Pubblico&Privato

Il politico dalla mente scientifica che non ama troppo le parole vuote

Bruno Storni, consigliere nazionale dal 2019 per il PS, ora punta anche al Consiglio degli Stati – L'infanzia a Tenero, le sorgenti di Gordola e la sete di conoscenza
© Ti-Press
Gianni Righinetti
22.09.2023 06:00

Dopo Alex Farinelli e Fabio Regazzi, per Pubblico&Privato, abbiamo incontrato il consigliere nazionale del PS Bruno Storni, che tenta anche la corsa alla successione di Marina Carobbio al Consiglio degli Stati.

Con il socialista Bruno Storni l’appuntamento è poco prima dello scoccare delle 8 a casa sua, nella zona collinare di Gordola, con vista su quella parte del Piano di Magadino «rimasta più intatta», e lo dice con evidente compiacimento, confermando la sua anima ecologista, vicina al territorio, quella che ritiene «ormai la costante della mia vita, fatta di scienza e passione per il nostro verde e il nostro habitat». Il protocollo della giornata prevede la visita in quota delle sorgenti di Gordola e il nuovo sistema idrico messo a punto negli anni, dato che il tutto era ormai desueto, con strutture degradate e corrose e una situazione non propriamente igienica e conforme alle regole. Sono stati lavori lunghi, che si sono protratti dai primi anni del 2000, «ma oggi vedere tutto funzionante è una grande soddisfazione».

È tempo per un caffè, «Gianni, lo vuoi lungo o corto?». «Corto, grazie», rispondo senza esitare. Lo vedo armeggiare con la macchina del caffè. Alla ricerca del tasto e delle regolazioni. Segno che qualcosa non funziona. Si avvicina la moglie Brigitte che, conoscendolo bene, afferma «Bruno, lascia stare, ci penso io». Detto, fatto ed ecco il caffè. «Io non sono molto pratico con i fornelli, mi affido a mia moglie che ci sa fare sicuramente meglio di me». La scena, ancorché banale, è sintomatica del personaggio che stiamo incontrando, dalla mente scientifica, abituato a ragionare su questioni complesse e, forse per questo disattento rispetto alle piccole cose della nostra quotidianità. Intanto il gatto dei vicini, Frizzli, transita in zona e, sornione, fa finta di nulla concedendosi un po’ d’acqua, rigorosamente «made in sorgenti di Gordola». «La nostra acqua è pulita, buona e fresca» dice Storni come fosse pronto a recitare uno spot alla TV.

L’auto datata e il nastro adesivo

Chiusa la «parentesi caffè» si parte con la sua auto, non appariscente, piuttosto datata e per giunta tempestata dalla grandinata agostana di Locarno: «Ma va bene così, non intendo cambiarla, funziona, sarebbe uno spreco eliminarla. Certo che per passare il collaudo qualcosa andrà fatto, per ora i fari posteriori li ho aggiustati con il nastro adesivo». Si parte in direzione del bacino più a valle che serve il «paese» (che conta ormai 4.900 abitanti), da dove si ha una splendida vista sul Lago Maggiore e in parte su Locarno. Si trova in «via Cecchino, un nome un po’ sinistro, ma non saprei se è dovuto al fatto che da qui si piazzavano dei cecchini per controllare e tenere sotto tiro qualche malintenzionato». Storni è un fiume in piena, spiega nel dettaglio come funzione il sistema idrico e illustra quanto lo stesso sia innovativo, dotato pure di una turbina che genera elettricità grazie alla caduta dell’acqua nella condotta sotto pressione: «Il sistema non è complicato (ndr. anche se poi si lascia andare a descrizioni tecniche dalle quali vi risparmiamo), ma a venirci in aiuto è stata la tecnica, con la posa di sensori collegati via wireless che permettono un puntuale monitoraggio. Questo vale qui dal bacino, come pure all’entrata delle abitazioni». Concretamente permette «di registrare eventuali perdite lungo la rete, ma anche nelle abitazioni. L’acqua è un bene prezioso e noi facciamo in modo di non sprecarne neppure un po’. Gordola era un paese che soffriva della penuria d’acqua e in discussione c’era un importante potenziamento dell’acquedotto “pompando dalla falda di Tenero, ma facendo il bilancio idrico mi ero reso conto che quell’investimento non era particolarmente razionale, anzi era sovradimensionato per una ipotesi di crescita dei consumi esagerata. Da qui la decisione di cambiare strategia e pensare alla valorizzazione delle generose sorgenti a monte e ridurre gli sprechi. Oggi a Gordola consumiamo circa la metà della media cantonale, 230 litri per abitante al giorno, perdite comprese».

