«L'impatto turistico di 7 milioni verrà moltiplicato»

«Cara Fortezza, scusa il ritardo» titolavamo quasi dodici mesi fa, il 23 febbraio 2024. Sono oramai trascorsi quattro anni dal primo credito per il rilancio da 23-25 milioni di franchi dei castelli di Bellinzona, ma finora come per altri progetti strategici concretamente si è mosso poco o nulla. All’inizio dello scorso ottobre il messaggio è finalmente arrivato sulla scrivania del Consiglio di Stato, chiamato a definire la quota parte (a meno di sorprese, coprirà la metà delle spese) e a sottoporre il credito al Gran Consiglio. Lo stesso dovrà fare il Municipio (per l’altra metà) con il Legislativo. Esecutivo che martedì sera ha risposto all’interpellanza inoltrata - a nome del gruppo PLR - da Patrick Rusconi, Andrea Cereda e Tiziano Zanetti. Ebbene, il consesso è sempre «in attesa di un riscontro da parte del Cantone (...). In base alla risposta sarà possibile pianificare l’iter politico e definire la tempistica della fase esecutiva. Essa necessita in ogni caso di 6-8 mesi di preparazione e circa 4 anni di esecuzione».
Visitare e (pure) soggiornare
Bisogna dunque ancora pazientare. Il 2025, insomma, sarà per certi versi un altro anno interlocutorio. Decisivo, forse, qualora arrivasse il via libera dei due legislativi, ma non ancora determinante al 100%. Il vero lavoro comincerà dopo. «L’obiettivo del Municipio e del progetto di valorizzazione è quello di creare un’offerta turistico-culturale strutturata e attrattiva, che possa spingere il visitatore ad estendere la durata della visita e quindi del soggiorno a Bellinzona», si puntualizza. Parallelamente si mira a far «percepire la Fortezza nella sua interezza ed estendere quindi il raggio di interesse dei turisti e visitatori dal fiume Ticino (Torretta) al Sasso Corbaro». Della «rinascita» del patrimonio UNESCO dovrà beneficiare la Turrita in senso lato. Ea questo proposito, annota il Municipio, c’è chi ha acceso i riflettori sulla capitale. L’interesse di investitori per realizzare delle strutture ricettive è «già concretamente presente attualmente. Agli stessi è in ogni caso nota la nostra volontà di sviluppare questo progetto strategico».
«Serve un sostegno corale»
L’attenzione, in modo inevitabile, si sposta poi sulle ricadute economiche attese alla luce della valorizzazione della Fortezza. Sulla base degli studi commissionati dal Dipartimento delle finanze e dell’economia, risalenti ad una decina di anni fa, il valore della domanda turistica generata dai castelli era pari a 7 milioni. L’obiettivo, in prospettiva, è di «moltiplicare questo impatto sia per Bellinzona che per l’intero Cantone. Questo sia attraverso un rinnovamento dell’offerta turistico-culturale volta ad incrementare la durata media della visita e stimolare il pernottamento, sia immettendo sul ‘mercato turistico ticinese’ un’offerta parzialmente indoor e altamente attrattiva». Così facendo, inoltre, si andrebbe verso l’auspicata destagionalizzazione e verso «l’importante flusso di turisti interessati» al patrimonio dell’umanità: «Questi obiettivi vanno costruiti e raggiunti con il sostegno della Città, del Cantone e delle altre regioni e città» ticinesi.
Quel sì quasi unanime
Con voto quasi unanime (43 sì e 3 astenuti) i consiglieri comunali il 9 marzo 2021 accolsero il credito di 1,82 milioni di franchi per la progettazione degli interventi volti alla valorizzazione dei tre manieri e della Murata. «È un passaggio a suo modo storico per la nostra piccola realtà», affermò il sindaco Mario Branda, aggiungendo che l’UNESCO non è solo un marchio nobilitante ma anche un compito di responsabilità che la Città vuole assolvere insieme agli altri attori coinvolti (Cantone ed OTR in modo particolare). Sono trascorsi quasi quattro anni dal sostegno pressoché corale del Legislativo turrito. Allora stavamo uscendo dalla pandemia da coronavirus. Poi ecco il conflitto in Ucraina e quello in Medio Oriente nonché le misure di riequilibrio finanziario del Cantone e l’accentuazione della revisione della spesa della Città. Che hanno, giocoforza, rivisto un po’ le priorità. Secondo quanto preannunciato a suo tempo Castelgrande, Montebello (che sarà oggetto di un restauro parziale) e Sasso Corbaro avranno una propria identità, chiara e riconoscibile, e la storia medievale si intreccerà con le nuove tecnologie per avvicinare un pubblico di tutte le età. Il messaggio dovrà essere approvato sia dal Legislativo della capitale sia dal Parlamento.