Confine

Infermieri italiani in Svizzera? «Perché prendono 3.300 euro netti al mese»

Il presidente del sindacato degli infermieri italiano Nursing Up lancia l'ennesimo allarme: «Per quale ragione gli infermieri italiani fuggiti all’estero dovrebbero decidere di tornare in massa a lavorare nel nostro sistema sanitario?»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Online
06.03.2023 12:29

L'allarme è frequente e martellante. E viene lanciato da Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri italiano Nursing Up: «Gli infermieri italiani fuggono in Svizzera». È questo uno dei motivi che hanno spinto Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle finanze, a proporre un «premio fiscale di confine». Una proposta in costruzione, che deve essere sviluppata e concordata con tutte le parti interessate e ovviamente coerente con le risorse disponibili (ve ne avevamo parlato qui). Oggi De Palma torna a parlare, avvalorando la tesi con i risultati di un'indagine del team della divisione Engineering & Manufacturing di Hunters Group, società internazionale specializzata nella ricerca e selezione di personale altamente qualificato: sono 7 mila i numeri ufficiali degli infermieri italiani che hanno trovato lavoro all’estero e che hanno scelto autonomamente di vivere lontano dal Belpaese. E il problema più grande è sempre uno: il fattore economico.

Gli infermieri italiani hanno gli stipendi tra i più bassi in Europa. La loro retribuzione netta, secondo Hunters, si aggira intorno ai 1.400 euro al mese (1.780 secondo la Ragioneria dello Stato al netto di straordinari e premialità), che sale a circa 2.000 euro dopo molti anni in corsia e con un certo grado di specializzazione. «In Svizzera lo stipendio medio si aggira  intorno ai 3.300 euro netti al mese, anche se dobbiamo considerare che il costo della vita è decisamente molto alto». Il monito lanciato oggi non fa riferimento ai lavoratori frontalieri, ma a chi decide di trasferirsi in Svizzera, rispettivamente in Ticino (oltre a Germania, Spagna, Belgio). «Il dato più impressionante è che il 55% di loro non ha alcuna intenzione di tornare, il 30% è in attesa di un concorso per poter rientrare, ma le condizioni offerte dalle nostre aziende sanitarie, in tal senso, non sono certo allettanti, e il 15% è indeciso sul da farsi».

Migliori condizioni

La Svizzera offre inoltre contratti a tempo indeterminato, mentre in Italia si tratta solo di un lavoratore su dieci a godere di questa opportunità. Per non parlare delle condizioni di lavoro: «Quasi ogni giorno nuovi autorevoli report – scrive il presidente del sindacato degli infermieri italiano Nursing Up – corroborano le nostre denunce sulla difficile situazione della realtà infermieristica italiana, nell’ambito del desolante quadro di un sistema sanitario che non riesce a scrollarsi di dosso la nube nera che sembra averlo avvolto: lacune strutturali di vecchia data, all’interno della sanità pubblica, che da semplici crepe nelle mura, purtroppo non risolte, rischiano con il tempo di far crollare, al primo scossone, quello che è diventato un fragile castello di sabbia».

Un’indagine di Cittadinanzattiva stima che in Italia manchino, di base, circa 65 mila infermieri. Il Belpaese offre 6.2 infermieri in media ogni 1.000 abitanti, «rispetto agli oltre 8 dei nostri vicini di casa», ovvero la Svizzera. Solo nel Comasco, riferisce oggi La Provincia, mancano un'ottantina di medici e più di un centinaio di infermieri. Gli infermieri in ospedale sono 1.304 contro un organico che a pieno regime dovrebbe contarne 1.442: sono 138 in meno. «La verità è che gli ospedali faticano ad assumere nuovi specialisti e dai reparti come dagli ambulatori ci sono state molte fuoriuscite tra pensionamenti, trasferimenti in Svizzera e spostamenti verso i privati».

Insomma, l'allarme è (di nuovo) lanciato. E non riguarda più il periodo legato alla pandemia, ma è diventato ormai «strutturale».

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