La storia

«Noi, in fuga da aeroporti e città, abbiamo trovato la pace qui, sull’alpe Arami»

Joël Schaffter e Jana Isele sono, per la seconda stagione, i «capannari» della baita sui monti sopra Gorduno: una coppia che si è formata lungo il Cammino di Santiago
Giovani ma pieni di talento e di esperienza: Jöel Schaffter e Jana Isele accolgono gli escursionisti da un paio di stagioni. © CdT/Chiara Zocchetti
Jona Mantovan
30.06.2025 06:00

Lei hostess - tedesca, della Foresta Nera - sempre in volo ovunque nel mondo per lavoro, spesso con clientela anche piuttosto esigente. Lui cuoco - locarnese, di Minusio - formato nei grandi ristoranti dei centri urbani. Fanno coppia, anche nella vita, e si sono conosciuti percorrendo il Cammino di Santiago durante la pandemia. Oggi, però, hanno voltato le spalle alla mondanità, scegliendo di gestire la capanna Arami, sopra Gorduno: «Vogliamo tornare ai valori semplici».

«Basta ricette “da ristorante”. Niente più roba sofisticata, iperlavorata. Solo sapori genuini della tradizione», esclama Joël Schaffter, 31 anni, rimestando la polenta nel paiolo di rame. L’arrosto, invece, è già sul piano di lavoro pronto per essere impiattato. D’altronde - sulla terrazza che dà su un panorama bucolico a 1.500 metri di altitudine, tra mucche nutrici al pascolo e foreste di larici -, un folto gruppo visibilmente affamato, che qui ha concluso la sua escursione, sta pregustando la delizia che sarà presto in tavola dai profumi che arrivano dalla cucina. Intanto, Jana Isele, 30 anni, ha già servito la gazzosa prodotta artigianalmente sul posto e i taglieri con gli affettati, finemente decorati dal suo compagno con inserti di fiori di campo. Entrambi, per la seconda stagione, sono i guardiani della Baita Arami, ai Monti sopra Gorduno, zona di proprietà del Patriziato.

Mia madre aveva visto l’annuncio di lavoro sul giornale: abbiamo partecipato e ci hanno scelti per la gestione
Joël Schaffter, cuoco e «capannaro» della Baita Arami, 31 anni

«Sono bravissimi capannari», esclama al Corriere del Ticino Fabio Battaglioni, presidente della fondazione che porta il nome di questi luoghi, promotrice di un investimento da un milione e mezzo per ricostruire - quasi dalle fondamenta -, il rifugio. Una somma raggiunta anche grazie al contributo di vari attori, tra cui il Cantone e la Città di Bellinzona.

«Siamo proprio fortunati ad averli qui», sottolinea il 67.enne guardandosi intorno con aria soddisfatta. La sua memoria corre al fratello Giorgio, suo predecessore, scomparso da circa un anno. Appena in tempo per veder risorgere un angolo di territorio che, senza di lui, avrebbe rischiato di finire nel dimenticatoio. «E oggi possiamo contare anche sull’associazione degli Amici dell’alpe, che danno una mano in caso ci siano piccoli lavori di manutenzione».

Un incrocio fortuito

Intanto, la coppia può concedersi qualche minuto per parlare di sé. «Ci siamo conosciuti nel 2020 sul Camino del Norte, verso Compostela appunto», esordisce Joël indicando la sua compagna: «Percorreva il tragitto in senso contrario e ci siamo incrociati a metà strada». Jana conferma sorridente: «Sì, io vedevo ogni giorno persone differenti, visto che mi muovevo “controcorrente”. Alle fine, però, ci siamo scambiati il numero e tutto è iniziato così».

Un po’ per la voglia di immergersi nella natura (lei), un po’ per spirito d’avventura (lui), ecco che scatta l’intesa. «Avevamo parlato spesso dell’idea di aprire un’attività nel settore dell’accoglienza, dato che lui è cuoco e io ho sempre lavorato nell’ospitalità», spiega ancora la giovane, formatasi in una scuola alberghiera in Germania, con esperienze in Nuova Zelanda e Australia, prima di entrare in Lufthansa.

Poi, la storia prende un’ulteriore svolta grazie a un annuncio sul giornale: «È stata mia madre ad averlo visto», dice Joël. «Abbiamo inviato la candidatura e siamo stati scelti».

Innamoratissimi del posto

Entrambi, sin dal primo sopralluogo, si innamorano del posto, che definiscono speciale e in grado di trasmettere grande tranquillità. Una situazione molto differente rispetto alla realtà frenetica in cui lavoravano in precedenza. E non nascondono la propria emozione per come stanno andando le cose. «Siamo soddisfatti».

«Disponiamo di un dormitorio con 16-18 posti letto, una camera privata per quattro persone e una casetta per due. Siamo aperti da aprile-maggio fino a ottobre-novembre, a seconda del clima», aggiunge la nostra interlocutrice. E per il resto dell’anno? «Viaggiamo», esclamano all’unisono. «L’anno scorso, ad esempio, abbiamo trascorso tre mesi in India», precisa Joël.

Una giornata da pienone

«Amo viaggiare soprattutto per scoprire nuovi sapori e culture gastronomiche, anche se qui cerco di restare fedele alla tradizione. Puntiamo molto sui prodotti locali e infatti ho compiuto ricerche approfondite sui produttori della zona, per mantenere vivo il costume ticinese di montagna. Offriamo piatti tipici, come polenta, spezzatino e arrosti».

Al cancello si sta presentando un’altra comitiva: oggi è una giornata da pienone. «È per questo che la prenotazione è obbligatoria», puntualizza la ragazza. D’altronde, basta poco. Come indicato sul sito www.baita-arami.ch, è sufficiente un messaggio al numero 079/309.37.25. Per l’affiatato duo, intanto, è ora di congedarsi per mettersi di nuovo all’opera.

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