In overdose da metadone non ha fatto niente per salvarla

È la notte del 25 marzo 2021. In un appartamento di Giubiasco un 41enne del Bellinzonese (che oggi ha 45 anni) e la sua nuova fidanzata 22 enne, entrambi tossicodipedenti, vanno a letto. Si conoscono da poco, appena due settimane. Lei ha appena troncato una relazione e si è trasferita nel suo appartamento. Lui è già stato in cura col metadone, e dopo una separazione, è ripiombato nella droga, iniziando una nuova terapia metadonica. Per questo a casa ha numerosi flaconi del farmaco sostitutivo dell’eroina. «In quel periodo non ero lucido, non soltanto perché prendevo il metatodone, ma anche perché usavo farmaci e sostanze», ha detto alla presidente della Corte delle assise correzionali, la giudice Monica Sartori-Lombardi, che al termine del processo lo ha condannato a 17 mesi di detenzione sospesi per un periodo di prova di 5 anni per omissione di soccorso. La Corte lo ha infatti giudicato colpevole. Colpevole di non aver soccorso la sua fidanzata morta qualche giorno dopo per le conseguenze di un’overdose da metadone manifestatasi proprio quella notte del 25 marzo 2021.
Due storie simili
«Due storie di pesante dipendenza che si sono intrecciate». Così le ha definite la procuratrice pubblica, Anna Fumagalli. Ma anche due storie che richiamano alla mente quelle di altre due persone, un uomo e una donna, sempre del Bellinzonese e sempre collegate alla droga, venute alla luce qualche settimana fa. Con la donna molto probabilmente morta per overdose o un mix di sostanze e il fidanzato arrestato per omissione di soccorso.
Tutte quelle ore
La donna andata in overdose quella notte del 25 marzo 2021 è stata soccorsa dall’ambulanza solo il giorno dopo, solo quando il 45enne ha chiamato i soccorsi alle 17.27. E questo nonostante si fosse accorto che qualcosa non andava già alle 22.29 del giorno prima, appunto, quando l’imputato ha aperto internet e si è informato sulle overdose di metadone. Perché ha lasciato passare tutte quelle ore? È attorno a questa domanda che si è animato il processo di oggi con la difesa, rappresentata dall’avvocato d’ufficio Samuel Maffi a richiamare i problemi di droga, ma anche psichiatrici del suo assistito e l’avvocato Mattia Pontarolo in rappresentanza degli accusatori privati, i genitori della donna, a chiedere l’accusa di omicidio colposo per aver lasciato incustodite le dosi di metadone e per aver «agito in modo crudele e orribile» solo per tornaconto personale.
La chiamata tardiva
«Potevo fare di più, oggi lo so, ma quel giorno ho cercato di badare a lei. Sono molto dispiaciuto», si è difeso l’uomo, che ha ascoltato tutto l’intervento dell’avvocato Pontarolo, guardando in basso. Il patrocinatore dei genitori ha infatti messo uno di fila all’altro tutto quanto l’uomo ha fatto - o meglio, non fatto - per evitare la morte della sua fidanzata. Che ha quella notte assunto il metadone a sua insaputa. Già alle 22.29 andando su internet per cercare informazioni, secondo l’accusa, si era reso conto. Tanto che ha svestito, lavato e rivestito la donna. Forse per cercare di riprenderla. Alle 9.19 e alle 10.29 del 26 marzo torna sul web per cercare sempre le stesse informazioni. Fino a quando alle 12.26 chiama finalmente il pronto soccorso e parla con un medico, che lo esorta per tre volte a chiamare un’ambulanza. Lui però non la chiama.
Perché?, le ha chiesto la giudice. «Perché non ero lucido», la risposta. Solo alle 17.27 farà la chiamata, quando ormai era davvero troppo tardi. Nel frattempo fa però in tempo a buttare i flaconi di metadone vuoti nel sacco della spazzatura e a portarlo nel cassonetto. «L’ho gettato perché puzzava», si è difeso l’uomo che ha ammesso l’omissione di soccorso, ma ha chiesto clemenza per rifarsi una vita, per ricominciare, nonostante sia ancora in cura metadonica.
«Dal 2020 al 2024 ho passato quattro brutti anni della mia vita, ma oggi mi sono ripulito dalle altre sostanze e voglio ripartire con un nuovo e sano progetto di vita», ha rimarcato, sottolineando di non ricordarsi gli altri reati per i quali è stato sempre condannato davanti alla Corte: vari furti nei supermercati, aver rubato in correità con un’altra persona una Porsche, non pagato vari titoli di trasporto pubblico e posseduto un’arma da fuoco senza permesso.