Tredicesima AVS ed età pensionabile: da Tafazzi a Gordon Gekko

Chi ha i capelli grigi probabilmente se lo ricorderà ancora. O meglio, si ricorderà una sua massima diventata celebre grazie a un programma cult della Rai, la televisione italiana, all’inizio degli anni Ottanta. «È meglio pane, burro e marmellata oggi che un tozzo di pane secco domani», diceva il «filosofo» trombettista jazz Massimo Catalano nel programma Quelli della notte. Oppure «è meglio lavorare poco e fare tante vacanze, piuttosto che lavorare tanto e fare poche vacanze». E via di aforismi con i quali era difficilissimo che il buonsenso popolare non andasse d’accordo. E che dire di quest’altra perla? «È meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente invece di una brutta, povera e stupida». Insomma, la sintesi politicamente scorrettissima e sessista della «Botte piena e moglie ubriaca». E come non essere d’accordo? E perché il detto non funziona con «il marito ubriaco»? Forse perché l’alcol non aiuta l’uomo… Ma stiamo divagando.
Facendo un paragone, neanche tanto avventato, anche le risposte degli svizzeri ai due quesiti previdenziali di domenica scorsa potrebbero essere state partorite dalla mente ironica di Catalano. Sintetizzando all’ennesima potenza e facendo la tara alla particolarità istituzionale della Confederazione Elvetica (la distinzione tra referendum, iniziativa, controprogetto diretto o indiretto), se ti chiedono nello stesso giorno «Vuoi più soldi quando andrai in pensione?» e «Vuoi lavorare un anno in più prima di andare in pensione?», la risposta è ovvia: una valanga di Sì alla prima domanda e un’altrettanta caterva di No alla seconda. Di come finanziare la rendita extra ci penseremo poi. Intanto si porta a casa un principio ancorato nella Costituzione federale che dovrà essere comunque messo in pratica entro il 1° gennaio del 2026. Dopodomani, in pratica.
Si è fatto un gran parlare di mancata solidarietà generazionale, di ipoteca sul futuro dei più giovani che saranno costretti a lavorare di più e guadagnare di meno per finanziare quei 2.450 franchi di rendita supplementare l’anno per i singoli e 3.675 franchi per i coniugi, sempre l’anno. In realtà, tornando alle domande alla Catalano, gli elettori hanno risposto in maniera molto razionale e conforme allo spirito dei tempi facendo propria una legge fondamentale della finanza: massimizzare i benefici e minimizzare i rischi. Insomma, l’investitore razionale è un essere guidato da motivazioni puramente egoistiche. Se, come detto il suo fine è massimizzare il rendimento tenendo conto del vincolo del rischio, il problema ha una soluzione matematica: noti il capitale disponibile e il periodo d’investimento, si realizza l’obiettivo nel rispetto del vincolo ripartendo le risorse in modo adeguato tra le diverse opportunità che il mercato offre. Traducendo in italiano questo enunciato e traslandolo alla situazione dell’iniziativa sulla tredicesima AVS, gli elettori che sono tutti in gran parte assoggettati all’AVS, nel senso che versano contributi proporzionati al loro reddito o che beneficiano di prestazioni previdenziali, hanno colto l’occasione al volo per far crescere la rendita futura dei loro versamenti mensili attuali. Sono diventati non si sa quanto inconsapevolmente dei Gordon Gekko. Ovviamente, nel caso dell’AVS essendo un’assicurazione sociale con prestazioni uguali per tutti, al crescere del reddito i contributi aumentano e i benefici supplementari diminuiscono o addirittura decrescono. Chi invece – ed è la maggioranza – ha redditi nella norma o inferiori alla norma e si trova in prossimità dell’età pensionabile (meno di un decennio) o è già in meritata quiescenza (questa è brutta, lo so) avrebbe fatto il Tafazzi della situazione a votare No.
Forse gli svizzeri, più che una clamorosa svolta politica a sinistra, dopo i No degli anni scorsi alla settimana di vacanza in più (per legge ne abbiamo massimo cinque e solo dopo i cinquant’anni), alle 36 ore settimanali (siamo coloro che lavorano di più al mondo, secondi solo ai giapponesi), eccetera, si sono semplicemente stancati di fare i Tafazzi. In una Europa che invecchia e che sposta sempre più in là il traguardo della pensione delle future generazioni con rendite da fame, la Svizzera va clamorosamente controcorrente. Come finanzieremo questa eccentricità europea a lungo termine? Ci penseremo, un problema alla volta.