Economia

La Norvegia al Ticino: «Ridateci i nostri ricchi»

Il fisco norvegese non è contento per la fuga di paperoni nel nostro Cantone: quest'anno sono raddoppiati
© Jorge Mantilla/NurPhoto
Davide Illarietti
17.12.2023 10:00

Gli ultimi sono una coppia di giovani sposi, arrivati a Collina d’oro a maggio dopo le nozze a Venezia. Phoebe Hveem, 28 anni, è un’influencer con 13mila follower e una «dote» di 225 milioni dal padre Paal Heveem. Assieme allo sposo Peder Lier (35 anni, 4,5 milioni) ha preso casa nell’ex sanatorio di Agra.

Sono in buona compagnia. Il resort di lusso della famiglia Tarchini è il punto di approdo di tanti super-ricchi che si trasferiscono in Ticino: l’anno prima era stato scelto già da Kjell Inge Røkke, magnate norvegese della pesca e dell’energia (4,5 miliardi) che affittando una suite aveva ricevuto il permesso B e l’accesso all’imposizione forfettaria.

L’esodo dei multi-milionari dalla Norvegia verso la Svizzera, e in particolare il Ticino, non si è arrestato con le minacce di contro-misure da parte del governo di Oslo. Nei mesi scorsi sempre a Lugano sono arrivati anche Jorgen Dahl, imprenditore nel settore degli allarmi di sicurezza (1 miliardo) e Ninja Tollefsen, che prima di trasferirsi ha ereditato un impero immobiliare dal padre Ivar: 160mila unità abitative sparse per l’Europa, in pratica una città di medie dimensioni. Con un patrimonio stimato di 2,5 miliardi di franchi, è la donna più ricca del Ticino secondo la classifica annuale di Bilanz pubblicata a inizio dicembre.

Una fuga senza precedenti

Numeri che non fanno piacere nel paese d’origine. Almeno non alle autorità fiscali, confrontate con un calo di sostanza imponibile che è iniziato - non a caso - con l’introduzione di una nuova tassa nel 2021. Da allora le partenze di contribuenti facoltosi sono quadruplicate: nel 2023 verso la Svizzera sono state 14 (a fine novembre), l’anno scorso 34 e appena 4 prima dell’introduzione dell’imposta sulla sostanza, secondo i dati forniti dal Ministero delle Finanze norvegese. A snocciolare le cifre dal suo ufficio a Oslo è Erlend Grimstad, segretario di Stato che segue il dossier «svizzero» da vicino: della lista dei 400 norvegesi più facoltosi (con un patrimonio di oltre 100 milioni di corone) sono 75 quelli scappati all’estero negli ultimi due anni, e di questi 44 vivono nella Confederazione. «Le motivazioni dietro alle partenze possono essere molteplici, ma la prospettiva di una tassazione inferiore ha certamente un peso» osserva.

Erlend Grimstad, segretario del ministero delle Finanze norvegese
Erlend Grimstad, segretario del ministero delle Finanze norvegese

In una lunga carriera da avvocato d’affari Grimstad è stato consigliere politico e segretario di quattro governi compreso l’attuale, a guida socialista, in carica dal 2021. Ma non ha mai visto un simile esodo prima d’ora. «L’intento del nostro governo era ed è rendere il sistema delle imposte più equo socialmente e geograficamente» spiega il 57.enne. «La tassa sulla sostanza ha un ruolo importante nel rendere il sistema più redistributivo di quanto fosse prima, quando erano tassati solo redditi e profitti».

«Non siamo un inferno fiscale»

Gli effetti non erano del tutto imprevedibili. Il ministro delle finanze norvegese Slagsvold Vedum, soprannominato «Spaventapasseri» durante un reality-show televisivo pre-elettorale, non ci sta a passare per «spaventa-ricchi» e il suo segretario tiene a precisare che il paese scandinavo non è un «inferno» fiscale. Le imposte sulle società ammontano al 22 per cento, sotto la media OECD (in Ticino sono al 19,8 per cento) e quelle sui dividendi al 37 per cento «ma esistono corpose deduzioni» precisa Grimstad. «Inoltre le tasse sui capitali sono relativamente basse così come quelle sulle proprietà immobiliari, e non abbiamo tasse sulle successioni».

L’imposta sulla sostanza, è vero, «è applicata da pochi paesi» ma interesserebbe solo il 15 per cento dei contribuenti. Nel complesso, il fuggi-fuggi di questi ultimi «non ha avuto un impatto negativo sugli investimenti e sui livelli di occupazione» sottolinea Grimstad. «Il nostro mercato finanziario funziona bene e le nuove tasse permetteranno di realizzare importanti investimenti».

La tassa sulle partenze

Eppure la fuga dei ricchi - è un dato di fatto - è stata anche una fuga di sostanza, quindi di imposte. Delle stime sull’impatto sulle casse pubbliche non sono disponibili, ma una «potenziale perdita» fa parte delle «tante incertezze legate al bilancio complessivo sulla nuova tassa» che verrà presto stilato. «È chiaro che non siamo indifferenti a questo sviluppo e accoglieremmo volentieri indietro gli individui che si sono trasferiti in Ticino» conclude Grimstad. «Non abbiamo niente contro il successo e l’iniziativa privata, ma pensiamo che questi siano possibili proprio grazie a un modello sociale basato sul welfare e su alti livelli di istruzione».

Finora, la stampa scandinava non ha ancora parlato di «rientri». I paperoni norvegesi si trovano bene a sud delle Alpi, evidentemente: nel 2023 sono saliti a otto quelli residenti nel Luganese. L’anno scorso erano quattro: nella classifica dei cantoni preferiti il Ticino era secondo a pari merito con Zugo (quattro residenti), dietro Lucerna (sette) e davanti a Ginevra (due) e Zurigo (uno). Ma il luogo effettivo di residenza non ha molta rilevanza per il fisco norvegese: per «sottrarsi» all’imposta sulla sostanza i contribuenti devono dimostrare di non risiedere più di sessanta giorni l’anno in Norvegia, sottolinea il giornalista Hans Jordheim del quotidiano economico E24. «La legge non dice nulla in merito a dove essi risiedano nel resto del tempo». Per porre un freno all’effetto-Collina d’oro a Oslo si è ventilata anche l’introduzione di un’imposta sulle partenze. «Finora la discussione si è fermata alle ipotesi, avanzate da partiti minoritari in Parlamento» sottolinea Hans Jordheim, giornalista del quotidiano economico E24. «Non sembra un’eventualità concreta nel prossimo futuro».

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