Il fenomeno

«Il passaggio da un comportamento ricreativo alla dipendenza è fluido»

Per capire quanto la ludopatia sia diffusa nel nostro Paese e quali siano i profili maggiormente interessati dalla patologia abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Monique Portner-Helfer, portavoce di Dipendenze Svizzera
© Shutterstock
Mattia Darni
02.11.2023 15:00

Il recente scoppio di un nuovo scandalo scommesse nel calcio italiano con l'ex agente fotografico Fabrizio Corona che ha rivelato di possedere una corposa lista contenete i nomi di alcuni giocatori coinvolti in puntate su siti illegali ha riacceso l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema della dipendenza dal gioco. Il fenomeno, è lapalissiano, non coinvolge solamente i calciatori ed è presente anche alle nostre latitudini. Per capire quanto la ludopatia sia diffusa nel nostro Paese e quali siano i profili maggiormente interessati dalla patologia abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Monique Portner-Helfer, portavoce di Dipendenze Svizzera.

Signora Portner-Helfer, cosa si intende per «ludopatia»?
«Il disturbo da gioco d’azzardo, al pari del disturbo da uso di videogiochi, è, secondo l’undicesima edizione della Classificazione internazionale delle malattie (ICD-11), una dipendenza comportamentale. Il passaggio da un comportamento ricreativo ad uno problematico se non addirittura ad una dipendenza è fluido e spesso si sviluppa sull’arco di più anni. Di recente si osserva che i videogiochi hanno sempre più degli elementi legati al gioco d’azzardo. I cosiddetti “loot box”, in particolare, rendono sempre più confuso il confine tra videogiochi e gioco d’azzardo perché il denaro speso in questi contesti permette delle vincite aleatorie. I “loot box”, inoltre, hanno un’influenza negativa considerevole sulle spese e sullo sviluppo di comportamenti di gioco problematici: circa un terzo delle persone interrogate nello studio Les jeux vidéo Free-to-Play : entre jeux vidéo et jeux de hasard et d’argent ha detto di essere stato incitato dai “loot box” ad effettuare degli acquisti».

Spesso i giocatori non si rendono conto della natura problematica dei loro comportamenti fino a quando la situazione non diventa grave

Quali sono i profili più toccati dalla patologia?
«Secondo un’inchiesta del 2021 effettuata presso le istituzioni nel quadro del progetto act-info, il 2,4% delle persone ricoverate in una delle strutture professionali svizzere che hanno partecipato allo studio soffriva di una dipendenza al gioco d’azzardo. Il dato è in crescita rispetto al 2020 quando la percentuale era dell’1,9. Gli uomini erano nettamente più colpiti dalla patologia rispetto alle donne e l’età media delle persone in trattamento nel 2021 era di poco superiore ai 37 anni. L’1’,2% delle persone ricoverate in una struttura professionale presentava invece un utilizzo problematico di Internet. Anche in questo caso si trattava principalmente di uomini e l’età media era di circa 25 anni».

Come si sviluppa questa forma di dipendenza e come prevenire il suo insorgere?
«Spesso i giocatori non si rendono conto della natura problematica dei loro comportamenti fino a quando la situazione non diventa grave e subiscono pressioni da parte della famiglia, del datore di lavoro e dei creditori. Nel caso in cui un soggetto inizi a manifestare dei comportamenti problematici legati al gioco, è importante che le persone che lo circondano reagiscano il più velocemente possibile. Il primo passo è discutere della situazione con la persona interessata dal disturbo. I casinò e gli operatori di lotterie e scommesse sono inoltre tenuti a sviluppare dei concetti di individuazione precoce e ad adottare misure adeguate (come, ad esempio, colloqui, consulenze, esclusione dal gioco). Parallelamente si impongono delle misure strutturali. Per quanto attiene alla prevenzione: i sistemi d’acquisto nei videogiochi sono problematici. Allo stesso modo problematici sono i “loot box” che fanno proprie delle caratteristiche del gioco d’azzardo e che, per questa ragione, in Belgio sono vietati. L’esempio belga dimostra come sia possibile affrontare il legame sempre più stretto tra videogiochi e gioco d’azzardo: in questo senso anche in Svizzera si dovrebbe discutere di una strategia per lottare contro il fenomeno. Un dibattito si impone infine sulla programmazione dei contenuti mediatici volti a fidelizzare gli utenti. È il caso, per esempio, quando, dopo aver fatto rapidi progressi in un videogioco e aver ricevuto numerosi commenti positivi, si progredisce più lentamente di modo che, per mantenere il livello raggiunto, si deve giocare sempre di più».

