La testimonianza

«Io, ticinese a Bruxelles, vi racconto queste ore di terrore»

L'incubo del terrorismo colpisce l'Europa: nella capitale belga due svedesi uccisi da un uomo che si autoproclama «Mujahid dello Stato Islamico», poi neutralizzato: «Il morale in città è a terra, speriamo che ora sia finita»
Christian Bruccoleri, in trasferta a Bruxelles per uno stage formativo; sullo sfondo, fiori deposti sul luogo della sparatoria mortale a Bruxelles
Jona Mantovan
17.10.2023 17:55

Ore con il fiato sospeso in Belgio. In centro a Bruxelles, due svedesi (di cui uno domiciliato in Svizzera) sono stati uccisi lunedì sera da un attentatore, autoproclamatosi Mujahid dello Stato Islamico. E l'incubo del terrore torna a soffiare sull'Europa. Anche se Abdesalem Lassoued, questo il nome dell'autore dell'attacco, è stato poi neutralizzato martedì mattina dalle forze dell'ordine. «Il morale della città è a terra, speriamo che ora sia finita», racconta Christian Bruccoleri. Il 26.enne ticinese di Chiasso, politologo di formazione, si trova in trasferta proprio nella capitale belga per uno stage formativo in qualità di esperto di politiche (policy advisor). Il giovane racconta al Corriere del Ticino l'atmosfera che si respira dopo la caccia all'uomo. «Ieri sera ero uscito a cena poco dopo le sette. Nell'esatto momento in cui è successo tutto. Ma ero completamente ignaro di questi tragici avvenimenti. Al momento di pagare il conto, ho iniziato a ricevere messaggi e telefonate. E, lì, ho capito».

Bruccoleri spiega che il quadro della situazione è arrivato dalla Svizzera. «Nel luogo in cui mi trovato non si percepiva nulla». Una sorpresa, perché mai si sarebbe immaginato il risultato della furia che si è poi abbattuta nelle vie della città. «Ho avuto paura, devo essere sincero, a percorrere il tratto per tornare a casa».

Una volta al sicuro, ecco che se ne parla tra vicini e coinquilini (il nostro interlocutore vive in una casa condivisa con altre 9 persone, ndr). «Eravamo tutti preoccupati. Certo, devo dire di essere comunque fortunato a vivere piuttosto lontano dal luogo dei fatti». Anche il giorno dopo, uscendo per andare in ufficio, quasi non si nota il trambusto che ha tenuto banco sui media di tutto il mondo: «Non ho percepito nulla di particolarmente strano. Qualche sirena in più del solito, però Bruxelles è comunque una grande città. Quindi poteva essere del tutto normale».

Penso che molti siano rimasti a lavorare da casa... anche qui, nel mio ufficio, vari colleghi sono assenti

Un ambiente sottotono

Nonostante la mattina fosse iniziata come una qualsiasi, qualcosa che non andava c'era. «Mi è sembrato di muovermi in un ambiente sottotono, scoraggiato per così dire. Per le strade, stamane, ho visto molte meno persone rispetto a quante si incontrano normalmente. Penso che molti siano rimasti a lavorare da casa... anche qui, nel mio ufficio, vari colleghi sono assenti. Per me è stato più semplice perché vivo a due minuti a piedi dall'ufficio, quindi ho raggiunto il mio posto di lavoro senza troppe remore. Posso però capire la paura di chi si deve spostare di più, o peggio ancora passare dai luoghi degli attentati». Una capitale con il morale a terra, insomma.

Dopo lo stato di emergenza e la cattura del terrorista, Bruccoleri dice di sentirsi più rassicurato. D'altronde, il suo posto di lavoro si trova nelle vicinanze del Parlamento europeo «istituzione che, in situazioni del genere, potrebbe trasformarsi facilmente in un obiettivo». E non esclude il fatto che un attentatore si sarebbe potuto presentare anche nelle vicinanze della sua abitazione. «Ma le pattuglie di polizia si vedono in giro, per le strade. Pure io l'ho notato con i miei occhi, uscendo di casa stamattina. Questo un po' mi rassicura».

Entrare nella mente di tutti è difficile. Come sapere cosa pensa chi sta camminando di fronte a te per strada... è impossibile

Una sensazione strana

«È la mia prima esperienza in un posto in cui è successo qualcosa del genere. Io stesso non so bene come reagire a tutto questo. È una sensazione davvero particolare, che faccio fatica anch'io a leggere». Il giovane riflette anche sulla possibilità che un terrorista armato possa celarsi sotto le spoglie di qualsiasi persona. «Entrare nella mente di tutti è difficile. Come sapere cosa pensa chi sta camminando di fronte a te per strada... è impossibile». 

Nonostante tutto, nonostante le notizie, i messaggi e le telefonate, Christian decide comunque di uscire di casa per raggiungere l'ufficio. «Cerco di essere sereno. Perché anche qui ci sono alcune zone della città da evitare. Qui come a Zurigo, città nella quale non mi sentirei così tanto al sicuro se dovessi trovarmi a camminare lungo la Langstrasse, perlomeno in certi orari». Come dire, Bruxelles non è particolarmente pericolosa. O perlomeno non più di quel tanto. «Ad esempio, domenica volevo passeggiare vicino al giardino botanico, anche perché sulla mappa mi sembrava una bella idea... ma non sapevo che, in realtà, quella è una delle zone più intense e pericolose. Una volta avvicinato l'ingresso, una persona ha cominciato a lanciarmi dei sassi e sono dovuto scappare».

Ho sentito molti colleghi lamentarsi del fatto che le scuole fiamminghe oggi siano chiuse, mentre quelle francofone no, sono aperte

Risposta non univoca

Bruccoleri non vuole puntare il dito contro l'amministrazione della città. O, addirittura, contro lo Stato belga. Bruxelles è una grande città e realtà del genere sono presenti ovunque, nelle metropoli di tutta Europa. Il Belgio, poi, è assimilabile alla Svizzera. Anche grazie alla multilinguismo. «Ed è proprio qui che sono rimasto colpito. Il Paese, infatti, non sta rispondendo in maniera univoca a questa emergenza. Ho sentito molti colleghi lamentarsi del fatto che le scuole fiamminghe oggi siano chiuse, mentre quelle francofone sono aperte. Il mio capo mi ha detto, stamattina, che "questa è la dimostrazione che il nostro Paese non funziona"». Per fare sempre il confronto con la Svizzera, il nostro interlocutore constata, in conclusione, che «i vari Cantoni della Confederazione potrebbero anche rispondere diversamente nei confronti di una minaccia del genere».

Correlati
In Europa torna l'incubo terrorismo
Un uomo, in pieno centro, ha aperto il fuoco uccidendo due tifosi svedesi poco dopo le 19 — Allo stadio Re Baldovino si affrontavano le nazionali di Belgio e Svezia: l'incontro è stato sospeso — Proclamato in tutto il Paese il livello di allerta 4, il livello massimo