Il personaggio

La famiglia di miniferrovieri sfoggia la «Verdina» a vapore

Luca Foletti, meccanico aeronautico, è sempre pronto a caricare di carbone la sua locomotiva (in scala ridotta) così da farla circolare lungo il tracciato di Minusio-Mappo - «Per i bambini ogni volta è come una festa»
I piccoli non vedono l’ora di partire e Nicola non smette di imitare il «ciuf ciuf» del convoglio © CdT/Chiara Zocchetti
Jona Mantovan
18.07.2025 06:00

Nicola saltella di felicità: «Ciuf ciuf», esclama in continuazione. Anche sua sorella maggiore, Melissa, non sta più nella pelle: «Verdina, prendi la Verdina», dice insistente a gran voce. Il padre - Luca Foletti, meccanico aeronautico 40.enne - sorride pazientemente. Ha appena finito di caricare il carbone necessario per far «camminare» la possente macchina: in tutto, quasi trecento chili di metallo. «Pensa, però, che questa è in scala ridotta», sottolinea indicando la sua locomotiva a vapore, un metro e mezzo di lunghezza. Da poco più di un anno, ha scoperto un passatempo piuttosto singolare. E oggi, appena può, è pronto a far montare i suoi figli letteralmente «in carrozza» così da percorrere il tracciato di Mappo, ridotto allo scartamento di 184 millimetri (o 7 pollici e un quarto). «Ogni volta è come una festa, anche per i loro coetanei».

Una montagna di ingranaggi

La motrice inizia a sbuffare e un fischio continuo accompagna l’esalazione bianca ad alta pressione che fuoriesce dal camino. Piano piano, la montagna di ingranaggi sotto la scocca color prato fa muovere le ruote lungo gli stretti binari. Agganciato al «tender» (o «carro di servizio», un’altra mezza tonnellata e che ospita il seggiolino del macchinista, una riserva di carburante e il serbatoio), un vagone blu elettrico - che si presenta come una sorta di «vasca» realizzata con assi di legno - accoglie i piccoli viaggiatori che sorridono orgogliosi.

Questo particolare mezzo esprime l’essenza della mia professione, toccando varie discipline
Luca Foletti, meccanico aeronautico e ferromodellista per passione

Dalla fisica alla logica

«Il mio impiego, a stretto contatto con i jet privati che atterrano ad Agno, lo trovo molto affascinante. E questo particolare mezzo su strada ferrata rappresenta una sorta di “espressione” di questa disciplina, che tocca in realtà varie scienze, come la fisica, per quanto riguarda il comportamento dell’acqua che si trasforma nel suo stato gassoso, oppure la logica, con la miriade di ruote dentate che contribuiscono a trasmettere il movimento ai vari assi».

E poi, ovviamente, c’è l’estetica: i dettagli delle manovelle, i gradini d’accesso alla cabina, addirittura un piccolo secchiello. «È la riproduzione di una vaporiera inglese in uso sulle linee principali fino agli anni Sessanta-Settanta per il servizio commerciale rivolto al pubblico».

Foletti fa notare che ci sono sempre dei compromessi, nonostante il principio di funzionamento del motore sia identico quello nel mondo «uno a uno».

I compromessi delle scale

«In quella reale ci sono molti più tubi che diventerebbero troppo sottili se ridotti di otto volte, come nel mio caso». L’intervistato ci tiene a evidenziare che modelli del genere sono costruiti nell’arco di anni e anni, «da un minimo di tre o cinque, fino a dieci o anche di più, mettendo insieme le minuscole componenti. Tuttavia, ho avuto l’occasione e ho quindi deciso di acquistarla da un signore che l’aveva già assemblata».

Sul valore della transazione economica non si sbilancia, anche se non è difficile immaginare di trovarsi di fronte a veri e propri «gioielli», in tutti i sensi. Il proprietario precedente, invece, è un altro membro dell’Associazione ticinese (alla fondazione, nel 1970, «locarnese») amici della ferrovia, la quale gestisce l’impianto - una realtà unica in tutta la Svizzera italiana - nel parco messo a disposizione dal Comune di Minusio.

Risucchiato dal paesaggio

«Posso trainare tranquillamente da quattro a sei vetture, cariche di adulti o bambini», riprende il nostro interlocutore.

Nel frattempo, l’orario prevede la partenza della composizione (ridotta in tutti i sensi, dato che non è un giorno di apertura delle attività come avviene il giovedì o la domenica dalle 20.30 alle 21.30). Ecco dunque che sparisce con i suoi passeggeri al ritmo inconfondibile delle soffiate, risucchiato dal panorama idilliaco di collinette e passaggi a livello, con tanto di rotaie e traversine in ferro posate su una massicciata, cabina per comandare gli scambi oltre a segnaletica varia, sempre in «formato ridotto». Il circuito, di mezzo chilometro, è stato inaugurato con le prime corse nel 2000, anche se già era in funzione altrove, nel quartiere di Locarno-Ponte Brolla, prima del cambio di sede.

Correlati