'elevato livello delle tariffe imposte sui prodotti svizzeri, ma anche la perdita di competitività rispetto ai principali partner, ovvero l'Unione europea e il Regno Unito, che se la cavano molto meglio.
Il vodese ha tuttavia sottolineato che la Svizzera ha già attraversato numerose crisi e le ha sempre superate. «Le autorità e la popolazione hanno sempre trovato soluzioni, insieme», ha detto, aggiungendo che è giunto il momento di «serrare i ranghi».
13:54
13:54
Martin Pfister: «Delusi dai dazi, ma lavoriamo per trovare una soluzione migliore»
Il governo svizzero è molto deluso dalla decisione degli Stati Uniti in materia di dazi, ha affermato il consigliere federale Martin Pfister a margine di una celebrazione del primo agosto a Lütisburg (SG).
L'esecutivo si era impegnato a trovare una buona soluzione ed era fiducioso: il risultato deve ora essere analizzato in dettaglio, ha indicato il 62.enne. Berna e Washington rimarranno in contatto. «Stiamo ancora lavorando per trovare una soluzione migliore, affinché non si arrivi al 39%» di imposizione doganale, ha spiegato a Keystone-Ats.
Il ministro della difesa ha anche respinto la richiesta, avanzata dai Verdi, di annullare subito l'acquisto del caccia-bombardiere F-35, di fabbricazione americana. Se il progetto venisse cancellato al più tardi nel 2032 la Svizzera si troverebbe a non avere più jet da combattimento, ha argomentato il colonnello. A suo avviso il paese ha invece bisogno di difesa aerea, soprattutto di questi tempi. Mantenere il progetto è quindi importante, ha concluso.
13:51
13:51
La Federazione dell'industria orologiera: «Una minaccia per l'intera economia svizzera»
I dazi del 39% annunciati ieri dagli Stati Uniti non sono né comprensibili né giustificati e sono chiaramente una minaccia per l'intera economia svizzera, in quanto mettono a repentaglio la competitività delle aziende e dei prodotti elvetici su un importante mercato: è la reazione della Federazione dell'industria orologiera (FH) alle ultime mosse del presidente americano Donald Trump.
Dato che la Svizzera ha abolito tutti le barriere doganali sui prodotti industriali importati nel nostro paese è ingiustificato parlare di mancanza di reciprocità da parte elvetica, sostiene FH in una dichiarazione raccolta da Keystone-Ats. Se si tiene conto dei servizi, la bilancia commerciale tra i due paesi è più o meno equilibrata.
«Ci rammarichiamo che il Consiglio federale e le autorità svizzere non siano riusciti a raggiungere un accordo favorevole per l'economia elvetica. Ci aspettiamo ora che le autorità diano priorità assoluta alla questione e facciano il possibile per negoziare rapidamente una soluzione migliore», scrive FH. «Questi nuovi dazi doganali rappresentano un pesante fardello per le relazioni economiche tra i due paesi», conclude l'organizzazione.
13:33
13:33
Ignazio Cassis vuole continuare i colloqui commerciali con gli Stati Uniti
Il consigliere federale Ignazio Cassis vuole continuare i colloqui commerciali con gli Stati Uniti, anche dopo l'imposizione di dazi del 39% sulle merci provenienti dalla Svizzera. In un discorso pronunciato in occasione della Festa nazionale ha inoltre espresso rammarico per la decisione del presidente americano Donald Trump.
«Con grande dispiacere abbiamo dovuto apprendere questa notte la nuova decisione del presidente Trump», ha affermato durante il suo discorso a Gersau (SZ). «Ma non ci scoraggeremo e continueremo a lottare per un accordo nell'interesse di entrambe le parti».
Il ministro degli ha anche invitato a puntare sulla cooperazione nelle relazioni con altri paesi. «La forza della Svizzera non è mai stata la parola ad alta voce, ma la bussola silenziosa», ha detto. A suo avviso si può arrivare a risultati migliori con la correttezza e il senso delle proporzioni che sbraitando. Malgrado la difficile situazione globale negli ultimi mesi il Consiglio federale ha concluso con successo diversi accordi con importanti partner commerciali, ha ricordato il 64enne.
12:36
12:36
L'USAM chiede l'alleggerimento delle pastoie burocratiche per l'economia
Dopo l'annuncio dei dazi statunitensi contro la Svizzera, L'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) chiede un rapido chiarimento e alleggerimento delle pastoie burocratiche per l'economia.
Oltre a una riduzione dei costi, sono necessari una moratoria immediata sulla regolamentazione e un freno normativo, scrive l'USAM in un comunicato odierno. Le aziende devono essere liberate dai regolamenti amministrativi e la burocrazia deve essere ridotta. Anche le tasse e le imposte devono essere ridotte.
Occorre inoltre aggiornare la rete di accordi di libero scambio. Gli accordi firmati con l'India, gli Stati del Mercosur e la Malesia dovrebbero essere ratificati e messi in vigore rapidamente. Gli accordi esistenti, ad esempio con il Giappone e la Cina, devono essere aggiornati rapidamente.
12:34
12:34
Interpharma: «Un giorno nero per la Svizzera»
Per Interpharma, l'associazione delle imprese farmaceutiche elvetiche, quello odierno è un giorno nero per la Svizzera: i dazi del 39% imposti dagli Stati Uniti minacciano di costituire un enorme danno economico al paese.
I prodotti farmaceutici sono per il momento esentati, constata l'organizzazione in un comunicato odierno. Ma il governo americano ha anche inviato lettere ieri alle principali aziende del ramo delineando i passi che devono intraprendere per abbassare i prezzi dei medicinali, portandoli al livello tariffario più basso offerto in altre nazioni sviluppate (Most-Favoured-Nation Drug Pricing). Questo, secondo Interpharma, mette a rischio la fornitura globale di farmaci innovativi.
Indipendentemente da ciò che accadrà in futuro, la Svizzera deve concentrarsi con urgenza sul miglioramento delle proprie condizioni quadro, argomenta l'associazione. Sono necessarie riforme complete per garantire la posizione della Confederazione come centro farmaceutico e assicurare il mantenimento degli investimenti nella ricerca nonché nello sviluppo di medicinali innovativi.
11:27
11:27
L'impatto dei dazi potrebbe arrivare all'1% del PIL svizzero
L'imposizione di dazi doganali del 39% rappresenta una chiara escalation della vertenza commerciale fra Stati Uniti e Svizzera e rischia di colpire duramente l'economia elvetica: lo afferma il KOF, il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo.
Con le cosiddette tariffe reciproche del 39% sulle esportazioni di beni elvetici verso gli Stati Uniti e del 15% sull'export dall'Unione Europea (Ue), nonché una tariffa del 10% sui prodotti farmaceutici provenienti dalla Svizzera, ci si deve aspettare una riduzione significativa del prodotto interno lordo (Pil): a seconda della possibilità di diversione degli scambi e dell'orizzonte temporale si tratterebbe di una flessione compresa tra lo 0,3% e lo 0,6%. Questo costerebbe a ogni cittadino svizzero in media almeno quasi 300 franchi all'anno.
«Se anche l'industria farmaceutica fosse soggetta a dazi del 39%, ci si dovrebbe aspettare una forte contrazione del Pil, di almeno lo 0,7%, con una perdita media di reddito di circa 700 franchi per persona all'anno», aggiunge il condirettore del KOF Hans Gersbach, citato in un comunicato odierno. In uno scenario poi caratterizzato da distorsioni nelle catene di approvvigionamento e da un intensificarsi del rallentamento congiunturale mondiale si potrebbe anche superare l'1%, con un rischio di recessione.
10:47
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Swissmem: «Uno shock, Svizzera sottoposta a forti pressioni come nazione esportatrice»
Uno shock che sottopone la Svizzera a un'enorme pressione come paese esportatore: è la reazione di Swissmem, l'associazione del comparto metalmeccanico ed elettrotecnico elvetico, ai dazi del 39% annunciati dagli Stati Uniti. «È in pericolo il benessere di tutti», sostiene l'organizzazione.