La ludopatia non ha soltanto delle conseguenze finanziarie, ma può portare anche a disequilibri fisici, psichici, nelle relazioni sociali e nella vita professionale

L’importante aumento di giochi per smartphone e tablet che implicano degli acquisti in app e di applicazioni di scommesse hanno determinato un aumento dei casi di ludopatia?
«I giochi d’azzardo online sono in effetti particolarmente problematici per diverse ragioni. In primo luogo si ha la possibilità di giocare a più giochi contemporaneamente; in secondo luogo essi sono sempre più veloci; in terzo luogo sono accessibili 24 ore su 24 e, in quarto luogo, si sottraggono quasi totalmente al controllo sociale e presentano un alto tasso di disconnessione dal denaro reale. Detto ciò, ad oggi non disponiamo di statistiche legate ad una crescita di casi di ludopatia causati dall’aumento di giochi per smartphone e tablet che implicano degli acquisti in app e da quello di applicazioni di scommesse».

Quali sono i segnali che indicano che una persona soffre di ludopatia?
«I segnali di comportamenti problematici se non addirittura di dipendenza, soprattutto per ciò che concerne il gioco d’azzardo, sono la mancanza di denaro senza una ragione apparente, le fatture non pagate, prelievi frequenti e richieste di denaro ad amici e famiglia senza che siano fornite spiegazioni convincenti riguardo al suo impiego. Anche l’agitazione, l’irritabilità o la depressione possono essere dei sintomi di ludopatia. Le persone affette da questa patologia pensano incessantemente al gioco e a come ottenere del denaro per poter giocare, mentre trascurano tutti gli altri interessi e doveri».

Le persone che soffrono di ludopatia riescono a chiedere aiuto o cercano di convincersi di non avere un problema?
«Per la maggior parte dei giocatori è un sollievo rompere il silenzio e confidarsi con una persona di fiducia. A volte capita che chi soffre di ludopatia abbia paura di rivelare la propria condizione alle persone a lui vicine perché ne teme la reazione, anche se, generalmente, questa è di sostegno. È comunque importante che chi soffre di ludopatia muova i primi passi sulla via della guarigione accanto ad una persona fidata che l’accompagni, per esempio, al primo appuntamento in un centro di consulenza».

Che conseguenze ha la ludopatia sulla vita delle persone che ne soffrono?
«La ludopatia interessa tutti gli aspetti della vita di un individuo. Essa non ha soltanto delle conseguenze finanziarie, ma può portare anche a disequilibri fisici, psichici, nelle relazioni sociali e nella vita professionale».

A chi si può rivolgere una persona che soffre di ludopatia?
«I centri di consulenza sulle dipendenze, gli psicoterapeuti e i medici, i centri di consulenza sul debito e i servizi di terapia di gruppo possono fornire assistenza. Le cliniche specializzate nelle dipendenze e le cliniche psichiatriche offrono un trattamento stazionario qualora indicato. Su Internet si trovano poi dei consigli e dei forum di mutuo-aiuto; suggerisco in particolare di visitare il sito www.sos-spielsucht.ch».

In Svizzera oggi quante persone soffrono di ludopatia?
«La ricerca fornisce un ordine di grandezza. Per esempio, uno studio del 2017 indica una prevalenza di gioco eccessivo nel 3% della popolazione svizzera. I risultati di un recente studio di eGames sul gioco d’azzardo online mostra che la percentuale di giocatori che presenta comportamenti problematici è passata dal 2,3% del 2018 al 5,2% del 2021. I giovani tra i 18 e i 29 anni sono quelli più toccati dal problema. In questa fascia d’età, infatti, il 18,8% dei giocatori presenta dei comportamenti di “rischio moderato” o di “gioco problematico”. Per quanto attiene ai videogiochi, uno studio sempre di eGames mostra che l’1,2% dei giocatori presenta dei comportamenti problematici. Nonostante queste cifre possano sembrare basse, è importante ricordare che i comportamenti legati al gioco, come l’indebitamento o i problemi a livello socio-professionale, possono avere delle conseguenze pesanti».