Il piano senza segreti

Lasciamo il bacino e iniziamo la salita, chiacchierando a briglia sciolta, con il 69.enne che racconta vita morte e miracoli della sua regione. Cresciuto a Tenero che descrive come «un comune industriale vivace e aperto con la Cartiera e le maestranze che in parte giungevano anche dal Piemonte, la lavorazione del granito iniziata per la Gottardbahn con molti scalpellini venuti da fuori, poi fioristi e albergatori d’oltre Gottardo. Storni fa un accenno al nonno pure scalpellino originariamente di Contra, luogo del quale siamo patrizi. Mentre Gordola era allora un comune prevalentemente rurale con la transumanza in Valle Verzasca».

Il lancio dei sassi tra giovani

Tra i ragazzini di Gordola e quelli di Tenero, racconta sempre Storni, non correva buon sangue «al punto che ricordo qualche lancio di sassi tra i due fronti». Anche perché capitava che le angherie erano reciproche: «Nel fiume Verzasca che fa da confine c’erano delle pozze d’acqua che d’inverno gelavano ed erano utili per giocare ad hockey. Accadeva che, nottetempo, ignoti spaccassero il ghiaccio dando adito a ripicche. Ma nessuno si è mai fatto male, ed è quanto conta». Ma da ragazzini c’era la volontà di disattendere le regole, d’altronde Storni era adolescente nell’immediato dopo 1968, e uno degli hobby era «truccare motorini, erano gli anni in cui si andava a tutta velocità senza il casco». Oggi invece c’è la bici elettrica, «frutto di una tecnologia eccezionale, un mezzo di trasporto e di svago che reputo geniale».

La ricetrasmittente innovativa

Intanto torniamo alla sua infanzia, «sono il secondo di quattro figli maschi (Pietro, Renato e Marcello), avevamo anche una sorellina, Angela, spirata da piccola. La mia è stata un’infanzia da paese d’un tempo serena e gioiosa, appena finita la scuola si giocava a calcio sul campetto, le Elementari e le Maggiori le ho frequentate a Tenero. D’estate si lavorava. Poi ho seguito un apprendistato alla Scuola d’Arti e Mestieri a Bellinzona. A 19 anni sono andato al Technicum a Losanna, la prima Scuola d’ingegneria con una sezione di elettronica in Svizzera e, terminati gli studi, mi sono trasferito a Soletta per lavorare in una ditta di telecomunicazioni, dove abbiamo sviluppato la SE20, una ricetrasmittente innovativa la prima con circuiti microelettronici. Erano gli anni 1977-1980 e quel modello è stato usato dalla Rega per anni e oggi ha trovato spazio al Museo del trasporti di Lucerna». Il fiato è un po’ affannoso, la salita si fa sentire, ma l’orgoglio dell’uomo di scienza permette di non badare troppo allo sforzo, concentrandosi sull’essenza della sua professione: «Ho una grande fortuna, sono sempre stato curioso di tecnologia e scienza, una passione che ancora oggi, che ho smesso di lavorare e insegnare, è rimasta intatta». Poi ho cambiato in una ditta che faceva componenti per calcolatori che mi offrì una parentesi professionale in Inghilterra: «Era l’epoca dei grandi licenziamenti dell’era Thatcher e ogni disoccupato era registrato con i mezzi di allora, una carta perforata con tutti i suoi dati, che permetteva di leggere in fretta la sua situazione. In seguito, sempre a Soletta ho lavorato nel settore aerospaziale su diversi satelliti dell’ESA attività che ho potuto continuare al mio rientro in Ticino quando mi misi in proprio. In tutto ho partecipato ad una ventina di progetti e missioni spaziali, lavori estremamente interessanti che esigevano grande rigore e precisione nella progettazione». Storni è stato per molti anni docente alla SUPSI ma anche all’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL): «Incarichi che oggi ho lasciato ma che mi hanno dato tanto, compreso il contatto con le nuove generazioni. I giovani padroneggiano rapidamente le nuove tecnologie e sovente ti aiutano ad utilizzarle». Ma già da piccolo aveva una mente scientifica? «Penso di sì, ma non ero un piccolo scienziato (sorride), ma un bambino come tutti i miei coetanei». Poi eccoci a un suo grande successo, che gli ricordiamo, ma che Storni, persona schiva, preferisce non esaltare: si tratta del premio Watt d’Or 2010 attribuito dall’Ufficio federale dell’energia: «Certo, mi ha fatto molto piacere, ma ho guardato avanti continuando a migliorare la gestione dell’acquedotto. Ovviamente con orgoglio».