«Sono esterrefatto», afferma Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, citato in un comunicato odierno. «Queste tariffe non hanno alcuna base razionale e sono arbitrarie. La decisione mette a rischio decine di migliaia di posti di lavoro nel settore». Non è però solo l'industria tecnologica a risentirne, ma anche tutti gli altri rami orientati all'export. «Insieme essi costituiscono il pilastro centrale della prosperità svizzera», viene argomentato.
Nelle ultime settimane, il Consiglio federale e l'amministrazione federale hanno fatto tutto il possibile per raggiungere un risultato positivo e sembravano aver negoziato un accordo. La Svizzera è stata però ostacolata dalla decisione erratica del presidente Donald Trump. Secondo Swissmem si deve ora continuare a trattare mantenendo la calma: sarebbe inoltre sbagliato introdurre contromisure contro gli Usa.
Per Swissmem è invece giusto e importante che la Confederazione, nel giorno della festa nazionale, rimanga unita e che le condizioni quadro vengano rapidamente e radicalmente migliorate a favore dell'industria dell'esportazione. «Dopo tutto, la Svizzera guadagna un franco su due dal commercio estero», viene fatto notare. Concretamente si tratta di migliorare l'accesso ad altri mercati, di sottoscrivere gli accodi con l'Ue, che con gli eventi odierni assumono un'importanza ancora maggiore, di allentare come previsto la legge sull'esportazione di materiale bellico e, più in generale, di evitare nuovi costi e oneri alle imprese.
09:49
09:49
Le reazioni dei partiti, per l'UDC unirsi con l'UE è «la cosa più stupida che la Svizzera potrebbe fare»
I partiti svizzeri sono unanimi nel criticare i dazi del 39% imposti dal presidente americano Donald Trump, ma sono divisi sulle soluzioni per far fronte alla situazione: c'è chi punta a rafforzamento della competitività della imprese e chi a una collaborazione più stretta con l'Unione europea.
L'UDC chiede al governo di ridurre «in modo massiccio» l'onere per l'economia. Secondo i democentristi allinearsi all'UE e alla sua «mostruosa burocrazia» sarebbe invece «la cosa più stupida che la Svizzera potrebbe fare». Il Paese dovrebbe invece proseguire sulla strada degli accordi di libero scambio. Il fatto che le tariffe statunitensi siano così alte per la Svizzera è la conseguenza «dell'atteggiamento irresponsabile e arrogante del centro-sinistra», ha indicato stamani l'UDC, interpellata da Keystone-ATS. Il partito cita il ministro della difesa Martin Pfister, che ha chiesto che solo il 10% degli armamenti provenga dagli Stati Uniti, e il co-presidente del PS Cédric Wermuth, che in qualità di alto esponente di un partito di governo ha insultato il presidente degli Stati Uniti con l'espressione «Fuck you Mr Trump». L'UDC chiede al governo di ridurre «in modo massiccio» l'onere per l'economia, con tagli alle imposte e ai regolamenti.
Il Partito socialista ritiene che l'annuncio dei dazi statunitensi dimostri ancora una volta che la Confederazione non deve isolarsi sulla scena internazionale: la cooperazione con l'Unione europea è più importante che mai, viene affermato. Secondo il consigliere nazionale Eric Nussbaumer (BL) «forse ora ci si rende davvero conto di quello che ha davvero un effetto stabilizzante sul commercio estero della Svizzera».
Il PLR parla di «una catastrofe e un attacco diretto alla prosperità» del Paese. Secondo il partito il Consiglio federale deve adottare misure «rapide e determinate» per sostenere la competitività delle aziende elvetiche e attenuare i danni economici.
Il consigliere nazionale ed ex presidente del partito di Centro Gerhard Pfister (ZG) scrive su X che l'unica opzione rimane l'impegno per una cooperazione con altri Paesi basata su valori e legittimata democraticamente. La consigliera agli Stati Andrea Gmür (Centro/LU) rivolgendosi all'UDC si chiede se non sia giunto il momento di concludere nuovi accordi con l'UE, i «partner più vicini, autentici e affidabili».
