Lo scontrino della discordia e il «sequestro» al ristorante

«Sequestrata al ristorante per un contorno». Così, l'estate scorsa, titolava il portale Qui Como. L'episodio, da noi riportato, si era consumato a Dongo, in un ristorante. Riassumendo: al momento del conto, un'incomprensione sul conto da pagare (di mezzo c'erano alcuni contorni) aveva scatenato il caos. Di qui il citato «sequestro». Barbara, la protagonista dell'episodio, era stata «letteralmente placcata dal proprietario» secondo quanto dichiarato. Proprietario che aveva chiuso il grande cancello elettrico, fra l'altro dividendo suo malgrado Barbara dalla figlia, rimasta dall'altra parte. «Per poco non mi ha picchiato. Ho dovuto chiamare i Carabinieri».
«Dire che è stata sequestrata è un'esagerazione» aveva poi spiegato il ristoratore. «Aveva chiamato i Carabinieri, ma poi voleva andarsene. Le ho detto che doveva restare fino al loro arrivo visto che li aveva chiamati lei. Comunque la signora, che da quanto mi riferiscono ha lasciato una pessima recensione anche a un altro locale di Dongo, voleva andarsene senza pagare tutto il conto, non solo il contorno di verdure che riteneva essere stato aggiunto al conto senza che lei lo avesse mai ordinato. Ho ricevuto da lei pesantissimi insulti, ci sono clienti che hanno visto tutto e possono confermarlo, anche perché anche alcuni di loro sono stati insultati dalla donna».
A un anno di distanza, circa, Barbara ha contattato diverse redazioni. Fornendo una nuova testimonianza: «Lo scorso anno – ha scritto – sono andata in vacanza a Dongo». Dove le è capitato di avere discussioni non con uno ma, addirittura, «con due ristoratori». I motivi? «Un locale non aveva il listino dei prezzi» ha riferito sempre Barbara, mentre nell'altro, «avendo io chiesto un misto di contorni come si usa a Milano e vedendomene attribuire due nel conto» si è rifiutata di pagare. Un gesto, ha ammesso, «certamente impulsivo» ma non tale da indurre il ristoratore a rinchiuderla nel ristorante, «con mia figlia quattordicenne rimasta fuori dal grosso cancello elettrico e l'altra entrata bloccata dal ristoratore e dalla sua famiglia». «Sono rimasta sinceramente scioccata dopo avere ricevuto pesanti insulti ed essere rimasta rinchiusa mezz'ora fino all'arrivo dei Carabinieri. Ho deciso quindi di rivolgermi ad alcune testate per denunciare l'accaduto e sporgere denuncia. Del caso si è occupato anche Mi manda Rai Tre».
Fin qui, se vogliamo, il riassunto della serata secondo la ricostruzione di Barbara. «Vengo ora a sapere che il procedimento è stato archiviato» ha aggiunto Barbara. «Ho letto gli atti e ci sono cose che fanno rabbrividire». La figlia quattordicenne, «da tutti conosciuta come una ragazza intelligente e a modo», avrebbe fatto ricorso a insulti e parolacce, piuttosto pesanti, «manco fosse una delle peggiori abitanti dei peggiori quartieri popolari». Di più: «Altri testimoni hanno detto che il cancello non sarebbe stato chiuso, io e mia figlia saremmo rimaste una dentro e l'altra fuori a insultare persone per il puro gusto di farlo. In compenso, nessuna delle due, nonostante la pesantezza delle affermazioni, è stata ascoltata. Per di più ho girato due video, uno dei quali mostra un atteggiamento del tutto tranquillo in cui riprendo gente che mi derideva, e un altro nel quale si vede chiaramente che il cancello viene aperto elettricamente».
Barbara, «considerando il trauma subito», ha spiegato che difficilmente tornerà a Dongo, dove comunque ha avuto anche esperienze positive «come le mie foto e recensioni possono testimoniare». Il titolare del locale, in ogni caso, ha sporto a sua volta una querela per diffamazione: «Mi chiedo se si possa diffamare una persona perché si rivolge alla stampa per denunciare un fatto e perché pubblica recensioni negative su un locale» ha concluso Barbara, aggiungendo una nota colorita riguardo al locale della discordia. Reo, fra le altre cose, di fare «la carbonara con la panna» e di servire «fagiolini surgelati». «Io, però, sono pronta a confrontarmi serenamente con il proprietario e ad avere, stavolta, la possibilità di chiarire come sono andati i fatti». Come si suol dire, affaire à suivre.