Confine

Se l'Italia cerca di tenersi i lavoratori attratti dalla Svizzera

Il nuovo accordo sui frontalieri, il «premio fiscale di confine» proposto dal ministro Giorgetti, l'autonomia differenziata della Lombardia e le pressioni del sindacato degli infermieri: qualcosa si muove?
©CdT/Gabriele Putzu
Michele Montanari
27.01.2023 14:00

Frontalieri costantemente in aumento, zone di confine che cercano una soluzione per tamponare l’emorragia di manodopera e una «gara» tra Italia e Svizzera per accaparrarsi i professionisti più ambiti, su tutti infermieri e operatori del settore turistico. Dopo anni di insofferenza, tanto in Ticino quanto nelle Province di confine, qualcosa sembra destinato a smuoversi nel mondo del lavoro transfrontaliero. L’ennesimo cambio di regia a Roma racconta di un Governo trainato dal centrodestra, con due ministri leghisti in punti chiave: Giancarlo Giorgetti al Ministero dell’economia e delle finanze, Roberto Calderoli al Ministero degli affari regionali e le autonomie. Se il presidente (anch’egli leghista) della Regione Lombardia Attilio Fontana cercava interlocutori sulla sua stessa lunghezza d’onda per le questioni transfrontaliere, pare averli trovati. Lo stesso Fontana, non mascherando la frustrazione per la continua perdita di maestranze italiane, qualche mese fa parlava di «concorrenza quasi sleale» da parte della Svizzera. Concetto poi ribadito dal consigliere regionale lombardo Emanuele Monti, presidente della III Commissione Sanità e Politiche Sociali, toccato in prima persona dalla fuga di infermieri lombardi verso il Ticino.

Se le diverse proposte avanzate negli anni (come Aree di confine, dell’ex deputato leghista Matteo Bianchi) sono rimaste a prendere polvere sui banchi della Capitale, Giorgetti e Calderoli sembrano intenzionati a tutelare la manodopera italiana con misure volte (anche) al protezionismo dei lavoratori: il primo, con l’introduzione di un «premio fiscale di confine», il secondo spingendo per l’autonomia differenziata della Lombardia (di cui il frontalierato è uno dei temi principali). Una questione spinosa, quest’ultima, che sta dividendo il centrodestra e su cui probabilmente si tornerà a discutere più avanti (le Elezioni regionali in Lombardia e in Lazio sono alle porte). Sembra invece più concreta la proposta del ministro Giorgetti, in quanto rientrerebbe nel pacchetto Italia-Svizzera insieme all'accordo fiscale sui frontalieri, che potrebbe partire dal 1. gennaio del 2024.  

La proposta di Giorgetti

Il ministro Giorgetti, nel corso di un convegno sul lavoro transfrontaliero a Morbegno, in provincia di Sondrio, ha fatto sapere che il Governo sta studiando un «premio fiscale di confine» per consentire ai lavoratori e alle imprese italiane di «scegliere se lavorare in Italia o in Svizzera». Si tratta di una proposta in costruzione, che deve essere sviluppata e concordata con tutte le parti interessate e ovviamente coerente con le risorse disponibili.

Secondo il politico varesino, il premio di confine andrebbe attribuito «a quelle aziende e a quei lavoratori che nell'arco dei 20 chilometri dal confine intendono mantenere la produzione e quindi la creazione di ricchezza in Italia, altrimenti il rischio è di una concorrenza che è assolutamente insostenibile, con la conseguente desertificazione produttiva». Il premio di confine si applicherebbe senza distinzioni ai lavoratori del pubblico e del privato.

Giorgetti ha inoltre aggiunto: «L'idea, studiata dal Ministero, di creare condizioni particolari e specifiche è di fare in modo che parta contestualmente con il nuovo trattato con la Svizzera dal 1. gennaio 2024», con l’obiettivo di creare «una sorta di "premio di confine", che in buona sostanza è una forma di defiscalizzazione per i lavoratori dipendenti delle imprese di confine, per dare l'opportunità di scegliere se andare in Svizzera o lavorare in Italia». Oltre alla tutela delle aziende già attive, si mira alla formazione di giovani che lavorino nei settori più in difficoltà, come la sanità e il turismo. Ricordiamo che la Svizzera attualmente è alla ricerca di 7 mila operatori sanitari e gli stipendi più alti fanno certamente gola ai lavoratori italiani. Recentemente anche Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri italiano Nursing Up, ha lanciato l’allarme sulla situazione, parlando di «fuga di infermieri italiani in Svizzera».

Si rischia la desertificazione

I lavoratori sui territori di confine (Sondrio, Como, Varese e VCO) sono in totale 470 mila. Non è certo una novità che in queste zone esista un problema di reclutamento dei lavoratori: gli stipendi svizzeri sono più alti e dunque più attrattivi. Questa dinamica, fanno sapere fonti vicine al Ministero dell’economia e delle finanze, contattate dal CdT per avere ulteriori delucidazioni sulla proposta di Giorgetti, rischia di causare nelle zone italiane di confine una vera e propria desertificazione a causa della chiusura di molte attività produttive. Secondo il ministro Giancarlo Giorgetti, dunque, rendere gli stipendi più pesanti per chi decide di restare in Italia a lavorare può contenere l’esodo e, quindi, attenuare le difficoltà delle aziende. La proposta mira a far diventare attrattivo il lavoro in Italia, con la consapevolezza che non è solo una questione economica, ma anche culturale. Il fondo a disposizione a seguito del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri parte da 0, ma, aggiungono le nostre fonti, punta ad arrivare in proiezione nel 2034 a oltre 300 milioni di euro. Per questo motivo il ministro Giorgetti ha detto che si dovrebbe partire con un «premio di confine» per i neoassunti, da estendere in seguito a tutti i lavoratori, a partire dalle categorie più sensibili (sanità e turismo in primis), man mano che il fondo - che in prospettiva può essere integrato anche dallo Stato - potrà contare su nuove entrate.