Per Lisa Mazzone, presidente dei Verdi, inginocchiarsi davanti al presidente americano sarebbe «decisamente sbagliato»: a suo avviso ora è necessaria una stretta collaborazione con l'UE. Le aziende tecnologiche statunitensi dovrebbero essere tassate e la Svizzera dovrebbe annullare l'acquisto dei velivoli F-35 dagli Stati Uniti. Mazzone ha anche chiesto di cancellare il pacchetto di risparmi federali per attutire l'impatto dei dazi.
Secondo Jürg Grossen, presidente dei Verdi Liberali e consigliere nazionale bernese, Trump sta giocando al gatto e al topo con la Svizzera. È urgente tornare al tavolo dei negoziati.
09:30
09:30
Il PLR la decisione di Trump «è una catastrofe e un attacco diretto alla nostra prosperità»
Il PLR «condanna la politica doganale di Trump e chiede misure per garantire la competitività della Svizzera».
Con la sua politica doganale, il presidente americano Donald Trump rompe con i principi di affidabilità, libero scambio e ordine mondiale basato su regole, ovvero proprio quei valori che noi liberali radicali difendiamo, si legge in una lunga nota. Il PLR condanna fermamente questa decisione. Considerando che i dazi doganali americani possono raggiungere il 39%, sono ora necessarie misure rapide e risolute per sostenere la competitività delle imprese e delle PMI svizzere e attenuare i danni economici.
La Svizzera non è ancora riuscita a raggiungere un accordo con gli Stati Uniti. Ora è minacciata da dazi doganali che possono raggiungere il 39%. Nonostante gli intensi sforzi del Consiglio federale, sotto la guida della presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, e nonostante una dichiarazione d'intenti comune tra Berna e Washington, il presidente americano Donald Trump ha fatto fallire l'accordo sulla riduzione dei dazi doganali. La decisione del presidente Trump è una catastrofe e un attacco diretto alla nostra prosperità.
«Il presidente americano agisce così contro tutti i principi difesi dai liberali radicali e dalle democrazie occidentali, ovvero l'affidabilità, il libero scambio e un ordine mondiale basato su regole. Con questo approccio, gli Stati Uniti sabotano non solo le ottime e affidabili relazioni che intrattengono da decenni con il nostro Paese, ma anche il libero scambio nel suo complesso. Considerato l'enorme debito pubblico degli Stati Uniti, il presidente americano sembra preoccupato soprattutto di risanare le casse dello Stato. Per questo Trump è disposto ad accettare effetti negativi a medio termine per l'economia americana». Il PLR condanna fermamente questa politica.
Adottare misure
Il Consiglio federale è ora chiamato a proseguire i negoziati con gli Stati Uniti e a cercare una soluzione praticabile. Allo stesso tempo, la Svizzera non deve affidarsi alle soluzioni diplomatiche, ma prepararsi al peggiore scenario possibile. Gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale della Svizzera. Dazi doganali di tale entità comporterebbero un aumento massiccio dei prezzi dei prodotti svizzeri esportati, con gravi conseguenze per le nostre imprese, i nostri posti di lavoro e i nostri salari.
«Sul piano interno, ora si tratta di porre le giuste basi. Le grandi aziende e le PMI svizzere hanno bisogno di condizioni quadro favorevoli per poter affermarsi in un contesto mondiale diventato molto difficile. Ciò include in particolare costi di produzione e di insediamento contenuti». Il PLR ha recentemente adottato un piano in nove punti per rafforzare la nostra economia («Proteggere il portafoglio della classe media, rendere lo Stato più efficiente, vivere meglio»). L'attuazione di questo programma è oggi più urgente che mai.