Mia moglie Brigitte l’ho conosciuta quando lavoravo a Soletta, poi ci siamo stabiliti in Ticino, che è diventata anche la sua casa. La nostra è una vita tranquilla, direi anche modesta, non abbiamo mai avuto grandi mire e abbiamo tre figli Remo, Elena e Nicola e tre nipotini da Remo che vive in California

«Vita modesta e tranquilla»

E siamo alla famiglia, ma Storni non si dilunga troppo: «Mia moglie Brigitte l’ho conosciuta quando lavoravo a Soletta, poi ci siamo stabiliti in Ticino, che è diventata anche la sua casa. La nostra è una vita tranquilla, direi anche modesta, non abbiamo mai avuto grandi mire e abbiamo tre figli Remo, Elena e Nicola e tre nipotini da Remo che vive in California. Una o due volte l’anno ci si vede e andiamo a fare i nonni con grande piacere. È che il tempo trascorre davvero velocemente, troppo velocemente». Ha per caso qualche rimpianto? «No, sono fortunato con la mia famiglia, soddisfatto della vita professionale e di quanto faccio».

Socialista o ecologista? Duttile

Ma lei è più socialista o più ecologista? «Sarà banale, ma mi ritengo politicamente duttile sui due fronti. La mia attenzione per il territorio risale ai tempi in cui, osservavo alcune cose non propriamente virtuose ad esempio il lago inquinato non balneabile e le ramine sulle rive, la speculazione edilizia, ma sono sempre stato sensibile di fronte alle difficoltà delle persone e, ancor di più, nei confronti delle ingiustizie sociali».

I problemi dal profilo tecnico

E siamo alla doppia corsa verso Berna, la riconferma al Consiglio nazionale e il tentativo di mantenere socialista il seggio al Consiglio degli Stati: «Mi chiede se ho fatto fatica ad accettare? Dico che mi sono messo a disposizione, consapevole che al Nazionale mi trovo bene e sono soddisfatto di essere nella Commissione trasporti e telecomunicazioni che tratta di servizi e infrastrutture che di fatto interconnettono il Paese e danno un’identità comune alla variegata Svizzera, come la Posta, le ferrovie, le strade, i vari media, le reti di telecomunicazione, lavoro che potrei continuare anche agli Stati». Certo è un po’ anomalo, si dice che per avere successo in politica ci voglia una gran parlantina. Ma lei si trova più a suo agio con questioni tecniche? «Vero, non sono un oratore, con l’italiano non sono mai stato un granché e nella mia professione si parlano altre lingue, ma vedo che il mio messaggio passa e i voti arrivano». Storni, e i fatti lo dimostrano, pesca un po’ in tutti i partiti: «Questo mi rallegra, ne sono cosciente. Lavoro e mi impegno, senza essere ossessionato dall’apparire. E lo dico chiaramente: sono socialista in un partito che mi permette di affrontare i problemi con la mia testa da tecnico non sempre perfettamente allineato».

In questo articolo: