La proposta

Il Monello sugli schermi di Locarno: i bambini «scoprono» Charlot

La sezione «Kids» del Festival, dedicata ai più piccoli, proietterà venerdì pomeriggio il capolavoro del cinema muto con cui l’attore e regista britannico rese immortale il personaggio con bastoncino e bombetta
Daniela Persico, del Comitato di selezione del Locarno Film Festival; sullo sfondo, una scena chiave del film Il modello di Charlie Chaplin
Jona Mantovan
11.08.2023 06:00

L’artista Banksy, nel documentario del 2010 Exit Through the Gift Shop, afferma come si muoia due volte: «La prima, quando si smette di respirare; e la seconda, più avanti, quando tutti ti hanno dimenticato». La citazione suggerisce che anche gli artisti più famosi possono alla fine essere dimenticati con il passare del tempo. Nonostante la loro grandezza e la loro fama. Nonostante la loro enorme popolarità. Ma succederà davvero a tutti? Anche a figure iconiche della storia del cinema, come quella di Charlot? In fin dei conti, la maschera creata dal britannico Charlie Chaplin (tra l’altro scomparso proprio in Svizzera, nel canton Vaud) è stata un simbolo universale del cinema muto, oltre ad aver rappresentato una delle figure più importanti della prima industria cinematografica.

Il vagabondo con bastoncino e bombetta, dall’aria trasognata e lo sguardo un po’ allucinato, perso in chissà quali sogni, o il lavoratore inghiottito dagli ingranaggi della gigantesca macchina mostrata nella fabbrica di Tempi Moderni, potrà mai scomparire? Secondo Daniela Persico, membro del comitato di selezione del Locarno Film Festival, qualche speranza sulla sua sopravvivenza c’è. Anche grazie all’iniziativa di Locarno Kids, la sezione dedicata ai più piccoli integrata nella rassegna, che porta su grande schermo (venerdì alle 16 nelle sale 2 e 3 del Palacinema) Il monello, classico del 1921, con una introduzione a cura dell’associazione La Lanterna Magica.

Un impatto enorme

Un tributo alle nuove generazioni per non cancellare dalla memoria collettiva opere e personaggi senza tempo. «È il primo lungometraggio di Chaplin e uno dei suoi capolavori - afferma Persico - Racconta la storia di un bambino abbandonato dalla madre e adottato da Charlot, il vagabondo. È un film che mescola commedia e dramma, umorismo e sentimento, e che mostra la grande sensibilità di Chaplin per i temi sociali». Charlie Chaplin e il suo personaggio, Charlot, hanno avuto «un impatto enorme sulla cultura popolare e sul cinema in generale», aggiunge l’esperta, che lavora nella manifestazione da dieci anni.

«Il suo stile di commedia fisica e la sua capacità di raccontare storie emotive attraverso il linguaggio del corpo hanno influenzato generazioni di artisti e cineasti. È importante che le nuove generazioni conoscano la storia del cinema e i grandi artisti che ne hanno fatto parte. E qui ci troviamo proprio di fronte a un personaggio che ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema, un interprete che merita di essere ricordato».

È la missione di Locarno Kids, in fondo. «Ogni anno scegliamo una rosa di film che siano il più possibile espressione della diversità del cinema – sottolinea la 42.enne – allo scopo di introdurre i bambini a varie forme di cinema: dal documentario all’animazione, senza dimenticare titoli che li vedono protagonisti, oltre a essere pensati per loro. Fino ai grandi film della storia della settima arte. Perché ci siamo resi conto, fin dall’inizio, che per i bimbi di oggi è sempre più difficile incontrare il cinema del passato. Sono ormai tre anni che nella programmazione di Locarno Kids riproponiamo un paio di pellicole del passato. Il titolo di quest’anno, (The Kid, appunto) è espressione di un cinema per tutti e per tutta la famiglia».

Ricorderò per sempre quel bimbo delle Filippine: non parlava bene l’italiano, ma era l’unico della classe che sapeva chi fosse il personaggio
Daniela Persico, 42 anni, membro del Comitato di selezione del Locarno Film Festival

Quasi mai riconosciuto

La proiezione sarà accompagnata dalla musica inclusa nel materiale, ma si tratta comunque di un film muto. «Ci piace l’idea di far scoprire loro, una volta entrati in sala, che quest’opera non ha bisogno di parole. Che anche i più piccoli si possono divertire, sorprendere, entusiasmare senza una frase parlata, come siamo tanto abituati oggi».

Una figura d’altri tempi, quasi mai riconosciuta dagli allievi nelle classi che a Persico è accaduto di incontrare nell’ambito di varie attività didattiche. «Ricorderò per sempre, tuttavia, quel ragazzino delle Filippine che non parlava bene italiano ma era l’unico a conoscere Charlot. E, per la prima volta, si è espresso di fronte ai suoi compagni delle elementari, descrivendolo in maniera dettagliata».

Un aneddoto che fa riflettere anche sulla capacità di raggiungere il pubblico di qualsiasi età e di qualsiasi cultura, grazie a un linguaggio universale e a una comicità fisica.

La cosa più bella

La nostra interlocutrice ricorda poi l’aspetto più bello e sorprendente del portare il genio e il talento di Charlie Chaplin su grande schermo: «Senza dubbio, sentire i bambini ridere mentre guardano il film. Molte opere contemporanee, anche le più semplici e più popolari, non fanno ridere così tanto come quelle realizzate da un maestro qual è stato Chaplin. Non so per quanto tempo sarà ricordato o quante generazioni dovranno passare prima di perdere le sue tracce, ma una cosa la sappiamo: riuscire a far ridere al cinema non è semplice. E, soprattutto, non è semplice riuscire farlo per 150 anni».

Chi è — Genio in bianco e nero del grande schermo

Decenni nell’industria
Charlie Chaplin nasce a Londra nel 1889 e diventa famoso nell’era del cinema muto grazie al suo personaggio iconico, il «vagabondo» Charlot. Chaplin ha lavorato nell’industria cinematografica per oltre 75 anni e ha diretto, prodotto, scritto e recitato in molti film di successo. Tra i suoi titoli più famosi ci sono The Kid (1921), The Gold Rush (1925), City Lights (1931) e Modern Times (1936).

L’eredità
Considerato uno dei più grandi cineasti del XX secolo, muore nella notte di Natale del 1977 in Svizzera, a Vevey, luogo nel quale risiedeva dagli anni Cinquanta. Nel corso della sua carriera ha vinto tre Oscar.

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