Mercati

Navigando verso il 2026

I principali listini azionari si avviano a una chiusura dell’anno con performance a doppia cifra percentuale, nonostante le incertezze politiche e monetarie globali – In Svizzera, malgrado le attese di crescita modesta e inflazione bassa, nel 2026 i tassi d’interesse dovrebbero rimanere stabili, il franco forte e i prezzi immobiliari in lieve aumento
Matthias Geissbühler, Chief Investment Officer di Raiffeisen Svizzera. © Keystone/Daniel Ammann
Dimitri Loringett
09.12.2025 06:00

L’anno che sta per concludersi è stato «interessante» per i mercati finanziari: l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca – e i vari momenti «dirompenti» avvenuti in seguito, Liberation Day in primis – hanno tenuto operatori e investitori sulle spine quasi senza tregua. Ma, superate le turbolenze, i mercati hanno verosimilmente capito come navigare l’incertezza e si prestano a chiudere il 2025 con performance a doppia cifra percentuale sui principali listini: da inizio anno in Svizzera il mercato allargato misurato dall’indice SPI (Swiss Performance Index) mostra un rassicurante +14% circa, in Europa l’indice paneuropeo Stoxx 600 segna un +15%, negli USA lo S&P 500 si avvicina nuovamente a un +20% per il secondo anno consecutivo e, infine, in Asia gli indici Hang Seng (Hong Kong) e Nikkei (Giappone) registrano attualmente un +30% e +25% rispettivamente.

«Eccezionale» anche il 2026?

E così lo sguardo volge al 2026: in occasione di un suo incontro coi consulenti a Lugano negli scorsi giorni, abbiamo chiesto a Matthias Geissbühler, Chief Investment Officer di Raiffeisen Svizzera, alcune considerazioni sui mercati per l’anno a venire. In particolare, riguardo agli Stati Uniti che, volenti o nolenti, «detta» l’andamento delle altre piazze. «L’eccezionalismo statunitense ha già subito notevoli crepe quest’anno e finora ciò si è manifestato soprattutto in un forte deprezzamento del dollaro», osserva Geissbühler. «Per quanto riguarda l’IA – prosegue – attualmente vediamo un elevato rischio di bolla. Alla fine di ottobre, Nvidia, il produttore di processori grafici, è stata la prima azienda a raggiungere una capitalizzazione di mercato di cinque mila miliardi di dollari. Si tratta di un valore quasi pari alla capitalizzazione di mercato complessiva delle 100 maggiori aziende dello SMI, del DAX e dell’indice MIB. Questo esempio illustra le valutazioni molto elevate dei titoli tecnologici statunitensi. Inoltre, resta da vedere come gli enormi investimenti nei centri di calcolo potranno essere convertiti in attività redditizie. Consigliamo quindi prese di beneficio sui titoli tecnologici statunitensi».

Congiuntura svizzera

Tornando alle nostre latitudini – se non altro, perché non di soli Stati Uniti si vive – al nostro interlocutore abbiamo chiesto una prospettiva sul mercato svizzero, partendo però dalla prossima decisione della Banca nazionale – giovedì questo – riguardo alla politica monetaria. Con l’inflazione in netto calo (in ottobre si è registrato uno 0%, su base annua) e la crescita in rallentamento in Svizzera (addirittura negativa nel terzo trimestre), la BNS sarà forse «costretta» a tagliare ancora il tasso di riferimento, portandolo nuovamente in territorio negativo? «Nel nostro scenario di base non prevediamo un ritorno ai tassi di interesse negativi», afferma il CIO di Raiffeisen Svizzera. «Gli attuali dati sul PIL – continua – sono distorti dagli effetti anticipatori legati ai dazi statunitensi. Nel complesso, l’economia svizzera dovrebbe crescere poco più dell’1% nel 2025 e per il 2026 prevediamo una crescita dell’1%. Con un’inflazione prevista dello 0,5% per il prossimo anno, non vi è alcuna pressione per ulteriori riduzioni del tasso di riferimento. Lo dimostrano anche le reiterate dichiarazioni del presidente Martin Schlegel, secondo cui la BNS vuole evitare il più possibile i tassi di interesse negativi».