L'affidabilità è la nostra migliore risorsa
In un mondo in cui gli accordi internazionali non vengono più rispettati e il diritto viene sempre più sostituito dalla legge del più forte, la Svizzera ha tutto l'interesse a concentrarsi sui propri valori, in particolare sulla propria affidabilità, conclude la nota del PLR. La politica svizzera deve continuare a rafforzare questo vantaggio competitivo grazie a basi giuridiche stabili, finanze pubbliche sane e un chiaro impegno a favore di un ordine internazionale basato su regole.
09:20
09:20
Economiesuisse: «Dazi ingiustificati, la Svizzera agisca»
I dazi del 39% imposti alla Svizzera dal presidente americano Donald Trump sono ingiustificati e rappresentano un onere gravoso per l'economia elvetica: è la reazione di Economiesuisse alle novità emerse nella notte.
Le tariffe annunciate sono «enormemente più alte», soprattutto rispetto a quelle dell'UE (15%) e del Regno Unito (10%): «Ciò comporta un forte svantaggio competitivo rispetto ai paesi vicini», scrive la federazione delle aziende elvetiche in comunicato odierno. «I nuovi dazi statunitensi renderanno più costose le esportazioni svizzere, indeboliranno la competitività delle imprese e influiranno negativamente sul clima degli investimenti: rappresentano quindi un onere molto grave per le ditte esportatrici».
«Da un punto di vista economico, l'aliquota base del 39% non è giustificata», prosegue l'organizzazione. La Confederazione non ostacola l'importazione di prodotti statunitensi con tariffe o altre barriere. Inoltre la Svizzera è il sesto investitore straniero più importante negli Stati Uniti, con aziende elvetiche all'origine di circa 400.000 posti di lavoro.
«È molto deplorevole che la Svizzera non sia ancora riuscita a raggiungere un accordo per la riduzione dei dazi», si legge ancora nella nota. Con tariffe così elevate, Washington mette a rischio le buone relazioni commerciali fra le due parti.
Il Consiglio federale e la diplomazia economica sono ora chiamati a ottenere almeno una riduzione delle aliquote il più rapidamente possibile, esorta Economiesuisse. Una soluzione favorevole alla controversia tariffaria e relazioni affidabili con gli Stati Uniti, il più importante mercato di esportazione della Svizzera, sono di fondamentale importanza.
Al contempo - prosegue l'organismo - è essenziale e urgente rafforzare ulteriormente l'attrattiva della Svizzera come piazza economica: è importante evitare costantemente normative inutili e ulteriori oneri finanziari per le aziende. Le proposte di legge che potrebbero comportare un peso aggiuntivo devono quindi essere esaminate in modo critico. Allo stesso tempo dovrebbero essere adottate misure mirate per alleggerire l'onere attuale che grava sulle società.
08:45
08:45
Per Trump nuovi accordi sono ancora possibili
Nonostante abbia firmato l'ordine esecutivo con i dazi per tutto il mondo, Donald Trump si è detto ancora disponibile a trattare. In un'intervista alla NBC, il presidente americano ha assicurato che la sua porta sarà aperta a offerte convincenti: «Non significa che qualcuno non possa arrivare in quattro settimane e dire che possiamo fare un qualche accordo», ha detto.
Quanto alle possibili ricadute sui prezzi delle merci, il presidente USA non è apparso preoccupato. «L'unico prezzo che è aumentato è che arrivano centinaia di miliardi di dollari», ha spiegato.
08:36
08:36
L'aumento dei dazi doganali colpirà pesantemente le aziende esportatrici e i loro fornitori
Le tariffe doganali del 39% decise dal presidente Donald Trump si scostano nettamente dalla bozza di dichiarazione d'intenti congiunta che le parti avevano concordato, ha indicato stamani Pascal Hollenstein, responsabile della comunicazione del Dipartimento federale delle finanze (DFF), a Keystone-ATS. Tale documento era il risultato di intense discussioni tra la Svizzera e gli USA negli ultimi mesi, ha precisato il portavoce.
