Sport e conflitti

La Nati dovrebbe giocare in Israele tra 5 giorni

La Federazione attende una risposta dalla UEFA per il match di qualificazione agli Europei del 2024 in programma giovedì 12 ottobre a Tel Aviv
© KEYSTONE/CHRISTIAN MERZ
Red. Online
07.10.2023 12:06

C'è anche un risvolto calcistico, per la Svizzera, nella situazione «di guerra» scoppiata questa mattina in Israele. La Nati, infatti, la prossima settimana dovrebbe recarsi a Tel Aviv per la partita di qualificazione agli Europei del 2024 in programma giovedì 12 ottobre alle ore 20.45 (svizzere). «Con due vittorie contro Israele e Bielorussia, la Svizzera si qualificherebbe per la sesta fase finale consecutiva. Per questo motivo faremo di tutto per vincere entrambe le partite», dichiarava ieri Murat Yakin. Ma le cose potrebbero cambiare in fretta.

La presa di posizione dell'Associazione svizzera di Football (ASF) non si è fatta attendere: «Con grande dispiacere abbiamo preso atto della situazione in Israele e degli attacchi missilistici notturni. L'ASF è in contatto con la UEFA, Fedpol e l'Ambasciata svizzera in Israele. La decisione se la partita Israele-Svizzera avrà luogo o no, spetta alla UEFA. Come previsto, la Nati si riunirà lunedì a Zurigo (un allenamento pubblico è in previsione alle 17.30 presso il GC/Campus di Niederhasli, ndr.). Seguiranno aggiornamenti sull'ulteriore programma».

Ovviamente, si tratta di una situazione che passa in secondo piano rispetto a quello che sta succedendo in queste ore. Ma che non può essere ignorata. La Federcalcio svizzera è ovviamente in allerta. E attende una decisione dalla UEFA. Il volo per Israele è in agenda martedì.

Il precedente

Nella notte fra il 5 e il 6 agosto 2022 Israele e il gruppo radicale palestinese Jihad Islamico nella Striscia di Gaza avevano dato vita a uno scambio di fuoco particolarmente acceso e violento. Anche in quell'occasione, il Lugano aveva in previsione la sfida di ritorno del preliminare di Conference League contro l'Hapoel Be’er Sheva, l’11 agosto al Turner Stadium, a Be’er Sheva.

L'alternativa prospettatasi era lo spostamento della partita a nord del Paese, fuori dalla portata dei missili. Ma erano state avanzate pure le ipotesi di un’inversione dei campi (con una seconda partita a Cornaredo) o uno neutro altrove. L’FC Lugano aveva chiesto il cambiamento della sede, un campo neutro fuori dai confini israeliani o che la gara di ritorno si svolgesse a Lugano a porte chiuse.

La mattina del 9 agosto la Direzione della F.C. Lugano SA comunicava che non era ancora chiaro dove la squadra di Mattia Croci-Torti avrebbe disputato l’incontro di ritorno del terzo turno preliminare di UEFA Europa Conference League contro l’Hapoel Beer-Sheva. L’UEFA aveva deciso che la partita avrebbe dovuto essere disputata a Netanya o a Haifa. L’incertezza era dovuta al fatto che l’Hapoel Beer-Sheva e/o la federazione israeliana non aveva ancora comunicato all'UEFA quale di questi due campi fosse stato scelto, nonostante avessero ricevuto un termine (disatteso) dall’istanza con sede a Nyon.

Quindi, nel primo pomeriggio del 9 agosto era arrivata la decisione: il Lugano sarebbe dovuto partire per Israele. La UEFA aveva deciso che il match (poi conclusosi con l'eliminazione del Lugano per mano degli israeliani) si sarebbe giocato non a Be’er Sheva, città prossima alla zona di conflitto, bensì a Netanya, città a una trentina di chilometri da Tel Aviv. «UEFA, federazione di calcio israeliana e autorità politiche coinvolte hanno fornito tutte le rassicurazioni del caso in termini di sicurezza», annunciava il club bianconero.

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