Restando in tema di politica monetaria, la questione del franco forte è fonte di preoccupazione per gli esportatori svizzeri, alcuni dei quali (nel settore MEM, in particolare) sono pure confrontati con l’innalzamento delle tariffe doganali negli USA. La BNS, come noto, può anche intervenire sui mercati dei cambi per attenuare l’apprezzamento del franco e si presume che lo abbia fatto: tra ottobre e novembre, l’istituto diretto da Martin Schlegel ha infatti aumentato le riserve in valuta estera di 2,5 miliardi di franchi controvalore. Ancora Geissbühler: «Sul fronte delle valute, quest’anno abbiamo assistito a una marcata debolezza del dollaro statunitense. Il biglietto verde si è svalutato di oltre l’11% rispetto al franco svizzero. Un intervento più incisivo della BNS potrebbe però incidere negativamente sulle fragili relazioni commerciali con gli Stati Uniti, tanto più che in passato la Svizzera è stata accusata dal governo statunitense di manipolazione valutaria. L’euro, invece, è rimasto stabile. In termini reali, ovvero al netto delle differenze di inflazione, quest’anno il franco è addirittura diventato più conveniente rispetto alla moneta unica. Di conseguenza, finora la BNS non ha dovuto intervenire in modo massiccio. Tuttavia, se contrariamente alle nostre previsioni l’euro dovesse indebolirsi fortemente, gli interventi sul mercato delle divise tornerebbero all’ordine del giorno. Per il 2026 prevediamo una moderata rivalutazione del franco sia rispetto all’euro che al dollaro statunitense. La previsione concreta per il primo è per un tasso di cambio attorno a 0,91 e, per il secondo, a 0,78».

Tra l’altro, ci fa notare l’esperto, l’indice statunitense S&P 500, calcolato in franchi, è aumentato «solo» di poco meno del 3%, mentre le azioni svizzere ed europee hanno registrato un rendimento complessivo superiore alla media, pari a circa il 15%.

Borsa e dividendi

Il che ci porta alle considerazioni sulla Borsa svizzera e i temi d’investimento. «Con il ritorno ai tassi zero da parte della BNS – spiega Geissbühler – anche i rendimenti dei titoli di Stato sicuri e i tassi di interesse sui risparmi sono diminuiti. Al netto dell’inflazione, ai risparmiatori non rimane nulla. Chi desidera aumentare il proprio patrimonio a lungo termine non può quindi fare a meno di investire in beni reali come azioni, fondi immobiliari svizzeri o metalli preziosi. Il tema dei dividendi è interessante: il rendimento dei dividendi dello SPI è attualmente del 3%. Prevediamo inoltre che nel 2026 i dividendi continueranno ad aumentare in media. Dal punto di vista settoriale, riteniamo interessanti i settori della sanità, dei beni di consumo difensivi e delle assicurazioni».

Prezzi immobiliari i lieve crescita

E, infine, con Mattias Geissbühler guardiamo al mercato immobiliare, che in alcune aree della Svizzera mostrano segnali di bolla. «Nonostante il continuo aumento dei prezzi immobiliari nel 2025, non vediamo segnali di una bolla a livello svizzero. La domanda di spazi abitativi rimane elevata, non da ultimo a causa dell’immigrazione, mentre l’attività edilizia non riesce a tenere il passo. Questo squilibrio fa presagire un aumento costante dei prezzi. Inoltre, il mercato è sostenuto dal nuovo calo dei tassi ipotecari a seguito della riduzione del tasso di riferimento. Per il 2026 prevediamo quindi ulteriori aumenti moderati dei prezzi».