Secondo Hollenstein, il Consiglio federale analizzerà ora la nuova situazione e deciderà come procedere. Berna rimarrà in contatto con l'amministrazione statunitense: cercherà di trovare una soluzione con Washington che sia «compatibile sia con l'ordinamento giuridico elvetico che con gli obblighi esistenti». L'aumento dei dazi doganali colpirà pesantemente le aziende esportatrici e i loro fornitori: per preservare i posti di lavoro si ricorrerà alle compensazioni previste dal sistema del lavoro ridotto, ha spiegato l'addetto stampa.
08:04
08:04
Torna la questione del deficit commerciale
Ebbene, l'aliquota tariffaria per la Confederazione è ancora più alta di quella annunciata dal presidente americano Donald Trump in aprile: all'epoca si parlava del 31%. La decisione definitiva, come detto, è del 39%.
Trump ha imposto i dazi più alti alla Siria, mentre l'UE, il Giappone, la Corea del Sud e numerosi altri stati sono soggetti a un'aliquota del 15%. Inferiori a quelle elvetiche sono ad esempio le percentuali per Sudafrica (30%), Serbia (35%) e pure Taiwan (20%).
Per Trump, la questione principale è rappresentata dal deficit commerciale. Nel decreto, Trump definisce le conseguenze dei disavanzi fra esportazioni e importazioni «una minaccia insolita e straordinaria alla sicurezza nazionale e all'economia degli Stati Uniti». Per questo motivo in aprile aveva iniziato a imporre tariffe aggiuntive sull'import: pochi giorni dopo aveva abbassato l'aliquota tariffaria per molti paesi (Svizzera compresa) al 10% e aveva concesso un periodo di negoziazione di 90 giorni, fino al primo agosto, per presentare proposte su come compensare i deficit commerciali.
Per quanto riguarda l'elenco ora pubblicato –in cui è inclusa la Svizzera –, Trump ha scritto che «alcuni Paesi» hanno concluso un accordo commerciale o di sicurezza con gli Stati Uniti o sono in procinto di farlo. Nell'ottica di Trump i dazi stabiliti nell'ordinanza si applicheranno a tali nazioni fino a quando queste intese non saranno concluse «o fino a quando non emetterò ordini successivi che definiscano i termini di questi accordi».
Non è chiaro se la Confederazione sia tra questi.
Mercoledì, Karin Keller-Sutter aveva dichiarato che trattative possono sempre essere portati avanti. Di norma, «non è mai detta l'ultima parola», aveva affermato in quell'occasione. Oggi il Governo scrive che «la Svizzera era e rimane in contatto con i servizi competenti degli Stati Uniti. Continua a perseguire una soluzione negoziata compatibile con l'ordinamento giuridico svizzero, compresi gli impegni internazionali. Il Consiglio federale analizzerà la nuova situazione e deciderà come procedere».
07:54
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Swissmechanic chiede «chiarezza e un intervento attivo»
Swissmechanic, l’associazione delle piccole e medie imprese (PMI) dell’industria metalmeccanica svizzera, uno dei settori più toccati dai dazi americani, chiede «chiarezza e un intervento attivo»: «I dazi doganali eccessivi degli Stati Uniti mettono a rischio la piazza industriale svizzera», si legge in un nota.
«Con l'aumento unilaterale dei dazi sui prodotti industriali svizzeri, il governo statunitense lancia un chiaro segnale protezionistico». Swissmechanic mette in guardia dalle conseguenze a lungo termine per le piccole e medie imprese dell'industria svizzera. Il governo è chiamato ad agire con chiarezza e sicurezza, sfruttando con determinazione il tempo a disposizione per i negoziati con gli Stati Uniti.
Il governo svizzero continua a dialogare con gli Stati Uniti. Swissmechanic sostiene questa linea, ma chiede che entro il 7 agosto si giunga a risultati chiari. La Svizzera può infatti garantire la propria posizione industriale solo attraverso una rete globale e condizioni quadro affidabili. «Solo con una rete globale e condizioni eque la nostra industria potrà sopravvivere a lungo termine», sottolinea Nicola Tettamanti, presidente di Swissmechanic.
Capacità d’innovazione indebolita
Il nuovo dazio doganale statunitense è nettamente superiore alla media di paesi comparabili ed è difficilmente comprensibile dal punto di vista economico. Le PMI orientate all'esportazione, in particolare, si trovano ad affrontare un'improvvisa incertezza nella pianificazione. Gli adeguamenti necessari alle nuove condizioni frenano gli investimenti e indeboliscono la capacità innovativa.
Swissmechanic vede in questo sviluppo non solo un segnale economico, ma anche un segnale di politica industriale. «La decisione è chiaramente motivata da ragioni politiche e rappresenta una rottura con i principi del commercio equo. Ciò è pericoloso, non solo per l'industria svizzera, ma anche per la cooperazione a lungo termine con gli Stati Uniti».
Perdere terreno
La Svizzera non deve diventare uno dei pochi Paesi che devono lottare costantemente con svantaggi competitivi strutturali. Ora occorre una linea chiara e la volontà determinata di mantenere competitivo il mercato del lavoro a livello internazionale. «La Svizzera deve ora agire con chiarezza e sicurezza, altrimenti rischia di perdere terreno a livello internazionale», afferma Erich Sannemann, direttore di Swissmechanic.
Swissmechanic si impegnerà con determinazione per salvaguardare gli interessi dell'industria. «Solo attraverso mercati aperti, condizioni quadro affidabili e una voce politica forte è possibile evitare che l'industria svizzera venga schiacciata tra interessi geopolitici contrastanti».
07:44
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Consiglio federale «rammaricato, analizzerà la nuova situazione e deciderà come procedere»
La notizia arriva nel giorno della Festa nazionale: Donald Trump intende punire la Svizzera.
«Oggi ho avuto un colloquio con il presidente Trump prima della scadenza del termine per i dazi», ha scritto ieri sera su X Karin Keller-Sutter. «Per il presidente il deficit commerciale resta una priorità. Durante il colloquio non è stato possibile raggiungere un accordo sulla dichiarazione d'intenti negoziati tra Svizzera e Stati Uniti».
Poco fa, il tweet ufficiale del Governo: «Il Consiglio federale prende atto con grande rammarico della volontà degli Stati Uniti di imporre unilateralmente dazi doganali considerevoli sulle importazioni dalla Svizzera, nonostante i progressi compiuti nell'ambito dei colloqui bilaterali e la posizione molto costruttiva della Svizzera. I dazi doganali aggiuntivi menzionati divergono notevolmente dal progetto di dichiarazione d'intenti comune. Quest'ultimo è stato il risultato di intense discussioni tra la Svizzera e gli Stati Uniti negli ultimi mesi ed è stato approvato dal Consiglio federale il 4 luglio 2025. La Svizzera era e rimane in contatto con i servizi competenti degli Stati Uniti. Continua a perseguire una soluzione negoziata compatibile con l'ordinamento giuridico svizzero, compresi gli impegni internazionali. Il Consiglio federale analizzerà la nuova situazione e deciderà come procedere».
07:30
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Il punto alle 7
Dazi al 31%? Non proprio, anzi: Donald Trump ha modificato le percentuali di alcune tariffe rispetto all'annuncio del 2 aprile. Da oggi, e dopo il mancato raggiungimento di un accordo come annunciato da Karin Keller-Sutter, la Svizzera sarà colpita da una tariffa del 39%, più alta rispetto a quella minacciata mesi fa.
L'entrata in vigore è prevista per il 7 agosto, per lasciare alle dogane il tempo per implementare le nuove regole.
Stando al Dipartimento federale delle Finanze, il Consiglio federale ha preso atto «con grande rammarico» dei dazi aggiuntivi annunciati dagli Stati Uniti. La Svizzera, ha spiegato un portavoce del DFF, continuerà in ogni caso a perseguire una soluzione negoziata con Washington.
Il dazio aggiuntivo del 39% menzionato da Trump, si discosta «significativamente» dalla bozza di una dichiarazione d’intenti congiunta, ha dichiarato venerdì mattina Pascal Hollenstein, responsabile della comunicazione del Dipartimento federale delle finanze, in risposta a una richiesta dell’agenzia di stampa Keystone-ATS.